Sono otto, complessivamente, le persone per le quali il sostituto procuratore della Repubblica dottoressa Filomena Di Tursi ha chiuso il procedimento chiedendone il rinvio a giudizio, cioè il processo. Gli uomini indagati, agevolavano l’attività di prostituzione di alcune donne, prevalentemente sudamericane mettendo a loro disposizione una serie di abitazioni in affitto disseminate lungo il capoluogo tarantino, spacciandosi come i proprietari o proponendo la stipula di contratti di locazione sotto falsa nome ed identità.
Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per Nicola Zanframundo, di 43 anni di Massafra, di Leonardo Tortorella di 41, Luigi Stramaglia di 36, Flavio Cesare Cricellli di 36 tutti e tre tarantini, ed anche per due donne sudamericane. Chiesto il rinvio a giudizio per un cittadino albanese, accusato di aver agevolato la prostituzione, che peraltro compare pure come vittima nel procedimento, ma la sua posizione è decisamente la più tranquilla. Infatti, l’albanese avrebbe dato a Zanframundo la procura a vendere di un immobile che lo stesso Zanframundo, secondo l’accusa, avrebbe invece sublocato autonomamente per favorire la prostituzione di una cittadina colombiana.
L’ ottavo imputato Pietro Balestrieri , 41 anni di Taranto , è stato accusato di concorso in varie ipotesi di sostituzione di persona. Secondo la procura e gli investigatori , il quarantunenne avrebbe permesso ad un presunto complice di poter utilizzare la propria carta di identità su cui era stata apposta la foto di un altra persona. Attraverso questa identità fasulla. venivano affittati alcuni appartamenti che venivano utilizzati per l’esercizio della prostituzione. La vicenda, che finirà all’esame del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Taranto, non è delle più semplici
Nelle indagini svolte dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Taranto nel 2013, infatti, non compaiono soltanto l’organizzazione di attività di prostituzione in violazione della legge Merlin, che compaiono frequentemente nei diversi capi di imputazione, ma anche degli episodi di truffa, sostituzione di persona e di falsità in scrittura privata. Gli uomini della Mobile a questo proposito, per approfondire le indagini, non si sono solo limitati a denunciare le donne che esercitavano la prostituzione ma hanno scavato dietro le quinte dell’organizzazione per definire il ruolo reale i proprietari degli appartamenti ed accertare se fossero a conoscenza della destinazione degli immobili.
Nel corso delle indagini la “Squadra Mobile ” aveva accertato e verificato che alcuni dei reali proprietari degli appartamenti di fatto ignoravano le attività che si svolgevano realmente all’interno delle loro abitazioni, così come alcuni inquilini delle abitazioni, a loro volta , erano assolutamente ignari della circostanza che le persone che ne proponevano la locazione di fatto non esistevano, presentandosi con false generalità, utilizzando documentazioni “taroccate”. Secondo le conclusioni della procura di Taranto, uno degli indagati (il Tortorella ) avrebbe utilizzato un documento di identità di un tarantino il quale aveva smarrito il proprio documento di riconoscimento. E proprio Tortorella si sarebbe dato da fare per stipulare un contratto di locazione di un immobile, utilizzando l’identità rubata apponendo la sua foto sul documento utilizzato per il contratto che probabilmente si era procurato da sconosciuti.