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24 Novembre 2024 01:18

Inpgi-Sopaf: Inpgi non si costituisce parte civile. Chi si meraviglia ? Noi no.

Un presunto investimento di circa 30 milioni di euro in Fip, azioni immobiliari, effettuato dall'Inpgi  l' Istituto di Previdenza dei Giornalisti, grazie all'altrettanto presunto artifizio e raggiro della Sopaf, società holding "fallita" e di proprieta dei fratelli Magnoni, arrestati quest'ultimi dalla Guardia di Finanza di Milano insieme ad altre cinque persone.

Secondo le indagini della procura di Milano, oltre all’Inpgi , l’ istituto di previdenza dei giornalisti, la cui gestione è da sempre “pilotata” dal sindacato, sarebbero coinvolti in questa mega truffa anche Enpam e la Cassa ragionieri dello Stato. Tre enti previdenziali che allo stato dei fatti sono parti lese. Negli ultimi dieci mesi, nel corso dei quali le indagini di inquirenti e magistratura sono andate avanti per accertare responsabilità e colpevoli su quanto accaduto,dentro gli uffici dell’ Inpgi vige e regna il silenzio più totale ha fatto da padrone .  Il Presidente dell’  Inpgi , il giornalista-sindacalista Andrea Camporese, iscritto nel novembre 2014 nel registro degli indagati, con l’accusa di “truffa aggravata”, ha rilasciato nei giorni scorsi una dichiarazione, pubblicata chiaramente sul sito della FNSI, difendendo a 360 gradi il suo operato di Presidente e respingendo ai mittenti ogni ipotesi di accusa.

I finanzieri hanno accertato una distrazione di oltre 100 milioni di euro dal patrimonio della Sopaf, società in regime di concordato preventivo. L’inchiesta in corso della procura di Milano ha acceso i riflettori su dei fatti e comportamenti che possono pregiudicare le casse dell’Istituto e non solo l’ “immagine” dell’ Inpgi . La somma investita dal fondo previdenziale Inpgi2 ammonta a 30 milioni nell’acquisto di quote Fip, (Fondo immobili pubblici dello Stato) a fronte dei quali la società Sopaf dei fratelli Magnoni (che avevano una grande amicizia e sintonia con Camporese) avrebbe avuto, secondo la Gdf e la Procura di MIlano , un illecito guadagno di circa 7,6 milioni dalla singola operazione.

Nell’attesa che i magistrati  milanesi accertino la verità dei fatti e stabiliscano eventuali responsabilità e colpevoli, dopo mesi e mesi di riserbo più totale  l’Inpgi ha finalmente ammesso di essere “parte lesa“, ma guarda caso….non si costituisce parte civile nel processo contro i fratelli Magnoni. esattamente il contrario di quanto hanno fatto più correttamente ed onestamente l’ Enpam e la  Cassa ragionieri dello Stato.

ADG-Ruggero-Magnoni
nella foto Ruggero Magnoni (SOPAF)

 

 

I giornalisti e consiglieri della FNSI, Paolo Corsini, Federica Frangi e Pierangelo Maurizio, hanno sottolineato alcuni aspetti importanti di questo scandalo: “non è chiaro perchè il Cda dell’Inpgi non si è costituito parte civile, cioè come parte attiva nel processo a piena tutela dell’Istituto e dei suoi iscritti: il che e’ ben diverso, come tutti i colleghi sanno e in particolare chi si è occupato per anni di giudiziaria, come Silvana Mazzocchi, membro del Cda e che con grande enfasi ha annunciato la novità della presenza dell’Istituto come parte lesa al processo.‎ Al contrario invece l’Enpam, l’ente dei medici, non ha avuto alcuna difficoltà a costituirsi parte civile”. Come mai? Forse perché a differenza dell’Inpgi, i vertici attuali non sono gli stessi che conclusero nel 2009 l’operazione Sopaf? “

Diverse le domande prive di risposta dall’ INPGI. Affidiamoci quindi ai magistrati milanesi a cui è stato delegato il compito di accertare come si siano svolti i fatti e giungere ad una verità ed individuare le responsabilità .

Nel frattempo pubblichiamo una lettera del giornalista Pierluigi Rossler Franz (contro il quale l’ex-Presidente INPGI Gabriele Cescutti,  il nostro Direttore ha vinto un processo con sentenza definitiva)  il quale, con un raro gesto di onestà intellettuale, riconosce l’assoluta fondatezza degli interrogativi  posti sulla vicenda Sopaf, interrogativi ai quali se ne sono aggiunti altri e si sono aggiunti dati di fatto di una gravità inaudita nell’incredibile comportamento di chi dovrebbe gestire i soldi della previdenza giornalistica. Quelle domande furono poste a maggio 2014 in una  conferenza stampa organizzata da Pierangelo Maurizio, da Fabrizio de Jorio e Paolo Corsini e da altri colleghi due settimane dopo che era esploso lo scandalo della presunta truffa per 7,6 milioni all’ Inpgi, con l’arresto dei fratelli Magnoni e di altri indagati. La lettera è doppiamente importante perché Franz, che è un sindaco revisore dei conti dell’Istituto, a distanza di dieci mesi ritiene essere stato turlupinato, rendendo noto che gli sono stati nascosti documenti fondamentali come la consulenza fornita dall’avv. Marani consegnata il 5 marzo scorso e di cui è venuto a conoscenza solo 15 giorni dopo. E’ lunga, ma vale la pena. Buona lettura

Lettera aperta

Al Vice Presidente Vicario INPGI
Dott. Paolo Serventi Longhi

e p.c.

Ai Consiglieri di Amministrazione INPGI

Ai Consiglieri Generali INPGI

Ai Componenti del Comitato Amministratore INPGI

Al Collegio Sindacale INPGI

Ai Colleghi

Nicola Borzi (Plus – Il Sole 24 Ore)

Fabrizio de Jorio (Rai)

Pierangelo Maurizio (News Mediaset)

Al Direttore Generale INPGI Dott.ssa Mimma Iorio

Oggetto: Ulteriori chiarimenti a supporto della richiesta di convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio Generale dell’Istituto: se fosse esatta la ricostruzione dei fatti contenuta nella Relazione del 5 marzo scorso dell’Avv. Andrea Marani, legale esterno di fiducia dell’INPGI, il Sindaco Pierluigi Roesler Franz avrebbe fatto la figura del cosiddetto “peracottaro” ed avrebbero perfettamente ragione quei colleghi che erano stati finora ingiustamente sbeffeggiati, cioé Nicola Borzi (Plus – Il Sole 24 Ore), nonché Fabrizio de Jorio (Rai) e Pierangelo Maurizio (News Mediaset), che da tempo sostenevano l’esistenza di gravi irregolarità nelle operazioni di acquisto da parte dell’INPGI 2 delle 225 quote del Fondo FIP cedute dalla SOPAF del Gruppo Magnoni.

Roma, 21 marzo 2015

Caro Vice Presidente,

Cari colleghi,

circa 10 mesi fa si tenne a Roma una conferenza stampa sulla vicenda SOPAF cui non partecipò il Presidente INPGI Andrea Camporese che vi era stato invitato per chiarire i termini dell’operazione che gravava sulle casse dell’Istituto. Ad organizzare l’incontro erano stati i colleghi Fabrizio de Jorio (RAI) e Pierangelo Maurizio (News Mediaset) della corrente sindacale romana di “Giornalisti in movimento”. Il resoconto fu riportato nell’articolo dal titolo: “Caso Sopaf: Inpgi parte lesa, “Giornalisti in Movimento” attende spiegazioni dal Presidente Camporese”, pubblicato da Marco Chinicò, cliccare su http://www.chinicsnews.it/…/602-caso-sopaf-inpgi-parte-lesa…

Nel corso della conferenza stampa furono rivolte all’INPGI le seguenti 4 domande alle quali ovviamente nessuno dette allora una risposta ufficiale. Eccole:

1) E’ vero che il 23 febbraio 2009 il presidente Camporese per conto dell’Inpgi firmava un contratto con la Sopaf per l’acquisto di quote Fip, “pari ad euro 30 milioni” a prezzo “immodificabile”, senza che nel contratto vi fosse “alcuna indicazione del valore della quota”, ma solo con l’indicazione dell’ammontare complessivo dell’investimento?”

2) E’ vero che il 31/12/2008 la Sopaf aveva stipulato un contratto con la società austriaca Immowest per l’acquisto di quote Fip al valore di 100 mila euro ciascuna?”

“3) E’ vero che il 6/3/2009 l’Inpgi anticipava alla Sopaf 30 milioni di euro in unico bonifico per l’acquisto delle quote Fip che la Sopaf, di fatto, ancora non deteneva?

“4) E’ vero che solo pochi giorni dopo, cioè il 12/03/2009, la Sopaf con la somma anticipata dall’Inpgi perfezionava l’acquisto da Immowest delle quote Fip a 100 mila euro ciascuna rivendendole all’Inpgi ad un prezzo di circa 130 mila euro ciascuna?”

A queste 4 domande ha ora risposto affermativamente l’avvocato Andrea Marani, legale esterno di fiducia dell’INPGI. Insomma, sarebbe tutto vero (vi é solo un piccolo – ma ulteriormente peggiorativo lapsus per l’Istituto perché la data esatta sulla 3a domanda é il 3, e non il 6, marzo 2009). Pertanto, secondo quanto riportato nella Relazione di 19 pagine dell’avv. Marani, i colleghi Fabrizio de Jorio e Pierangelo Maurizio avrebbero perfettamente ragione.

Ma avrebbe pienamente ragione e gliene dò ora pubblicamente atto, scusandomi molto con lui per averlo persino duramente e ingiustamente contestato, anche il collega Nicola Borzi, de “Il Sole – 24 Ore”, che ben prima ancora, il 17 febbraio 2012 ed esattamente in vista delle elezioni per l’INPGI cui si era candidato con il n. 8 nella lista “PROFESSIONISTI PER L’INPGI”, sostenuta dalla corrente sindacale milanese di SenzaBavaglio, aveva scritto un articolo intitolato: “Quell’affare (per chi?) delle quote di FIP vendute tre anni fa all’INPGI”.

Vi si legge, tra l’altro: “Scopriamo soprattutto che nelle prime settimane del 2009, appena prima della cessione di quote di FIP a INPGI, Sopaf aveva acquistato dalla società austriaca IMMOWEST del gruppo IMMOFINANZ (troverete allegati i bilanci) 800 quote del fondo FIP (una partecipazione pari al 6% del totale del Fondo) al valore di 80 milioni di euro, con un prezzo unitario per quota di 100mila euro. Operazione stranissima, questa, perché il gruppo austriaco IMMOFINANZ aveva comprato quella stessa partecipazione del 6% di FIP, anni prima, per 100 milioni. Com’è che la vendette a inizio 2009 a SOPAF con uno “sconto” (cioè, per gli austriaci, una perdita secca) di 20 milioni? E com’è che SOPAF vendette subito dopo le quote a INPGI? A quale prezzo? Al prezzo di carico delle quote acquisite all’avvio del FIP (126.667 euro l’una) o a quello a cui le aveva avute “a sconto” dagli austriaci (100mila euro l’una). Se SOPAF le avesse vendute su una base di carico nel proprio bilancio di 100mila euro l’una, avrebbe realizzato, su 30 milioni di ricavi, ben 7 MILIONI E MEZZO DI UTILE, cioè un profitto del 33% pagato ovviamente dall’INPGI e da tutti i suoi iscritti. Allora com’è che nella delibera di acquisto del presidente Camporese si presenta l’affare come lucroso per l’istituto, si parla di “sconto” del 4,39% e si dice che il valore unitario certificato delle quote FIP era di oltre 140mila euro l’una? Non pare essere sicura questa valutazione se si considera che il valore unitario della quota del Fondo, pubblicato ufficialmente da FIP, al 31 dicembre 2008 era pari a 138.552,563 euro. Perché, nonostante la stampa economica e internazionale ne avesse parlato diffusamente (allego gli articoli del Sole 24 Ore e di altre testate internazionali), nessuno a quanto pare dentro l’INPGI si dedicò a capire come mai, appena poche settimane prima di cedere quote di FIP a INPGI, SOPAF avesse acquistato dal gruppo austriaco quote di FIP per un valore inferiore del 20% a quello pagato dagli austriaci e comunque inferiore di oltre il 33% al prezzo pagato dall’INPGI a SOPAF solo pochi giorni dopo? Dunque nell’acquisto di quote di FIP per 30 milioni, il 19 febbraio 2009, con una delibera firmata dal presidente Camporese, chi ha fatto l’affare: l’INPGI o la SOPAF che avrebbe guadagnato 7,5 milioni su 30 di ricavi?”

Due anni dopo, il 13 maggio 2014, all’indomani dell’arresto a Milano dei fratelli Magnoni, Nicola Borzi scrisse: “L’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) ha la sfrontatezza di dire che non si sente truffato (come, invece, affermano i magistrati) dai fratelli Magnoni e dai loro soci di Sopaf (sette arresti e un mazzo di avvisi di garanzia) per l’acquisto delle quote del Fondo immobili pubblici (Fip) avvenuto nel febbraio 2009. La motivazione per cui Inpgi non si sente truffato? “Perché l’investimento ha prodotto un rendimento positivo”, rispondono. La risposta è risibile, rivolta a un pubblico, quello dei giornalisti (che versano la loro pensione all’Inpgi), trattato come se fosse composto da imbecilli. Perché? Perché Sopaf acquistò le quote Fip pochi giorni prima di rivenderle all’Inpgi pagandole il 30% in meno della somma che sborsò l’Istituto previdenziale dei giornalisti. Il quale continua a dire di aver fatto un affare. Dunque, facciamo un esempio: se io compro una casa che vale 100 mila euro – diciamo un valore a caso – e invece la pago oltre 130 mila – sempre a caso -, poi la affitto e incasso ogni mese la pigione e nel frattempo il valore della casa sale, io posso continuare a ritenere di aver fatto “un affare”, perché’ il rendimento combinato dell’affitto e della rivalutazione della casa é positivo. Ma la verità è e resta il fatto che io quella casa l’ho strapagata (oltre il 30% in più). Se non l’avessi pagata così tanto, coi soldi risparmiati (30mila euro) avrei potuto magari comprare anche un box e affittare pure quello, oppure dei BoT, o metterli in un conto di deposito. Ora, se l’avessi fatto, il rendimento del mio investimento – e il mio patrimonio – sarebbero assai più alti. Ho scritto 100 mila e 130 mila euro non a caso. Sono i valori ai quali Sopaf acquistò (100mila euro) ciascuna quota del Fip e la rivendette (a 130 mila e rotti euro) a Inpgi. Su 250 quote Sopaf lucrò in pochi giorni un guadagno di 7,5 milioni di euro a spese dell’Inpgi.
Perché l’Inpgi si chiude a riccio e non ammette l’errore? Ci sono due spiegazioni plausibili:
1 – dolo: secondo i magistrati (che vogliono verificare la condotta dei vertici dell’Inpgi stesso), l’Istituto previdenziale dei giornalisti è stato truffato, cioé raggirato, indotto a credere falsamente che l’operazione di acquisto delle quote Fip (per un valore totale di 30 milioni di euro) fosse “un affare”, mentre é dimostrato che il vero affare lo fece Sopaf, lucrando per pochi giorni di compravendita ben 7,5 milioni (su 30!);
2 – incompetenza: gli organi dirigenti e di controllo dell’Inpgi del 2009 (quelli in carica all’epoca dell’operazione FIP) non si accorsero della antieconomicità dell’investimento.
In entrambi i casi, l’Inpgi (cioé tutti i giornalisti italiani che versano all’Istituto i loro fondi previdenziali) hanno subito un danno. E i vertici dell’Inpgi sanno che, una volta acclarato il danno, la Procura della Repubblica è tenuta a inviare una segnalazione di questo danno alla Corte dei Conti, la quale controlla (solo formalmente) i bilanci dell’Inpgi e può chiedere a tutti i componenti degli organi dirigenziali e di controllo dell’Istituto previdenziale in carica nel 2009 i danni – pro quota – che i loro errori hanno causato all’Istituto stesso. Ecco perché oggi gli amministratori dell’Inpgi si affannano a dichiarare che “l’Istituto è parte terza” e non “vittima di truffa” (come invece scrivono i magistrati): perché c’é chi teme di essere chiamato a rifondere, pro quota, i 7,5 milioni sborsati in eccesso dall’ Inpgi stesso. Alcuni di coloro che erano ai vertici dell’ Inpgi nel 2009, quando l’operazione FIP fu fatta (come lo stesso presidente Camporese, che firmò la delibera di investimento) siedono ancora ai vertici dell’Istituto: mi pare chiaro perché minimizzano e parlano di “operazione fruttuosa“. Ma la verità nuda e cruda è questa”.

Come sindaco INPGI gli risposi che l’INPGI 2, avendo sempre sostenuto di aver pagato un prezzo per le 225 quote FIP inferiore a quello di mercato e di aver tratto un buon guadagno da questa operazione (circa il 38% di rendimento netto in 5 anni), non avendo subito un danno, non poteva costituirsi parte lesa.

Ma mi replicò subito Borzi: “Il fatto che Inpgi 2 abbia acquistato le quote FIP “sotto il loro valore di mercato” non toglie che la SOPAF le avesse acquistate pochi giorni prima pagandole 7,5 milioni in meno, dunque con un valore ancora più basso: non era un valore “di mercato”, essendo quello pagato per una compravendita, anche quello? Il fatto che le quote FIP abbiano reso non cancella quei 7,5 milioni con i quali Inpgi avrebbe potuto acquistare e far rendere, magari, altri investimenti, magari proprio un numero maggiore di quote FIP”. Quanto al fatto che io sostenessi che l’Inpgi 2 non era stato truffato mi contestò: “Spiegalo ai magistrati, perché sono loro a ritenere che truffa ci sia stata e ad avere usato questo termine, indicativo di un’ipotesi di reato ben precisa”.

 In pratica sarei stato completamente depistato e tratto in inganno, perché proprio sulla base di quelle tranquillizzanti affermazioni avevo difeso l’operato dell’Istituto prendendo apertamente posizione a suo favore. Pertanto – anche se in perfetta ed assoluta buona fede e con la coscienza a posto – avrei, invece, sbagliato facendo comunque la cosiddetta figura del “peracottaro”. Me ne rammarico molto, chiedendo di nuova scusa ai colleghi Fabrizio de Jorio (RAI), Pierangelo Maurizio (News Mediaset) e Nicola Borzi (Plus24 – Il Sole 24 Ore).

In conclusione, sarei stato bellamente preso in giro e turlupinato dagli Uffici INPGI, essendomi fidato delle sole carte che mi sono state mostrate e della rassicurazioni verbali avute (molte altre carte mi sono state, invece, nascoste, come la Relazione dell’avv. Marani).

Poiché, però, c’é in ballo soprattutto l’immagine di un Istituto previdenziale prestigioso, come l’INPGI, che ha alle spalle una gloriosa storia di quasi un secolo e che rischia di uscire a pezzi da questa brutta storia, è tassativamente necessaria l’assoluta trasparenza e chiarezza verso tutti gli iscritti che hanno pieno diritto di sapere per filo e per segno come sono andate realmente le cose e se vi siano state eventuali responsabilità gestionali ed amministrative. Insomma, é necessaria una ricostruzione, esatta al mille per mille, della delicata vicenda.

Per questo Vi invito cortesemente a voler richiedere, ai sensi dell’art. 11, primo comma, dello Statuto INPGI, la convocazione motivata di una seduta straordinaria del Consiglio generale (bastano solo 18 vostre firme). Vi ricordo, peraltro, che il Consiglio Generale si sarebbe già dovuto riunire tra breve per modificare lo Statuto INPGI (fra appena 3 giorni, martedì 24 marzo, come forse saprete, si terrà la riunione forse finale dell’apposita Commissione) al fine di contenere i costi di gestione, riducendo il numero dei consiglieri generali e ammettendo la possibile rielezione del Presidente Camporese nella primavera 2016 per altri 4 anni fino al 2020 (sarebbe così questo il suo terzo mandato quadriennale, mentre oggi é vietato perché lo Statuto ammette la rielezione del Presidente solo per 2 mandati consecutivi).

Resto a Vs. completa disposizione per ogni eventuale chiarimento.

Cordialità

Pierluigi Roesler Franz

Sindaco INPGI

 

P.S. Quello che Franz dimentica è che anche l’agenzia di stampa ADGNEWS24 con sede a Roma, diretta dal nostro direttore  Antonello de Gennaro, si era ampiamente occupata del problema. Questi sono i link:

Articolo del 17 maggio 2014 :  http://www.adgnews24.it/2014/05/17/crack-sopaf-gli-affari-con-l-inpgi-solo-adgnews24-il-fatto-quotidiano-ed-il-sole24ore-ne-parlavano/

Articolo del 3 giugno 2014 : http://www.adgnews24.it/2014/06/03/quello-strano-silenzio-del-presidente-dell-inpgi-a-report-sara-forse-per-la-perquisizione-subita/

Articoli del 3 dicembre 2013 : http://www.adgnews24.it/2013/12/03/camporese-inpgi-al-fatto-attacco-personale-piccoli-mastropasqua-crescono/

http://www.adgnews24.it/2013/12/03/inpgi-il-presidente-dell-ente-incassa-sempre-di-piu-l-ente-meno/

Articolo del 26 agosto 2012 : http://www.adgnews24.it/2012/08/26/la-sopaf-sullorlo-del-fallimento-e-quegli-strani-affari-con-linpgi/

Articolo del 14 agosto 2012 :  http://www.adgnews24.it/2012/08/14/ecco-chi-sono-i-soci-consulenti-degli-investimenti-inpgi/

Articolo del 8 giugno 2012 : http://www.adgnews24.it/2012/06/08/ecco-che-fine-hanno-fatto-i-partners-finanziari-dell-inpgi/

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