L’annuncio è stato dato al termine del Consiglio dei ministri assieme al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha varato una profonda riorganizzazione del suo Ministero, che dovrà portare a migliorare la “macchina amministrativa” ed a risparmiare 64 milioni l’anno.
Il tema delle intercettazioni è fermo da mesi in commissione Giustizia alla Camera, dove è parcheggiato il ddl del governo sul processo penale, approvato dal Consiglio dei ministri il 30 agosto dell’anno scorso. Dopo la vicenda che ha coinvolto l’ex ministro Maurizio Lupi, con la pubblicazione di telefonate non penalmente rilevanti, Ncd ha chiesto che le norme sulle intercettazioni fossero inserite nel ddl sulla diffamazione. Richiesta ribadita anche giovedì in Aula da Alessandro Pagano, ma respinta da Verini, capogruppo Pd in commissione.
Ma che le acque si stessero muovendo lo si è capito per la vicenda della norma stralciata dal decreto anti-terrorismo che permette il controllo “da remoto” dei computer, norma che il ministro Angelino Alfano ha detto che finirà nel ddl sulle intercettazioni. Cosa che ha allarmato i magistrati: il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, ha infatti espresso “meraviglia” per “l’accelerazione” della riforma e per il fatto che sia indicata come “priorità“. L’annuncio di Renzi, se costituisce una accelerazione nel suo stile per l’indicazione del termine entro il quale approvar la legge (l’anno in corso), non arriva però come un fulmine a ciel sereno.
Orlando, che sabato sarà a Reggio Calabria al congresso di Magistratura Democratica, ha sgomberato il campo da alcuni timori: la riforma non andrà nel ddl sulla diffamazione ma rimarrà in quello sul processo penale, una legge delega complessa su cui incombono scontri parlamentari, anche per i crescenti attriti interni al Pd. “A seconda dell’iter e dei tempi sul penale valuteremo quale strada seguire – ha detto il Guardasigilli – dobbiamo fare di tutto perché il ddl nel suo insieme proceda rapidamente“.
La giornata di Orlando porta con sè anche un’altra sfida che lo vede direttamente coinvolto: la profonda riorganizzazione del suo Dicastero, approvata dal Consiglio dei ministri, che comporterà un risparmio di 64 milioni di euro l’anno: le Direzioni del Ministero scenderanno da 61 a 36, i dirigenti di seconda fascia da 1600 a 712 e i provveditorati sul territorio da 16 a 11. Ma più che i risparmi, conta l’aspetto della migliore efficienza organizzativa.
“Questa – ha detto Orlando – è la più importante cura ricostituente della giustizia degli ultimi decenni“. “Di interventi organizzativi ne stiamo facendo tantissimi, accanto a quelli normativi – ha spiegato – perche’ le prescrizioni dei processi si realizzano anche perche’ non ci sono le strutture per far andare avanti il processo“.