Il gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio 44 persone fisiche e tre società per l’inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dall’ ILVA. Tra gli imputati rinviati a giudizio c’è anche Nichi Vendola l’ex presidente della Regione Puglia , accusato di “concussione aggravata in concorso“ Claudio e Nicola Riva ed il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, accusato di “abuso d’ufficio” per non aver assunto misure contro l’inquinamento, e l’ ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, ex presidente dell’ ILVA .
Condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione Roberto Primerano l’ex consulente della Procura ionica, ed a 10 mesi di reclusione per “favoreggiamento” , e l’ attuale parroco della Chiesa del Carmine di Taranto, don Marco Gerardo, all’epoca dei fatti segretario dell’ex vescovo di Taranto Benigno Papa. Assolti con la formula “il fatto non sussiste” l’ex assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro, magistrato in aspettativa, coinvolto nell’inchiesta proprio nel ruolo di assessore della giunta Vendola, il quale alla lettura della sentenza non ha retto all’emozione ed è scoppiato in lacrime di felicità, il carabiniere Giovanni Bardaro (accusato di rivelazione di segreti d’ufficio) in servizio alla sezione di polizia giudiziaria della Procura, e l’avvocato Donato Perrini (favoreggiamento personale).
La decisione del giudice per le udienze preliminari dr.ssa Gilli è arrivata al termine dell’udienza, che inizialmente in mattinata era stata sospesa, in quanto era prevista infatti la presenza anche di Fabio Arturo Riva, ex vice presidente di Riva Fire. Pervenuta attraverso i suoi legali l’ufficializzazione “formale” della rinuncia di Riva a presenziare all’udienza conclusiva, il giudice si è potuto ritirare in camera di consiglio.
Secondo l’accusa, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’ ILVA. In questo modo, sostiene la Procura, Vendola avrebbe consentito all’azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall’Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene.
Sempre secondo l’accusa, Vendola avrebbe ‘minacciato’ la non riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. La concussione aggravata è contestata a Vendola in concorso con Girolamo Archinà l”ex responsabile Rapporti istituzionali dell’ILVA , Fabio Riva (attualmente detenuto in carcere) ex vice presidente di Riva Fire , Luigi Capogrosso ‘ex direttore dello stabilimento ILVA di Taranto e l’avvocato Francesco Perli legale del gruppo Riva .
La prima udienza processo si terrà il prossimo 20 ottobre dinanzi alla Corte di assise di Taranto, che è competente per il reato di avvelenamento di acque o di sostanze alimentari contestato ad alcuni imputati. Al momento è stata indicata come sede per il processo, l’aula Alessandrini del Tribunale di Taranto, ma vista la presenza di più di 800 parti civili già costituitesi in sede di udienza preliminare potrebbe essere sostituita per motivi di spazio processuale.
Il procuratore di Taranto Franco Sebastio, ha gioito secondo noi un pò troppo presto….commentando con il suo “giornalista” preferito… la decisione del gup Vilma Gilli: “Sembra, anche se poi dobbiamo leggere le motivazioni, che l’istanza accusatoria portata avanti dal mio ufficio abbia trovato quasi completo accoglimento“. Quello che il Procuratore di Taranto e figuriamoci il giornalista…non spiegano all’opinione pubblica, ma ci pensiamo noi del Corriere del Giorno a farlo, è che nella stragrande maggioranza dei casi, in processi così grossi ed importanti , l’udienza preliminare diventa una vera e propria “udienza filtro” ed il Gup esclusi i casi di proscioglimento, di fronte ad una eclatante estraneità ai fatti, non si assume mai grosse responsabilità di entrare nel merito, preferendo delegare alla Corte processuale, com’è giusto che sia, di approfondire la vicenda e decidere nel merito.
Sebastio ha aggiunto “Da una parte per noi è un motivo di tranquillità. Siccome noi siamo sempre preoccupati per il fatto di poter commettere errori, sempre dietro l’angolo. Questa prima pronuncia, che va inquadrata nei tempi contenuti e ridotti di un provvedimento di rinvio a giudizio, ci rassicura, ci rasserena. A quanto pare errori, quanto meno madornali, non ne abbiamo commessi, fermo restando che ci sarà un approfondimento dibattimentale e poi si andrà alle decisioni di merito“. Decisione che spetteranno alla Corte e certamente non alla Procura. La decisione di rinviare a processo degli imputati non è una “pronuncia”, ma in realtà una possibilità ed un diritto per gli imputati di avere un giusto processo e di far valere le proprie eventuali ragioni in giudizio. Ma questo, sulla Gazzetta del Mezzogiorno non lo leggerete mai.
Vendola: “Vado a processo con la coscienza pulita“
“Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno. Sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti“. Vendola risponde così alla decisione del giudice di Taranto. “Ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’ ILVA e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto. L’unica mia colpa è di aver cercato di costruire un doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro: ma non credo che questo sia un reato”.
Il leader nazionale di Sel non nasconde la propria delusione, ma dichiara di essere pronto a difendersi: “Mi aspettavo che l’inconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare. Per chi come me crede nei valori della giustizia e della legalità oggi è un giorno di delusione e di amarezza. Ma vado a processo con la coscienza pulita di chi sa di aver sempre operato per il bene comune“.