Attacco finale. Non è il titolo di un film, ma il contenuto del dossier che sembra essere stato redatto da un ex collega di De Giorgi, ed inviato anche alla Presidenza della Repubblica, alla Procura di Potenza, a quella di Roma, alla magistratura militare — che dovranno verificare ogni circostanza — ma anche a palazzo Chigi e al ministro della Difesa. Nel materiale inviato, che non è il solito dossier “anonimo”, ma bensì un documento dettagliatamente preciso e minuzioso, arricchito da pezze d’appoggio e numerosi atti ufficiali e originali. Un dossier di trentacinque pagine ricche di episodi scabrosi, che raccontano, però in particolare due vicende che potrebbero accelerare l’uscita di scena del Capo di Stato Maggiore della Marina.
Si parla di festini a bordo della nave Vittorio Veneto con l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi al centro del filone siciliano dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, che attendeva gli ospiti almeno in un’occasione in groppa a un cavallo bianco. Splendide ragazze invitate e trasferite sugli elicotteri e Falcon 20 della Marina Militare che venivano utilizzati come taxi. Incarichi ed appalti autorizzati per 30 milioni di euro per ristrutturare i “salottini” e il quadrato ufficiali delle navi della flotta. Numerosi invitati nelle cene rigorosamente in ristoranti di lusso per brindare allo sblocco dei finanziamenti.
La “gola profonda” del filone d’inchiesta che coinvolge l’ammiraglio De Giorgi sostiene di essere un militare della Marina Militare che preferisce restare anonimo per paura: “Non ho il coraggio di venire allo scoperto perché ho già abbondantemente pagato per non essermi piegato alle richieste del capo di Stato maggiore”. Uno scritto anonimo che indica però nomi, fatti e contiene documenti originali sugli affari da milioni di euro che sarebbero stati gestiti in piena autonomia. La prova che l’ anonimo autore del “dossier” finito nella mani della procura, sia abbastanza attendibile ed aveva accesso a documenti riservati e informazioni compromettenti, è che in queste ore le sue rivelazioni stanno facendo “fibrillare” Palazzo della Marina ed il Ministero della Difesa,
La prima vicenda raccontata è quella relativa a un episodio che apparentemente sembrerebbe incredibile, in occasione della visita che De Giorgi fece nel giugno del 2013, ad una fregata presente nei cantieri di Fincantieri a Muggiano (La Spezia). In quei giorni i cantieri stavano ultimando le fasi di allestimento della nave. L’ anomima gola profonda scrive e racconta: “Non gradendo la ripartizione delle aree destinate al quadrato ufficiali ed equipaggio e dei camerini destinati al comandante e all’eventuale Ammiraglio presente a bordo , l‘ammiraglio De Giorgi ordinò ai dirigenti del cantiere presenti di attuare “senza alcun indugio” alcune sue modifiche indicate a voce“
L’anonimo racconta che in seguito , l‘ammiraglio De Giorgi “ufficializzò questa sua volontà specificando di avviare i lavori richiesti anche in assenza dei preventivi e dei necessari atti amministrativi“. E non stiamo parlando di piccole modifiche di poco conto. L’ ammiraglio Ernesto Nencioni, direttore degli Armamenti Navali, lo sapeva bene e cercò quindi di mettere in piedi una pratica amministrativa con la massima fretta per giustificare le pretese di De Giorgi. Fincantieri avrebbe presentato il 25 luglio 2013 nell’ambito di quella pratica,, un “punto di situazione” con il quale si “chiedeva il pagamento” di 12 milioni 986 mila euro per la modifica dei quadrati, e di addirittura 30 milioni di euro per i camerini.
Le intercettazioni
Dopo la pubblicazione delle sue conversazioni intercettate, in particolare quelle in cui attacca il ministro Roberta Pinotti, da più parti era stato chiesto a De Giorgi di dimettersi, considerando che fra circa 90 giorni andrà in pensione. “Invito” finora rifiutato anche se c’è chi non esclude che la scelta di fornire ulteriori atti alla magistratura abbia come obiettivo proprio quello di accelerare la sua uscita dalla Marina Militare.
Di fronte alle legittime perplessità di Nencioni, l’ ammiraglio De Giorgi molto noto per la sua passione per uno stile di vita di alto livello – confermò la “necessità di eseguire le modifiche strutturali da lui disposte“. I dubbi e le perplessità manifestate ed opposte da Nencioni – che richiedeva un documento scritto e firmato da De Giorgi – furono superate successivamente da una lettera dello Stato Maggiore della Marina che autorizzava a procedere in tal senso. Per la felicità economica della Fincantieri. “Al termine della vicenda – conclude l’anonimo – Nencioni rassegnò le dimissioni e si ritirò a vita privata“.
La seconda vicenda rivelata dal dossier racconta ed illustra il più misterioso dei contratti varati con la Legge Navale. E cioè lo stanziamento straordinario di oltre cinque miliardi di euro per il rinnovo della flotta. Una questione determinante anche per l’indagine di Potenza. Secondo le accuse mosse dai magistrati della Procura di Potenza, l’ ammiraglio De Giorgi avrebbe chiesto l’intervento di Gianluca Gemelli al fine di fare sbloccare dalla sua (ex) compagna e cioè il ministro Federica Guidi gli stanziamenti necessari. Assicurando in cambio – questo sempre sulla base delle contestazioni della Procura – che avrebbe fatto nominare una figura gradita al compagno della ministra al vertice del porto di Augusta
Una delle navi da finanziare con la Legge Navale ha delle caratteristiche da 007: un mezzo lungo 32 metri che a pieno carico arrivi a 70 nodi, cioè a 110 chilometri all’ora. Una super imbarcazione necessaria al trasporto di squadre degli incursori del Comsubin alla massima velocità: tra uomini e armi, era previsto che lo scafo arrivasse a un carico di 36 tonnellate. Una nave da realizzare completamente con materiali stealth , quindi invisibili ai radar. Il contratto di appalto risulta essere stato affidato dall’ ammiraglio De Giorgi alla società Aeronautical service per una spesa di 30 milioni di euro, senza effettuare alcuna gara.
De Giorgi ci teneva moltissimo, al punto che “propose con una lettera al capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Mario Binelli Mantelli, chiedendogli l’approvazione a firmare una convenzione con la società As Aeronautical” secondo quanto riportato in una lettera del 30 novembre 2013, allegata al dossier.
Tutti gli atti sulla realizzazione ed acquisto della supernave risultano “secretati” e quindi non sono mai state diffuse informazioni sul disegno del mezzo. Ma a dubitare delle competenze dell’Aeronautical service, un’azienda che non risulta avere realizzato progetti del genere, sono in molti. L’ Aeronautical ha sede a Fiumicino, dove il suo fondatore – l’ingegnere Cristiano Bordignon – vanta diverse invenzioni nel campo delle tecnologie ma finora non ha mai varato nessuna nave. La gola profonda denuncia che “l’Aeronautical Service tecnicamente non esiste e non dispone di apparecchiature, né di maestranze all’altezza. Il suo responsabile, ingegner Bordignon, millanta coperture illustri come De Giorgi e Valter Pastena“. Questa società peraltro nel 2014 si era aggiudicata un contratto da 1milione e 400mila euro (vedi QUI) senza alcuna gara per un “progetto di ricerca“. Società che peraltro come indica la Regione Lazio, ha un fatturato di appena 2.281.296 euro (vedi QUI) !
Nelle autorizzazioni della spesa militare Pastena, ex capo ufficio bilancio della Difesa e “intimo” di Gianluca Gemelli (l’ex-compagno del ministro Guidi) ha ricoperto a lungo un ruolo fondamentale.Oggi risulta indagato a Potenza: è stato intercettato mentre discuteva con De Giorgi di nomine e appalti, operandosi per mobilitare una rete di parlamentari del Pd contrari alla riforma della Difesa voluta da Roberta Pinotti.
Nell’inchiesta di Potenza – condotta dal procuratore capo Luigi Gay, l’aggiunto Francesco Basentini, la pm Laura Triassi ed Elisabetta Pugliese della Dna – l’ammiraglio De Giorgi è accusato di “abuso d’ufficio“. I sospetti ed ipotesi investigative ritengono che ci sia stato uno scambio di “interessi” tra De Giorgi e Gianluca Gemelli l’ex- fidanzato dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. L’imprenditore confindustriale Gemelli è indagato anche in questo caso per “traffico d’influenza illecita“, e cioè per aver speso la posizione dell’ex ministra – a fronte del quale avrebbe ricevuto il suo tornaconto affaristico con l’appalto la alla costruzione di un pontile per lo stoccaggio del petrolio. In cambio dell’appalto secondo gli investigatori della Squadra Mobile di Potenza avrebbe “speso” il ruolo e l’influenza ricoperto a suo tempo dalla Guidi per ottenere uno stanziamento del ministero delle Finanze. In pratica si trattava di “gestire” spese ed investimenti per 5,4 miliardi di euro: il progetto del rimodernamento dell’intera flotta italiana della Marina Militare, inserito nella cosiddetta “legge navale”.
Il pranzo al ristorante «Il Bolognese»
La collega Fiorenza Sarzanini racconta oggi sul Corriere della Sera che non è finita. “Nella storia recente rimane il ricordo del pranzo luculliano, abbeverato da fiumi di champagne, fatto presso il ristorante “Il Bolognese” di piazza del Popolo a Roma dove condusse un codazzo dei suoi più fidati e compiacenti collaboratori a festeggiare il primo positivo consenso espresso dal Parlamento sulla Legge Navale”. Possibile si chiede il Corriere della Sera, che nessuno abbia mai chiesto conto delle spese? Secondo il dossier “le spese per il capo di Stato Maggiore sono state sottratte alla rendicontazione amministrativa, esiste la raccomandazione di prendere nota delle spese e conservare tali annotazioni soltanto per l’anno solare in corso”.
Festini a bordo della nave Vittorio Veneto con l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi — attuale capo di Stato Maggiore della Marina — che almeno in un’occasione attende gli ospiti in groppa a un cavallo bianco. Splendide ragazze trasferite in elicottero e Falcon 20 utilizzati come taxi. Commesse da 30 milioni di euro autorizzate per ristrutturare i salottini e il quadrato ufficiali delle navi. Cene in ristoranti di lusso con numerosi invitati per brindare allo sblocco dei finanziamenti.
Trasferimenti e punizioni
C’è la parte goliardica, ma c’è anche il capitolo dedicato alla gestione del personale. “Bisognerebbe chiedersi — scrive l’anonimo — come mai a tanti ufficiali dallo specchiato passato nelle commissioni di avanzamento e di vertice è stato precluso improvvisamente e senza spiegazioni ogni futuro sviluppo di carriera”. Nel dossier sono indicati i nomi dei penalizzati e di chi invece sarebbe stato promosso perché “fedele“.
Gli incursori di Varignano
Tra i casi citati c’è quello degli “Incursori che improvvisamente sono stati allontanati dal Comando di Varignano (unico posto dove avrebbero potuto continuare a mantenere l’addestramento non buttando alle ortiche anni e milioni spesi nella loro preparazione) e trasferiti dall’altra parte dell’Italia solo perché hanno fatto parte del gruppetto che nel corso delle prove del defilamento del 2 giugno, facendo scherzi con palloncini pieni d’acqua (è tradizione di tutti i militari che partecipano a tale evento), schizzarono Sua Maestà De Giorgi“.
Gli “amici” alla Corte dei Conti
Nella maxi inchiesta della procura di Potenza sul petrolio e le navi, la “cricca” avrebbe cercato di avvicinare anche i giudici della Corte dei conti chiamati a dare il via libera al maxi appalto a Fincantieri per il rimodernamento della flotta navale italiana. A definire i magistrati contabili suoi “amici“, è sempre il capo di Stato Maggiore Giuseppe De Giorgi. Le conversazioni intercettate dagli uomini della Squadra Mobile di Potenza sull’utenza dell’ammiraglio, si legge nelle carte degli inquirenti lucani “vertono sulle commesse alla Fincantieri (in virtù degli stanziamenti previsti dalla cosiddetta Legge navale) e sulla necessità poi di organizzare degli incontri anche con parlamentari, principalmente, in vista di alcune decisioni che andranno assunte in seno al Parlamento e che interesserebbero pure la Marina militare” .
L’ammiraglio De Giorgi, infatti, in una telefonata intercettata del 5 maggio 2015 parla con un tale Alberto della Fincantieri. “I due conversano sulle procedure da effettuare prima di dare inizio alla commessa – spiegano gli investigatori che da quasi due anni ascoltavano la “cricca” – De Giorgi assicurava ad Alberto che l’attivazione alla Corte dei conti sarebbe arrivata in tempi brevissimi in quanto lì avevano degli “amici” che glielo avevano già assicurato”. La Corte dei conti in effetti, in quei mesi era stata chiamata ad autorizzare la stipula dei contratti e gli impegni formali di spesa dell’Amministrazione della Difesa. L’influenza di De Giorgi, viene “apprezzata” anche da Nicola Colicchi, l’uomo della Compagnia delle Opere (il braccio armato economico del movimento Comunione & Liberazione ) considerato nell’inchiesta un lobbista in grado di muoversi negli uffici di tutti i palazzi del potere. In una conversazione tra i due del 15 maggio 2015, Colicchi scherza con all’ammiraglio: “Nessuno dice che sei tirannicciuto, dicono che sei troppo ingombrante...”.
Il ruolo di De Giorgi si lega anche a un altro filone dell’indagine lucana che punta al porto di Napoli. Tutti elementi ancora “secretati” dai pm. Nelle nuove carte infatti vengono ricostruite le mire della “cricca”, e in particolare di 4 persone già nel mirino degli inquirenti. Già in una conversazione del 4 maggio 2015 tra Colicchi e Enrico Vignola della Marina Militare “discutevano quale strategia politico-operativa intraprendere per attivare una forma di convenzione tra le autorità portuali e la Marina, in relazione a tutta una serie di attività, tipo lo sminamento del porto di Napoli. Vignola chiedeva a Colicchi se il “capo” (De Giorgi, ndr) ne fosse già al corrente. Colicchi rispondeva che in più occasioni lo stesso si era mostrato interessato alla cosa», annotano gli investigatori.
A dimostrazione di ciò, sempre a maggio 2015, l’intenzione del capo di Stato Maggiore di portare una nave cacciamine a Napoli, nell’ambito del suo progetto di dislocare le imbarcazioni dai tre porti militari italiani a quelli civili. Alla base di questa scelta ci sarebbe stata quella di tenerle pronte per un loro utilizzo in caso di un’emergenza della Protezione civile, come l’eventuale eruzione del Vesuvio.