Secondo l’Aea- Agenzia europea dell’ambiente lo stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto compare nella top 30 degli impianti Ue più inquinanti. Lo stabilimento tarantino è stato classificato al 29esimo posto. Al 33esimo si piazza la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi Sud. L’inquinamento dell’aria e i gas serra prodotti dall’industria in Italia fra 2008 e 2012 sono costati alla società fra 26 e 61 miliardi di euro. A fare i conti in termini di impatto su salute e ambiente, che include morti premature, costi per la sanità, giorni lavorativi persi, problemi di salute, riduzione dei raccolti agricoli, è l’Aea che, solo per il 2012, stima fra i 59 e i 189 miliardi i danni provocati agli europei dalle emissioni di 14.325 industrie. Una cifra, quest’ultima, pari al Pil della Finlandia o alla metà del Pil della Polonia. Il costo medio pro capite per gli europei si stima fra i 115 e 368 euro. Ad essere responsabili della metà dei danni sono appena l’1% degli impianti europei, cioè 147.
Nella top 30 dei maxi-inquinatori Ue, oltre all’ILVA di Taranto in Italia, otto impianti si trovano in Germania, sei in Polonia, quattro in Romania, tre in Bulgaria e Gran Bretagna, due in Grecia, uno in Repubblica Ceca, Estonia e Slovacchia. A contribuire di più al conto dei danni complessivi però sono Germania, Polonia, Gran Bretagna, Francia e Italia, che hanno le maggiori industrie. In Italia l’Aea registra 1.329 impianti e stila una classifica dei più inquinanti: dopo l’ILVA di Taranto al 29esimo posto in Europa, al 33esimo posto si piazza la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi Sud, al 50esimo posto la raffineria di Gela Spa, all’80esimo la raffineria di Augusta della Esso italiana, al 92esimo posto la Saras raffinerie sarde Spa a Sarroch, al 106esimo posto la centrale di Vado Ligure a Quiliano e al 108esimo posto la centrale elettrica di Fiume Santo (Sassari).