Il sostituto procuratore generale di Milano Pietro De Petris ha richiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado a Fabio Valerio Riva, figlio dell’ex presidente dell’ ILVA Emilio Riva (deceduto) , e nei confronti di Alfredo Lomonaco l’ ex presidente della finanziaria svizzera Eufintrade e di Agostino Alberti l’ ex consigliere delegato dell’ ILVA S.A. per una presunta truffa allo Stato di oltre 100 milioni di euro. Lo scorso 21 luglio 2014 il Tribunale di Milano aveva condannato Fabio Valerio Riva a sei anni e mezzo di carcere; Lomonaco a 5 anni, ed Alberti a 3 anni.
Secondo la Procura, l’ILVA S.A. sarebbe stata creata in Svizzera,con lo scopo di aggirare la normativa della legge Ossola, sull’erogazione di contributi pubblici per le aziende che esportano all’estero. Il sostituto pg nel corso dell’udienza del processo di secondo grado, alla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, ha sottolineato che ILVA S.A. “è nata su input di Fabio Riva” il avrebbe incaricato Alberti di “costituire una società per sfruttare la legge Ossola”. Attraverso questa operazione, sarebbe stato “indotto in errore lo Stato“, per ottenere “contributi che in realtà non si potevano avere“.
I giudici milanesi nella sentenza di primo grado, avevano anche disposto una provvisionale da 15 milioni di euro in favore del Ministero dello Sviluppo Economico, costituitosi arte civile nel procedimento, ed avevano ordinato la confisca per equivalente della presunta truffa fino a una concorrenza di circa 91 milioni di euro di beni mobili e immobili a tutti gli imputati. L’avvocato dello Stato Gabriella Vanadia, che rappresenta il ministero, nel suo intervento nel processo d’appello ha sostenuto che “attraverso artifici e raggiri” è stato ottenuto “un ingiusto profitto con l’accesso a contributi pubblici quando non sussistevano i presupposti“.