ROMA – ArcelorMittal a seguito del ricorso delle amministrazioni pugliesi al Tar contro l’AIA, l’ Autorizzazione Integrata Ambientale, considerato che il governatore Michele Emiliano non sembra intenzionato a desistere nella sua battaglia politica, ha deciso (giustamente secondo noi) di tutelarsi chiedendo che nel contratto di aggiudicazione dell’Ilva vengano inserite delle nuove ed ulteriori condizioni contrattuali
Si tratta di “ulteriori condizioni sospensive e di nuove condizioni risolutive” come scrive oggi il quotidiano ligure il Secolo XIX sulla base di documenti che dichiara di possedere. Una fonte informata sul dossier dice: “Le condizioni sospensive sono a tutela degli investimenti che Mittal deve fare (compreso l’affitto e l’acquisto degli stabilimenti di Genova, Taranto e Novi Ligure), quelle risolutive attengono alla possibilità di risolvere il contratto di aggiudicazione, visto che se il Tar accogliesse il ricorso l’Aia verrebbero meno“.
La pronuncia del Tar è attesa per il prossimo 9 gennaio e nonostante il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, finga di voler tenere aperto il dialogo col ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, nello stesso tempo Emiliano il mentore e “manovratore” politico del neo-sindaco tarantino non ha ritirato il ricorso e tantomeno “finora – aggiunge la fonte – nemmeno la sospensiva“. Conseguentemente la decisione del Tar è quindi destinata ad influenzare comunque il processo di vendita in atto.
Sulle dichiarazioni del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che, per superare il problema-ricatto del ricorso al Tar sul piano ambientale, chiede garanzie da fissare “nella forma dell’accordo di programma, alla stregua di quanto realizzato a Genova in passato” il segretario Fiom-CGIL di Genova Bruno Manganaro ha commentato: “Credo che si utilizzi la stessa parola per dire cose diverse: l’accordo di programma per Genova prevede concessioni demaniali, fa parte di una legge dello Stato che è la Finanziaria, c’è uno «scambio» tra lavoro e ambiente e hanno firmato in tanti. Per quanto riguarda la Puglia, Taranto deve decidere prima di tutto se vuole lo stabilimento, se vuole quel lavoro: perché se la scelta è un’altra, bisogna dirlo e credo che Genova in tal caso debba percorrere un’altra strada“.
Manganaro, segretario Fiom Genova aggiunge: “Lottiamo per difendere l’Accordo di programma su Genova, con Taranto che ci alimenta. Ma se Taranto dovesse chiudere, Genova deve difendere i suoi posti di lavoro e può andare avanti da sola» . Lo stabilimento di Cornigliano lavora i coils prodotti da Taranto, ma potrebbe mettersi “a servizio” anche di altre vicine acciaierie, come ad esempio quelle francesi di Mittal, a Marsiglia e Dunkerque. Mittal ha stabilimenti anche in Polonia, Germania, Olanda e Spagna, e quindi secondo Manganaro l’ Ilva di Genova “potrebbe lavorare per questi siti, insieme a Novi Ligure“. Si tratterebbe di una specie di “piano B” per i lavoratori genovesi dell’ ILVA , nell’ipotesi in cui a gennaio si prospettasse la chiusura di Taranto. La Fiom genovese è sul campo per difendere l’accordo di programma siglato nel 2005 a difesa dei posti di lavoro: “Il 17 gennaio, quando ci incontreremo a Genova, cercheremo la conferma da Mittal del nostro accordo di programma e chiederemo al gruppo che, se si prenderà 1 milione di metri quadri, dovrà prendersi anche tutti – e sottolineo tutti – i lavoratori” ha concluso Manganaro.