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22 Dicembre 2024 09:32

Indagati i vertici del Consiglio Notarile di Roma

Secondo l'accusa, gli indagati, avvalendosi di un'associazione professionale la Asnodim, costituita ad hoc, avrebbero indirizzato gli enti verso "soggetti selezionati in modo arbitrari". Gli altri colleghi notai sarebbero stati minacciati, "di possibili conseguenze negative sulla vita professionale, non esclusa l'instaurazione di procedimenti disciplinari" in caso di loro rifiuto

Sfruttando una norma controversa e più volte censurata dal Tar i vertici del Consiglio notarile di Roma, Velletri e Civitavecchia avrebbero avocato a sé le procedure di cessione degli enti pubblici e di quelli privati, estromettendo i colleghi più deboli e favorendo sempre i soliti noti. La minaccia era quella di intralciale la loro professione, o di elevare contestazioni disciplinari, se non avessero rinunciato a gestire importanti incarichi professionali.

Una strategia utilizzata nel 2015 che adesso sta per portare sul banco degli imputati il presidente Cesare Felice Giuliani (che è anche il presidente del Consiglio Nazionale del Notariato per il triennio 2019-2022) ed i due consiglieri Antonio Sgobbo, della commissione di Vigilanza e deontologia, e Romolo Rummo, segretario.

Sono pesanti le accuse a loro carico formulate dal pm Roberto Felici della procura di Roma, che ha concluso le indagini : concussione e abuso d’ufficio. Un atto che solitamente anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo gli inquirenti, come si legge nel capo di imputazione “abusando dei poteri derivanti dalla carica ricopertaGiuliani, Sgobbo e Rummo avrebbero costretto i notai del distretto ad affidare al Consiglio l’assegnazione degli incarichi di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico.

il notaio Cesare Felice Giuliani

Gli altri colleghi notai sarebbero stati minacciati,di possibili conseguenze negative sulla vita professionale, non esclusa l’instaurazione di procedimenti disciplinari” in caso di loro rifiuto. Ma non è tutto. I tre pilotando i procedimenti avrebbero anche avvantaggiato “notai di loro elezione, in particolare lo stesso Rummo e altri membri del Consiglio“.

Secondo l’accusa, gli indagati, avvalendosi di un’associazione professionale la Asnodim, costituita ad hoc, avrebbero indirizzato gli enti verso “soggetti selezionati in modo arbitrari“. I tre notai indagati non avrebbero nemmeno tenuto conto dei criteri “quantitativo” e “deontologico-solidaristico“, che erano stati fissati dallo stesso Consiglio per favorire i notai più giovani. Alcuni professionisti hanno denunciato di essere stati costretti a non stipulare atti importanti, relativi alle dismissioni di immobili di Enasarco e di Roma Capitale.

Anche l’ Antitrust, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 30 maggio 2017, ha concluso l’istruttoria, avviata nei confronti del Consiglio Notarile di Roma Velletri Civitavecchia e di ASNODIM-Associazione Notariato Romano Dismissioni Immobiliari, con l’accertamento di un’intesa in violazione dell’art. 2 della legge n. 287/90. In particolare, l’intesa accertata consiste nell’adozione della Delibera n. 2287 del 29 maggio 2006, con la quale il Consiglio si è avocato il ruolo in via esclusiva di designare ex officio, tramite ASNODIM, i notai a cui affidare gli incarichi di redazione degli atti di rogito e di mutuo, nell’ambito delle dismissioni del patrimonio immobiliare di enti pubblici e previdenziali.

Secondo quanto era emerso nel corso dell’istruttoria,è stato delineato un sistema di affidamento degli incarichi notarili, nel contesto delle dismissioni pubbliche, preclusivo di ogni possibilità per i notai del distretto di offrire i propri servizi secondo dinamiche competitive e per gli inquilini di beneficiare di tale confronto per scegliere il notaio a cui affidare l’incarico.

Inoltre, il Consiglio e ASNODIM aveva adottato una serie di ulteriori misure limitative della libertà di iniziativa economica dei notai e della libertà di scelta degli inquilini/acquirenti del notai di fiducia, fra cui le attività di monitoraggio degli atti stipulati dai notai del distretto, gli interventi nei confronti dei notai che hanno accettato incarichi direttamente dagli inquilini, la stipula di Protocolli di intesa con gli enti proprietari degli immobili da dismettere con allegati i Tariffari che i notai designati erano tenuti ad applicare per gli atti da stipulare.

Con riguardo ai tariffari, l’istruttoria ha consentito di verificare che gli obiettivi di uniformità delle tariffe non risultano essere stati perseguiti tramite iniziative di contenimento dei prezzi, in un contesto normativo che già nel 2006 aveva abrogato l’obbligatorietà delle tariffe fisse o minime, ma al fine di evitare che comportamenti di prezzo indipendenti dei singoli notai potessero condurre a riduzioni di entità pari (o molto prossime) a quelle, in linea di principio, consentite dalla legge n. 410/2001.

L’istruttoria dell’ Antitrust aveva altresì dimostrato che l’intesa è stata attuata e ha prodotto effetti pregiudizievoli nella misura in cui ha impedito a un numero significativo di acquirenti di avvalersi della libertà di scegliere il notaio di fiducia e ha ostacolato le riduzioni degli onorari notarili richiesti per le prestazioni rese nell’ambito delle procedure di dismissione degli immobili di enti pubblici e previdenziali. L’Autorità aveva pertanto deliberato l’irrogazione di una sanzione pecuniaria nei confronti del Consiglio pari a 71.106,89 euro e di ASNODIM pari a 145.408,80.

A nulla valse il ricorso dei notai al Tar Lazio .Un unico disegno anticoncorrenziale» ispirò, secondo i giudici del Tar, il consiglio notarile di Roma, mediatore del grande affare delle dismissioni immobiliari. La cessione di migliaia di case, appartamenti e fabbricati da parte di vari enti pubblici. La sentenza dei giudici del Tar fotografava, in parallelo, il declino di una professione, respingendo il ricorso del Consiglio notarile e dell’associazione di categoria Asnodim contro il Garante della Concorrenza , confermano le conclusioni alle quali era arrivato l’ Antitrust : dal 2006 il consiglio dei notai esercitò pressioni al suo interno per «designare in maniera vincolante i notai che avrebbero dovuto stipulare i singoli atti dei processi di dismissione, l’adozione di protocolli d’intesa con gli enti proprietari e un’attività di monitoraggio sui singoli notai e l’esercizio strumentale del potere disciplinare».

Ed adesso per il notaio Giuliani ed i suoi “colleghi” il processo è sempre più vicino.

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