L”ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva, accusato di concussione tentata e consumata a carico di due dirigenti della Provincia di Taranto impegnati con il rilascio di autorizzazioni a favore del gruppo Riva, uno dei 47 imputati (44 persone fisiche e tre società) del processo per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva, che inizierà martedì prossimo 17 maggio a Taranto, ha ricusato con una propria istanza il presidente della Corte d’Assise di Taranto Michele Petrangelo.
Michele Rossetti e Laura Palomba avvocati difensori di Conserva, hanno motivato la ricusazione con il ruolo di presidente svolto dal giudice Petrangelo nel collegio del Tribunale del riesame che nel dicembre del 2012 confermò gli arresti domiciliari a carico di Conserva, arrestato dai finanzieri il 26 novembre dello stesso anno in una inchiesta parallela. Tra gli imputati rinviati a giudizio ci sono imprenditori della famiglia Riva, ex dirigenti della fabbrica, politici e amministratori, anche con il supporto della sentenza recentemente depositata dal Gup Vilma Gilli a carico degli imputati del processo “Ambiente svenduto” già giudicati con il rito abbreviato, in quanto gli atti di indagine dei due procedimenti sono sostanzialmente gli stessi e quindi per tale motivo hanno richiesto la ricusazione del presidente Petrangelo in quanto si è già espresso sulla vicenda processuale.
Infatti nella sentenza depositata dal Gup Gilli effettivamente si legge che “il presente processo – ovvero Ambiente svenduto – è il frutto della riunione di cinque distinti fascicoli processuali” ed inoltre che “l’attività di captazione delle di conversazioni telefoniche e ambientali dell’allora assessore provinciale Michele Conserva, protrattasi per circa dieci mesi, si è poi aperta a ventaglio coinvolgendo i soggetti con cui si relazionava, convogliando così le indagini in direzione originariamente inaspettate“.
Va ricordato che precedentemente anche il giudice Gilli era stato ricusato dai legali di Conserva, poichè che era stato proprio quel magistrato ad apporre la propria firma sull’ordinanza di custodia cautelare che spedì agli arresti domiciliari il politico nel novembre del 2012. Ordinanza che venne confermata dal tribunale del riesame presieduto da Petrangelo. La ricusazione nei confronti della Gilli venne però rigettata sia dalla Corte d’appello che dalla Suprema Corte di Cassazione nonostante in quella sede se il procuratore generale ne avesse chiesto l’accoglimento.