DI REDAZIONE POLITICA
DOPO CHE la pazza ruota della crisi ha smesso di girare, l’unica certezza, è quella arrivata per voce dal Presidente della Repubblica: “Serve un governo di alto profilo“. Più che un auspicio, da parte di Sergio Mattarella. La qualità invocata non si limiterà alla scelta di Mario Draghi: dall’ex numero uno della Banca centrale europea il capo dello Stato attende un esecutivo competente ed all’altezza di un compito difficile, cioè quello di guidare e rappresentare il Paese in una fase delicatissima e cancellare, grazie ad una lista di ministri autorevoli, dopo la triste immagine della politica negli ultimi giorni, intrisa di ultimatum, veti contrapposti, veleni, scambi di accuse, caccia a dei veri o presunti “responsabili”.
Draghi, da sempre molto defilato rispetto al mondo parlamentare, dovrà proporre allo stesso tempo comunque delle personalità capaci di rappresentare sensibilità diffuse, e di ricevere il gradimento e la fiducia dei partiti di destra e di sinistra. Questo è il ragionamento di chi non esclude che il premier incaricato possa persino coinvolgere nella sua squadra, in nome del bene del Paese, anche i leader delle principali forze politiche.
Di sicura, la lista dei “tecnici” in corsa per un incarico di governo, è lunga. Non si può che ripartire dai nomi circolati negli ultimi giorni, mentre i “manovratori” di Pd, 5S, Leu e Iv cercavano senza costrutto alcuno per l’interesse del Paese un’intesa per far ripartire il governo giallorosso guidato dall’ avvocato Conte. Era circolato anche e con forza il nome dell’ex presidente della Consulta Marta Cartabia insieme a Mario Draghi, alla guida di un governo istituzionale. Non è quindi improbabile che le venga offerta il ministero della Giustizia, una delega al centro di un durissimo scontro politico attorno ai temi della prescrizione che di fatto ha determinato le dimissioni di Conte, per evitare di venire sfiduciato in aula al Senato. In alternativa, per il posto di Guardasigilli, l’ avvocato e professore universitario Paola Severino, che ricoprì lo stesso ruolo nel governo Monti.
Una casella importante se non fondamentale è quella dell’Economia: Draghi potrebbe proporre di guidare il Mef a Fabio Panetta, membro italiano dell’esecutivo della Banca Centrale Europa, che viene ritenuto essere la persona più autorevole e capace di affrontare il delicato dossier del Recovery. Altro nome circolante è quello di Carlo Cottarelli, a cui Mattarella affidò l’incarico di formare un governo nel 2018, prima che salpasse la nave “gialloverde” con al timone il debuttante Giuseppe Conte che si auto presentò come “l’ avvocato del popolo” (grillino n.d.r.)
Altra figura centrale è quella del ministero della Salute: se non ci fosse la conferma di Roberto Speranza (che nel suo incarico ha attirato consensi trasversali) un nome spendibile potrebbe essere quello di Ilaria Capua, virologa con breve esperienza politica (fu deputata di Scelta civica) con una competenza e notorietà scientifica che va oltre confine. Al ministero degli Interni c’è chi ipotizza la conferma di Luciana Lamorgese, una dei pochi “tecnici” del secondo governo Conte, che potrebbe garantire continuità di azione amministrativa in un comparto delicato. Ma c’è anche chi ipotizza la nomina a ministro del prefetto Franco Gabrielli apprezzato e stimato capo della Polizia
Non è da escludere la presenza nell’ esecutivo di Draghi, dell’ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini e quella di Roberto Cingolani, fisico e responsabile dell’Innovazione tecnologica di Leonardo: entrambi facevano parte della task-force di Colao che nella primavera scorsa preparò per Palazzo Chigi un piano per la ripartenza del Paese dopo il lockdown.
Addirittura c’è chi pensa che Draghi possa chiamare proprio Vittorio Colao a fare parte del suo team. In tal caso per il premier “dimissionato” Giuseppe Conte, che non è mai entrato in simbiosi con l’ex top manager internazionale del gruppo Vodafone, arrivando congedarlo a giugno 2020 senza alcun riguardo. Una nomina questa che potrebbe essere la sconfitta più pesante all’interno della sua sconfitta politica e personale.
Draghi protagonista sulla stampa estera
Nel frattempo Draghi è già protagonista sulla stampa estera: “SuperMario dove la politica ha fallito“. Tutta la stampa internazionale a cominciare dall’americano Wall Street Journal, registra l’arrivo di Mario Draghi sulla scena politica italiana per tentare di uscire dalla crisi e scommette sull’ex capo della Bce nel compito nel quale la politica ha fallito. La situazione è “lungi dall’essere chiara”, scrive l’autorevole quotidiano finanziario, ma “Draghi si presenta al tavolo come uno degli uomini di più alto profilo internazionale in Italia e un accanito difensore dell’Unione”. “Se diventerà premier”, prosegue il Wall Street Journal, si troverà di fronte alla duplice sfida del Covid-19 e di una crisi economica profonda.
Il tedesco Der Spiegel aggiunge “il 73enne economista da settimane era evocato come possibile capo del governo a Roma; e un tale governo sarebbe probabilmente la soluzione nelle prossime settimane e mesi per guidare l’Italia attraverso i suoi problemi più urgenti nella pandemia da coronavirus”. Per il New York Times, “L’Italia si volge a Mario Draghi, per la gioia degli europeisti”, definendo l’incarico “una svolta notevole” dopo i complicati negoziati per risolvere la crisi politica.
Il New York Times, che paragona l’attuale momento italiano al 2011 quando il premier Berlusconi fu costretto a passare il testimone a Mario Monti. incaricato di “fare il lavoro sporco in economia per portare l’Italia fuori dai guai” attraverso scelte spesso severe e “impopolari”.Ma l’Italia “sembra pronta a tornare a un modello di governo tecnocratico per salvare il Paese dopo che le forze politiche hanno fallito”, è questo il vero quesito.
Gli inglesi del The Times, così sintetizzano gli ultimi mesi di politica italiana: “Nove anni dopo che allo stimato banchiere battezzato ‘Super Mario’ venne riconosciuto di aver salvato l’euro, gli sarà affidato il compito di portare l’Italia fuori dalla sua peggiore recessione economica dalla Seconda Guerra mondiale” aggiungendo che “Conte si è dimostrato un abile navigatore ma alla fine non è riuscito a sopravvivere alle eterne macchinazioni politiche a Roma. La mossa di Renzi è stata giudicata da tutti come un cinico tentativo per ottenere più potere nella coalizione dominata dal Partito Democratico e dai Cinque Stelle. Il presidente Mattarella avrebbe potuto scegliere il voto anticipato, che probabilmente favorirebbe una coalizione di destra guidata da Matteo Salvini, ma ha rilevato che l’Italia non può permettersi di essere distratta da una campagna elettorale di due mesi”, anche perché “i comizi prima delle elezioni in altri Paesi hanno portato a ‘pesanti’ aumenti del contagio”.
Adesso tocca a Draghi aggiunge The Times : “Come capo della Bce nel 2012, Draghi contribuì a calmare i mercati e ad evitare un crollo dell’euro sostenendo che avrebbe fatto ‘tutto il necessario’ per salvare la valuta. Ora deve ottenere il sostegno della miriade di partiti politici italiani”.
I mercati finanziari si fidano di Draghi
Piazza Affari parte in rally dopo le novità politiche di ieri sera e in vista del colloquio di oggi al Quirinale fra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Il Ftse Mib, a pochi minuti dall’avvio, segna un rialzo del 2,15% a quota 22.541,72 punti.
Spread tra Btp e Bund in calo questa mattina dopo l’annuncio che Mario Draghi incontrerà questa mattina il presidente Mattarella per vagliare l’ipotesi di un nuovo governo. Il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco è sceso a 107 punti dai 116 della chiusura di ieri. Il rendimento del Btp è a quota 0,58%.
Gli investitori, oltre che alla situazione interna, guardano ai numeri della pandemia ed anche alla scelta dei democratici Usa di andare avanti da soli sul maxipiano di sostegno all’economia. L’effetto Draghi si fa subito sentire sui bancari: Bper scatta di oltre il 9%, Banco Bpm del 6,17%, Intesa del 6,89% e Unicredit del 7,1%. Tutto il paniere principale e’ in rialzo: forti acquisti anche su Tim (+3,91%), su Atlantia (+7,42%) e sull’energia (Enel ed Eni +2,04%).