ROMA – Diecimila assunti da Am Investco Italy, la società controllata da Arcelor Mittal che si è aggiudicata il Gruppo Ilva, circa 2mila persone in uscita con gli esodi incentivati, agevolati e volontari e un altro migliaio in carico all’amministrazione straordinaria di Ilva per occuparsi delle bonifiche. Secondo una fonte sindacale, sarebbe questo, la proposta formulata da Arcelor Mittal ai rappresentanti sindacali nazionali di Fim, Fiom, Uilm e Usb per chiudere l’accordo su Ilva, passaggio conclusivo dopo l’autorizzazione dello scorso 7 maggio ricevuta dall’ Antitrust dell’ Unione Europea.
Il punto più difficile e controverso della trattativa rimaneva ancora il “fine piano” nel senso che Arcelor Mittal assume 10mila, ma successivamente a conclusione del percorso degli investimenti, cioè con l’azienda a regime definitivo previsto nel 2023, l’assetto occupazionale dovrebbe calare di circa 1000-1500 addetti. E’ stato smentito dalla fonte sindacale che Mittal ad un certo punto ieri sera, si sia allargato a circa 11.500 assunti e conferma le aperture al raggiungimento di un accordo, ma che non sono ancora tali, secondo le organizzazioni sindacali, da condurre il negoziato all’accordo finale .
Un’altra fonte dei sindacati in nottata ha riferito che “restano importanti distanze sull’occupazione” . Nella mattinata è atteso un riscontro da Am Investco per valutare se rispetto alla nottata ci sono novità e sopratutto se ci si può tornare a sedere al tavolo per definire l’intesa.
“Gli incontri che si sono protratti fino a tarda notte non hanno prodotto le condizioni necessarie per sbloccare il negoziato tra ArcelorMittal e i sindacati che è condizione preliminare per la ripresa della trattativa con gli altri soggetti coinvolti e per l’accordo complessivo che comprenda tutti gli altri aspetti che riguardano una trattativa complessa come quella sull’Ilva, a partire dalle questioni ambientali di Taranto, dagli strumenti di sostegno anche legati all’amministrazione straordinaria, e dall’accordo di programma di Genova“. ha dichiarato in una nota Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil. “La condizione preliminare – sottolinea – è la garanzia dell’occupazione per tutti i 14 mila dipendenti e la salvaguardia dei salari e dei diritti. E’ necessario che l’azienda modifichi la sua posizione che è rimasta sostanzialmente sempre la stessa“. “La Fiom – conclude la Re David – convocherà le proprie strutture per discutere lo stato delle cose nella convinzione che è necessario trovare una soluzione positiva della vertenza Ilva“.
Quello che si è concluso la scorsa notte è il secondo incontro tra le parti senza la presenza del governo, dopo la brusca interruzione del tavolo al Mise lo scorso 10 maggio. In quella occasione il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda propose un testo di accordo che prevedeva oltre ai 10mila assunti da Arcelor Mittal, come da contratto firmato dall’acquirente, anche altri 1200 lavoratori assunti da una società mista tra Ilva in amministrazione straordinaria e la società pubblica Invitalia, 200 milioni di risorse pubbliche per consentire esodi volontari agevolati e anticipati, l’avvio della spesa di 30 milioni di fondi sociale per Taranto e i comuni dell’area di crisi ambientale, soldi stanziati da uno dei precedenti decreti legge Mezzogiorno, nonché attenzione alla crisi dell’indotto locale, che avanza pagamenti arretrati, e ulteriori garanzie per gli aspetti ambientali sollevati dal Comune di Taranto. Ma l’offerta venne inspiegabilmente rifiutata dai sindacati.
In tutto il mondo si vuole produrre più acciaio, mentre “da noi si vuole chiudere l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa“. ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal palco dell’assemblea annuale“Quale messaggio diamo a un investitore, nazionale o straniero, con le incertezze sull’Ilva di Taranto? Premesso che tutto deve svolgersi nel rispetto delle persone e dell’ambiente, viene da chiedersi se sia possibile cambiare continuamente le carte in tavola, per di più nell’anno in cui entriamo nella top ten dell’attrattività internazionale“.