L’ ex amministratrice delegata di Acciaieria d’Italia (Adi), Lucia Morselli, è stata iscritta nel registro degli indagati della procura di Taranto unitamente all’allora direttore dello stabilimento Alessandro Labile. Quest’ultimo ha ricoperto il ruolo dirigenziale dall’agosto 2022 a maggio 2023. Entrambi rispondono delle ipotesi accusatorie ri inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Lucia Morselli non è più amministratore delegato dell’ex Ilva dallo scorso febbraio, a seguito del commissariamento della società da parte del governo. Alla Morselli è stato notificato alcune settimane fa un avviso di proroga delle indagini su richiesta dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo, firmato dal gip Francesco Maccagnano del Tribunale di Taranto, a seguito di un esposto-denuncia presentato a suo tempo dai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, che è ancora proprietaria degli impianti siderurgici.
L’inchiesta ruota attorno alle emissioni di benzene del polo siderurgico tarantino. Guardando ai dati di Arpa Puglia, elaborati con Omniscope, relativi al 2023 emerge che l’alterazione dell’ambiente nell’area risulta peggiore del 2022 e del 2021. Nel quartiere Tamburi, la centralina più vicina allo stabilimento dell’ex- Ilva in via Orsini, il benzene nel 2023 è salito del 14,93% rispetto al 2022; nel 2022 si era registrato un incremento del 15,35% rispetto al 2021. Sulle concentrazioni di sostanze inquinanti era intervenuta anche l’ ASL Taranto che evidenziava in una relazione come “con gli attuali livelli di concentrazione dell’inquinante, seppur formalmente ed attualmente nei limiti individuati dalla normativa vigente, non si può garantire, secondo le evidenze scientifiche, l’assenza di effetti avversi sulla salute umana e passare da una concentrazione atmosferica di benzene di 1 microgrammo al metro cubo a una concentrazione di 5 microgrammi determinerebbe un eccesso di rischio relativo circa del 250 per cento”.
Acciaierie d’Italia (ex Arcelor Mittal Italia) negli anni aveva sviluppato dei piani per ridurre le emissioni e l’impatto sul territorio, ottenendo però risultati insufficienti. Consultando la Dichiarazione Ambientale di AdI Energia (società controllata al 100% da AdI), si rilevava che gli obiettivi di riduzione dell’amianto presente nella Centrale di Taranto, dove si produce vapore ed energia elettrica per lo stabilimento siderurgico, fissati al 2023 erano in forte ritardo.
Entrando più nel dettaglio, il bilancio mostra che dal 2020 al 2022 tutte le risorse impiegate dalla centrale (combustibili, acqua, emissioni, energia elettrica, scarichi idrici e rifiuti) hanno segnalato un incremento, a eccezione dell’utilizzo di prodotti chimici e ausiliari, che è passato da 354,2 a 271,2 tonnellate nel biennio. Le emissioni di inquinanti complessive della centrale sono salite da 3.444.719 tonnellate a 3.747.682 dal 2020 al 2022.
Lo scorso 29 febbraio la sezione fallimentare del Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza, passaggio finale per l’ammissione all’amministrazione straordinaria, e di conseguenza la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per vedrificare se siano state commesse irregolarità nella gestione dell’azienda tali da presupporre il reato di bancarotta.
Buone notizie invece in arrico per i 10mila dipendenti di Acciaierie d’Italia, 8.200 dei quali a Taranto . I commissari Quaranta, Fiori e Tabarelli hanno garantito che nel prossimo cedolino i lavoratori troveranno tutte le ferie maturate e non godute ante amministrazione straordinaria. Ulteriori incontri sono previsti poi con le rappresentanze sindacali per confrontarsi sui Tfr e la cassa integrazione.
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