di REDAZIONE ECONOMIA
Sarà l’ incontro al Mise fissato per il prossimo l’8 luglio alla presenza del ministro, Giancarlo Giorgetti e del collega Andrea Orlando ministro del Lavoro, l’occasione in cui riprenderà il confronto tra Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva-Arcelor Mittal Italia, azienda ormai a conduzione pubblico-privata ed i sindacati, per discutere sul nuovo piano industriale e sul destino del siderurgico di Taranto, lo stabilimento più grande d’Europa. La convocazione al ministero è arrivata al termine della terza giornata consecutiva di protesta contro l’azienda attuata dei lavoratori dello stabilimento ex-ILVA di Genova che ha registrato anche qualche tafferuglio con tanto di feriti fortunatamente lievi.
E’ possibile anche che il quadro possa diventare un po’ più chiaro prima dell’8 luglio, in quanto il 1 luglio verra presentato al Mise, il progetto innovativo “Acciaio verde” di Federacciai . E la svolta green dovrebbe riguardare anche lo stabilimento siderurgico di Taranto.
Ma è il 30 giugno la giornata “calda” sull’agenda che rischia di diventare particolarmente per il futuro dell’acciaieria di Taranto. Per quella data non dovrà soltanto essere esaminato ed approvato il bilancio 2020, diventato più agevole dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato l’ordinanza illegittima del sindaco di Taranto sulla chiusura dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico, mettendo in tranquillità la continuità aziendale che non dovrebbe essere più a rischio. Entro il 30 giugno dovranno essere completati gli interventi ambientali di adeguamento alla batteria 12, la più grande del reparto Cokerie dello stabilimento ex-ILVA di Taranto, e la nuova doccia 6.
Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani con un decreto, proprio ieri ha respinto la richiesta di proroga di un anno avanzata da ILVA in amministrazione straordinaria che è la proprietaria degli impianti. Impianto che doveva essere ammodernato già dal 2014, ma all’italiana di proroga in proroga si è arrivati ad oggi . Se i lavori non verranno completati “il Gestore (cioè Acciaiere d’ Italia, ex Arcelor Mittal Italia n.d.r.) deve immediatamente avviare dal 1° luglio 2021 la messa fuori produzione della batteria n. 12 e concludere tale processo entro e non oltre 10 giorni”. La speranza era di un ripensamento adesso che lo Stato è entrato effettivamente anche nella gestione. Accadrà così anche dopo il decreto Cingolani ?
La possibile chiusura della batteria 12 che produce il coke con cui vengono alimentati gli altiforni, diminuirà ulteriormente la capacità produttiva dello stabilimento, che è già attualmente ai minimi, così mettendo a serio rischio l’obiettivo dei 5 milioni di tonnellate a fine anno. Ovviamente tutto questo renderà più complicato il lavoro di ricucitura anche con le parti sociali da parte del nuovo CdA presieduto dal top manager Franco Bernabè voluto dal premier Mario Draghi.
Le varie sigle sindacali sono già in allerta come le proteste a Genova sono la dimostrazione palese, per l’annuncio da parte dell’azienda di un nuovo ciclo di cassa integrazione per 4.000 dipendenti per la durata di 12 settimane a partire da lunedì 28 giugno .