In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero il Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha spiegato come ha fatto a convincere ArcelorMittal a mettere soldi nella ex Ilva (ora Acciaierie d’ Italia): “Abbiamo ripristinato il ruolo dello Stato. La sua presenza come attore che indica e regola la rotta nei : settori strategici come la siderurgia, nel rispetto degli investitori stranieri e delle regole del mercato ma con l’obiettivo di garantire l’interesse nazionale, unico nostro faro. Peraltro si apre un anno decisivo proprio per realizzare finalmente una politica industriale europea: siamo assolutamente convinti che occorra proteggere la produzione e il lavoro nazionale anche attraverso il cosiddetto buy european e la carbon tax. L’Europa faccia quel che hanno già fatto gli Stati Uniti“.
Sul decreto che prevede la tutela dei siti produttivi, il ministro ha spiegato che “il decreto è correlato al nuovo accordo tra gli azionisti che riequilibra a vantaggio del pubblico quanto stabilito nei patti riscritti nel dicembre del 2020, indicando con più chiarezza la strada da percorrere per il rilancio industriale, la riconversione green, il recupero ambientale e lo sviluppo del Polo di Taranto ma anche i criteri di governance e degli assetti azionari futuri che erano compromessi“.
Il nuovo accordo fra ArcelorMittal e Invitalia per la gestione della newco Acciaiere d’ Italia era stato illustrato in Cdm da Adolfo Urso e si sostanzia in un finanziamento soci di 680 milioni convertibile in capitale con la copertura dello scudo penale, che era stato rimosso dal Governo Conte a firma dell’ex ministro Di Maio. “Non è appropriato parlare di scudo penale – ha spiegato il ministro Urso – poiché esso richiama una sorta di immunità che non esiste affatto. Abbiamo, invece, introdotto, nel caso di imprese strategiche, una misura di buon senso, ossia che non si possono punire soggetti che in buona fede hanno del tutto conformato la loro azione esecutiva a dei provvedimenti amministrativi dati dall’autorità. Peraltro, nel decreto solo il primo articolo riguarda l’ex Ilva, perché ne disciplina il finanziamento in conto soci, gli altri 9 hanno carattere generale“. Urso ha spiegato che questo criterio vale anche per i compensi dei commissari delle amministrazioni straordinarie che avranno finalmente un carattere premiale così come per i commissari liquidatori, che avranno un tetto al fine di evitare compensi considerati giustamente scandalosi. “Anche questo è frutto del buon senso e nel contempo un atto di moralizzazione”.
Sulla necessaria riconversione green ha proseguito il ministro Urso “La strada era già indicata, noi l’abbiamo concretizzata: Acciaierie d’Italia è impegnata anche sul piano finanziario per il completamento del processo di risanamento al fine del conseguimento dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, e nel contempo con l’impegno finanziario di Invitalia sarà realizzato il Dri, cioè il forno a freddo per la produzione green. Misure indispensabili anche per il dissequestro dell’asset che consentirà ad Acciaierie d’Italia di accedere alla finanza e realizzare investimenti. Obiettivo ora finalmente possibile è quello di realizzare la più grande acciaieria green d’Europa“.
In merito ai nuovi patti parasociali fra Invitalia e Arcelor Mittal per la gestione di Acciaierie d’ Italia, il Ministro delle imprese e del Made in Italy ha spiegato che “L’art. 1 del decreto stabilisce che i 680 milioni che il socio pubblico avrebbe dovuto versare quale capitale sociale nel maggio 2024, potranno essere utilizzati sin da subito a titolo di finanziamento soci, ma con la possibilità che Invitalia chieda, a sua discrezione, in ogni momento la conversione del finanziamento in aumento capitale sociale, con conseguente modifica delle partecipazioni societarie. La stessa possibilità è prevista per il miliardo già stanziato dal Dl aiuti bis, anch’esso ora convertibile in capitale sociale su richiesta del socio pubblico. Le risorse che erano già stanziate non sono più un prestito e tanto meno contributi a fondo perduto ma possono essere utilizzate da subito per realizzare in tempo utile gli obiettivi industriali e ambientali assolutamente necessari”.
Il ministro Urso ha aggiunto inoltre che “Nel contempo nel nuovo accordo tra le parti sono state rimosse alcune clausole pregiudizievoli per il socio pubblico e sono state previste norme più confacenti sulla governance futura, a garanzia di Invitalia e quindi dello Stato. Non voglio giudicare quello che era stato pattuito in questi ultimi anni dagli esecutivi precedenti; non è mia abitudine accusare alcuno, preferisco sempre guardare al futuro per risolvere i problemi anche quanti appaiono compromessi. Sono comunque sempre disponibile a dare chiarimenti al Parlamento nelle sedi più appropriate“.
Rispondendo alla domanda se la governance cambia con la gestione pubblica, nonostante abbia detto “no” alla nazionalizzazione, il ministro Urso ha risposto che “La statalizzazione dell’impresa era stata concordata nel precedente accordo che non consentiva allo Stato alcuna mossa. Mani legate. Sarebbe dovuta avvenire appunto nel maggio del 2024 in condizioni palesemente svantaggiose. Abbiamo ottenuto condizioni di reciprocità che prima non esistevano”.