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22 Novembre 2024 04:34

Ilva, le bonifiche ambientali gli stipendi sono salvi. Arrivano dal Tribunale di Milano i soldi sequestrati ai Riva

Il Gip di Milano ha accolto l'istanza del commissario Pietro Gnudi ed ha trasferito alla gestione commissariale Gnudi i 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia. Adesso i lavori di risanamento possono iniziare. La richiesta di incostituzionalità presentata dai legali di Adriano Riva, fratello di Emilio, è stata rigettata

Con una decisione che non appariva non del tutto scontata, e che molti “guru” del giornalismo giudiziario tarantino davano per pressochè impossibile, il gip del tribunale di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha concesso il trasferimento  dei soldi sequestrati alla famiglia Riva, in favore della gestione commissariale guidata da Pietro Gnudi della non irrilevante somma di 1,2 miliardi di euro,  fondamentali e necessari per riprendere le bonifiche del più grande stabilimento siderurgico d’Europa (secondo l’ex subcommissario Edo Ronchi)  vale complessivamente circa 1,8 miliardi di euro. e far fronte al pagamento degli stipendi senza dover ricorrere ad ulteriori prestiti bancari, con il denaro riconducibile ai Riva occultato e depositato in larga parte sui conti delle banche svizzere Ubs e Banca Aletti (gruppo Banco Popolare) e che risultavano  formalmente intestati a otto trust domiciliati sull’isola di Jersey, noto paradiso fiscale della manica inglese. “Accertata la manifesta infondatezza” delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla difese, “occorre rilevare – si legge nel provvedimento del GIP  – come sussistano nel caso di specie tutti i presupposti per procedere al trasferimento previsto dalla norma”

Nel provvedimento, si indica che in caso di una sentenza positiva  per gli indagati nel processo , verranno riconsegnate loro azioni di nuova emissione dell’ ILVA spa, ottenute con la conversione dei beni sequestrati. Infine ha sottolineato che “la lamentata compressione del diritto di proprietà sui beni originariamente attinti dal sequestro preventivo non è costituzionalmente illegittima quando si rilevi preordinata a consentire il soddisfacimento contestuale di una pluralità di interessi costituzionalmente rilevanti e di rilievo superiore a quello del diritto inciso“.

Schermata 2014-10-11 alle 15.42.34Non appena i soldi saranno nella  piena disponibilità del commissario straordinario Piero Gnudi, che ne aveva chiesto il trasferimento,  verranno utilizzati innanzitutto per un aumento di capitale vincolato al necessario adeguamento dello stabilimento pugliese alle prescrizioni del piano ambientale di luglio, che ha esteso il raggio di intervento secondo quanto  già indicato e previsto dall’ Aia ( l’Autorizzazione integrata ambientale ), cioè delle norme e precauzioni da rispettare per evitare che l’ILVA continui a inquinare la città. Il gip milanese D’Arcangelo ha ritenuto di rigettare “per manifesta infodatezza” tutte le eccezioni di incostituzionalità  dei difensori di Adriano Riva , fratello dell’industriale Emilio Riva scomparso qualche mese prima  – addotte  e sostenute nell’udienza del 17 ottobre,  e ha quindi disposto affinchè si proceda al trasferimento dei soldi che arriveranno direttamente all’ ILVA in applicazione  di un decreto legislativo ad hoc che era stato emanato inizialmente nel giugno del 2013, e poi riveduto ed integrato nel febbraio di quest’anno per iniziativa del governo Renzi.

CdG Ilva gasometroUna cosa è certa. E’ urgente partire con la bonifica dello stabilimento di Taranto, affinchè la società possa recuperare tutta la sua potenzialità produttiva. Le quote azionarie conseguenti dall’aumento di capitale sociale dell’ ILVA, saranno intestate al Fondo unico giustizia rappresentato da Equitalia Giustizia. Gli interventi previsti dal piano ambientale superano di gran lunga l’importo di 1,8 miliardi di euro.  250 milioni sono già stati investiti, e quindi i 1,2 miliardi che arriveranno grazie al trasferimento disposto dal Tribunale di Milano copriranno gran parte degli investimenti necessari, mentre la parte mancante sarà carico dei nuovi eventuali compratori, che attendevano l’arrivo dei soldi nelle casse dell’ ILVA prima di formalizzare le offerte al commissario. I nomi che circolano come ben noto sono i franco-indiani ArcelorMittal in cordata con il gruppo Marcegaglia, l’indiana Jindal e il gruppo Arvedi di Cremonaquest’ultimo entrato nelle trattative  in parnership di investitori esteri – o forse della Cassa Depositi e Prestiti. Ma a questo punto, con i soldi in cassa, potrebbero spuntare fuori anche altri gruppo interessati all’ ILVA di Taranto.

CdG tribunale milano corridoiLa decisione del gip del Tribunale di Milano mette fine ad un percorso complicato che ha inizio nel maggio del 2013, quando lo stesso Gip aveva disposto il sequestro a seguito della richiesta presentata dai pubblici ministeri della Procura di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici, durante il corso di un’indagine fiscale effettuati nel confronti dei fratelli Riva., i quali in realtà si erano già messi nei guai da loro. I due fratelli avevano deciso di “scudare” i denari custoditi nei trust nel 2009 , aderendo al rientro fiscale ideato per far rientrare in Italia i soldi degli italiani trasferiti all’estero dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti . Un’escamotage più che conveniente anche per la coppia di industriali, che non avevano però eseguito la manovra di sdoganamento in maniera pressaochè ineccepibile: secondo le indagini della procura milanese, Emilio Riva aveva chiesto il rimpatrio dei soldi nella sua disponibilità, ed era quindi soggetto ben diverso  da chi invece aveva costituito i “trust” ( cioè suo fratello Adriano Riva-  n.d.r) e quindi il primo non poteva attivare lo scudo.

Nel motivare la sua decisione il gip D’Arcangelo ha voluto sottolineare che, come in questo caso, “nel conflitto tra i diritti proprietari dei soggetti attinti da trasferimento coattivo e gli interessi costituzionalmente rilevanti al diritto all’ambiente salubre, al lavoro e alla salute, i primi debbano assumere una valenza necessariamente”secondaria” osservando e ricordando che non è la prima volta che “l’interesse strategico di determinate attività economiche induce il legislatore ad interventi straordinari e urgenti ed, in tali contesti normativi (…) (in tema di amministrazione delle grandi imprese in stato di insolvenza) gli interessi patrimoniali (come quello dei creditori delle imprese di grandi dimensioni) devono recedere di fronte a quello alla conservazione delle risorse produttive e dei livelli occupazionali”.

Nell’inchiesta,  erano finiti anche Franco Pozzi ed Emilio Gnech, professionisti dello studio Biscozzi Nobili che da molti anni è vicino agli industriali, con la pesante accusa di riciclaggio a proprio carico. Nei confronti i due fratelli Riva, invece le accuse erano quelle di truffa ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni. I soldi, attraverso triangolazioni di facciata, erano infatti finiti all’estero attraverso alcune operazioni effettuate fra l’ ILVA spa , la sua capogruppo Riva Fire e le loro società basate in Olanda e Lussemburgo, strumenti o meglio sponde che aveva consentito loro di accumulare ed occultare profitti economici al Fisco italiano in barba alla legge, svuotandole successivamente fino allo stato attuale.

Cdg Fabio Riva_ArchinàL’inchiesta milanese,  col tempo com’è noto, si è espansa e ne ha prodotte altre, come quella per  “truffa ai danni dello stato”  e per  “frode fiscale” in relazione ai fondi ottenuti grazie alla legge Ossola, con un processo che  in primo grado si è concluso con una condanna a Fabio Riva ( figlio di Emilio)  a 6 anni e mezzo di carcere, il quale  si trova dopo la sua latitanza a Londra, ancora in stato di fermo, ed il prossimo imminente 3 novembre si terrà l’udienza decisiva per la sua richiesta estradizione in Italia.

Il Commissario Straordinario dell’ ILVA , Piero Gnudi, ha appreso con soddisfazione della decisione del GIP del Tribunale di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, che ha accolto la sua richiesta di trasferire a ILVA i beni sottoposti a sequestro nel procedimento penale a carico della famiglia Riva, in linea con quanto previsto dalle Leggi “Terra dei Fuochi” e “Competitività”. “Questa decisione è un passo importante per l’attuazione del piano ambientale previsto dall’AIA che dalle nuove risorse potrà avere un rinnovato impulso e faciliterà la gestione dell’impresa e la soluzione del “problema ILVA” per il coinvolgimento di nuovi azionisti”.

AGGIORNAMENTO

Lo scorso 3 aprile 2020 il Gip dr.ssa Raffaella Mascarino del Tribunale di Milano accogliendo la richiesta di archiviazione dei pm Mauro Clerici e Stefano Civardi della Procura di Milano, condivisa dal procuratore aggiunto dr. Maurizio Romanelli, depositata il 26 settembre 2019, ha definitivamente archiviato le posizioni processuali dei commercialisti Franco Pozzi ed Emilio Gnech, accusati nel corso delle indagini dagli organismi inquirenti di riciclaggio.

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