Questa mattina nuova manifestazione protesta a Taranto degli autotrasportatori dell’indotto ILVA, giunti alla loro quarta settimana di mobilitazione, ed alla seconda marcia nel giro di pochi giorni, per richiedere il legittimo pagamento dei propri crediti vantati nei confronti dell’industria siderurgica.
Cinquanta tir, cioè automezzi pesanti provenendo dalla statale 7 Taranto-Bari e dalla statale 106 Taranto-Reggio Calabria, le due principali arterie di accesso a Taranto sono entrati nella città, che è stata letteralmente “invasa” per la prima volta dagli automezzi pesanti. La carovana di camion si è fermata anche anche davanti al Comune di Taranto per chiedere di nuovo al Sindaco e Prefetto di intercedere e fornire loro garanzie che i loro crediti non finiscano nel fallimento della società. Richieste legittime, ma che purtroppo sembrano di fatto tecnicamente e giuridicamente inapplicabili.
Tra i manifestanti vi era anche Vincenzo Cesareo il presidente di Confindustria Taranto insieme ad una una delegazione degli imprenditori dell’indotto, che si trovano nella stessa situazione. Imbarazzante la richiesta di Cesareo al sindaco Stefàno di essere accompagnati venerdì a Roma per manifestare.
Se dalla Capitale non arriveranno delle garanzie, i trasportatori minacciano sin d’ora il “blocco” dell’ingresso delle merci in arrivo al siderurgico di Taranto (e quindi il conseguente blocco delle attività) ed addirittura di trasferire la propria protesta bloccando il grande raccordo anulare di Roma.
Il Comitato degli autotrasportatori, infatti, dopo una riunione svoltasi ieri nella sede dell’associazione degli industriali, ha reso noto che sono previste “ulteriori manifestazioni ed azioni anche clamorose che andranno avanti fino all’ottenimento di garanzie e risposte certe“. Allo stato attuale l’ ILVA ha un esposizione debitoria di oltre 15 milioni di euro nei confronti degli autotrasportatori e complessivamente di circa 170 milioni di euro nei confronti delle aziende dell’indotto che lavorano in appalto.