di Antonello de Gennaro
Non sbaglia chi definisce una telenovela il salvataggio dell’Ilva di Taranto da parte dello Stato. Il Gup del Tribunale di Milano, Maria Vicedomini, questa mattina ha respinto le istanze di patteggiamento che si aggiravano sui 3 anni di carcere concordate con la Procura di Milano, presentate dai legali di Adriano Riva Fabio Riva e Nicola Riva . Ironia della sorte, proprio questa mattina, gli avvocati degli imputati, avevano chiesto un rinvio in quanto non era ancora stato definito l’accordo per fare rientrare il miliardo e 100 milioni di euro bloccati in Svizzera e pronti a essere reinvestiti per la bonifica dello stabilimento di Taranto. In poche parole l’accordo, al quale hanno lavorato per mesi avvocati penalisti e civilisti e il procuratore della Repubblica Francesco Greco con i pm titolari dell‘indagine Stefano Civardi e Mauro Clerici, risulta bocciato su tutta la linea
L’accordo si legge nella decisione del Gup , essendo onnicomprensivo e “raggruppando in maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili in sede civile, amministrativa e penale, rischia di tradursi in una sostanziale e totalizzante abdicazione (…) alla tutela di molteplici e variegati interessi non solo da parte degli imputati ma anche del commissario straordinario di Ilva spa e del curatore speciale di Riva Fire“ nei confronti di coloro che hanno il diritto ad essere risarciti. Interessi questi “che richiederebbero altre forme di salvaguardia” ed aggiunge il giudice Vicedomini “esula dai profili strettamente risarcitori dei danni correlabili ai reati” e mancherebbero secondo il Tribunale di Milano pure le condizioni per la confisca del denaro. In realtà per lo sblocco dei soldi manca soltanto la pronuncia della Corte di Jersey. Ma l’udienza è stata rinviata al 9-10 marzo per una indisponibilità di un giudice, e non come qualche “scribacchino” tarantino voleva far credere sostenendo che non ci fossero più i fondi disponibili . Infatti il Tribunale federale di Losanna nel frattempo ha spostato al 31 marzo la decisione sullo sblocco dei fondi sequestrati e custoditi in Svizzera.
Non è chiaramente da escludersi che a questo punto i legali dei Riva e le Procure ritentino con un nuovo accordo in vista dei patteggiamenti e del rientro dei capitali da usare per il risanamento ambientale, e dall’altro dal gruppo Riva assicurano che “rimane immutata la volontà di fattiva collaborazione con l’autorità giudiziaria di Milano e di Taranto e con il Governo per la soluzione delle questioni riguardanti le problematiche dell’Ilva” anche se come riferisce una fonte legale vicina alla società milanese, “rischia di paralizzare l’intesa“
Nel frattempo circolano fonti anonime dichiarate “vicine ai commissari” che avrebbero precisato fatto sapere che “il patteggiamento richiesto dalla famiglia Riva al Tribunale di Milano non riguarda la società Ilva, che non è parte del relativo procedimento. Non si ritiene che la decisione del gip possa influire con il processo di vendita” precisando che “la transazione, di importo rilevantissimo, ha ad oggetto le azioni civili intraprese dai Commissari Straordinari di Ilva nei confronti della famiglia Riva ed è fondamentale per la sopravvivenza della società perché consente di disporre in tempi brevi delle risorse necessarie al completamento del risanamento ambientale dello stabilimento di Taranto e, quindi, per la continuità produttiva dell’impianto” aggiungendo che “in assenza della transazione Ilva dovrebbe affrontare un lungo e impegnativo contenzioso con la famiglia Riva, non potendo disporre, in tempi compatibili con l’esigenza di assicurare la prosecuzione della produzione e la tutela dell’occupazione, delle risorse necessarie a garantire che le attività si svolgano in condizioni di assoluta sicurezza e rispetto dell’ambiente”. Permetteteci un appunto, ma resta incredibile che dei commissari con poteri governativi lascino circolare “voci” non confermate e quindi non ufficiali.
Adesso, il no del gip di Milano dovrà portare a una nuova decisione sulle pene da patteggiare e sull’entità dei patrimoni da far rientrare in Italia.