Nuove manifestazioni di protesta ed assemblee in fabbrica organizzate dei lavoratori dell’indotto ILVA di Taranto. Continua la mobilitazione, e va segnalato che se il numero dei partecipanti rispetto al giorno prima è diminuito . Qualche decina di lavoratori ha effettuato prima un sit in di fronte alla portineria d’ingresso delle imprese ed alla direzione dello stabilimento siderurgico dell’ILVA e successivamente si sono radunati in corteo per raggiungere a piedi la città di Taranto.
I lavoratori dopo aver attraversato la statale Appia (meglio noto come la Taranto-Bari) e l’adiacente sfortunato quartiere dei Tamburi si sono diretti nella città vecchia, dove hanno organizzato un presidio davanti al Palazzo del Comune di Taranto.
Una delegazione pacifica di operai e sindacalisti ha occupato simbolicamente l’aula consiliare del Comune. Nel frattempo il sindaco Ippazio Stefano, che sta cavalcando la protesta (quasi come se lui non abbia alcuna responsabilità…) , dopo aver spedito la solite inutile letterina a Palazzo Chigi, ha cercato di entrare in contatto telefonico con Graziano Delrio il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per esporre ancora una volta la sofferenza degli operai e delle imprese che rischiano di perdere i crediti sinora maturati e vantati con l’ ILVA, che sarebbero riferiti alle fatture emesse negli ultimi 6 mesi .
L’obiettivo dei sindacati metalmeccanici è quello di accendere i riflettori sulla vertenza delle aziende dell’ indotto (dopo l’inutile missione romana della Confindustria Taranto a Roma ) che teme di veder svanire i crediti maturati nei confronti dell’ ILVA a seguito della procedura di amministrazione straordinaria.
I lavoratori alle dipendenze delle 250 aziende dell’ indotto, coinvolti nella situazione sono circa 3mila, non hanno fiducia nelle rassicurazioni sinora ricevute dal governo Renzi.
Il prefetto di Taranto, Umberto Guidato ha promesso che si farà portavoce presso il governo delle istanze dei lavoratori, mentre il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano ha inviato (ancora una volta !) una lettera al premier Renzi per dare delle garanzie per un settore ormai al limite del crack economico-finanziario, sostenendo che in città potrebbe “esplodere la rabbia sociale”.
I rappresentanti dei sindacati intendono coinvolgere anche il presidente della Provincia Martino Tamburrano. Che cosa potrebbe fare anch’egli più di quello che è stato sinora fatto, è curioso saperlo.