ROMA – Si è svolto ieri presso la Scuola Superiore di Polizia, il convegno INVESTIGARE 2.0, Passato, presente e futuro nella lotta alla criminalità sul lavoro dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo e del mondo dell’investigazione, a cui ha partecipato il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli.
Organizzato dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi, l’evento ha l’obiettivo di raccontare le pagine investigative più importanti degli ultimi trent’anni, che hanno segnato la storia del nostro Paese, parlando delle nuove minacce criminali e dei nuovi strumenti d’indagine fino alle opportunità che le tecnologie digitali potranno riservarci nel futuro per aumentare la risposta di sicurezza. Dopo l’apertura istituzionale, a cui ha partecipato il primo Presidente della Cassazione dott. Giovanni Mammone, il convegno si articola in quattro panel tematici, che focalizzeranno l’attenzione sugli argomenti più strategici dell’attività d’indagine, tutti sviluppati con video e ricostruzioni che consentiranno a chi ascolta di vivere all’interno di un’indagine di polizia.
Dalla lupara al Web
Il primo panel, moderato dal giornalista Lirio Abbate, vice direttore del settimanale L’ESPRESSO, è stato dedicato all’attività di contrasto alle mafie, attraverso la rievocazione di pagine investigative e giudiziarie che hanno segnato la storia del Paese. Le organizzazioni criminali più spietate nel tempo hanno cambiato pelle per adeguarsi alla contemporaneità, innovando nei business illeciti, nelle regole interne, nei mezzi di comunicazione e nella proiezione oltre i confini nazionali.Vengono affrontati argomenti come quello dei “pizzini” al tempo dei social, del ruolo delle donne nella ‘ndrangheta, delle nuove leve della camorra, dell’espansione nel mondo dell’ “italian mafia”, con l’intervento di Kieran L. Ramsey, rappresentante dell’F.B.I. in Italia, dell’aggressione ai patrimoni dei mafiosi, dei rapporti tra l’art. 416 bis del codice penale con le nuove mafie, trattato dal Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone.
Scie Digitali
In un mondo globale e digitale anche i criminali lasciano scie virtuali dei loro percorsi illeciti. Il secondo panel, moderato dal giornalista scientifico Giovanni Carrada, è dedicato alle nuove tecnologie elettroniche ed informatiche che assumono un peso sempre maggiore nelle indagini. Mentre fino a qualche anno fa le scienze forensi di riferimento erano solo la biologia e la chimica, oggi tutti i mondi della ricerca scientifica (dalla matematica, alla fisica, all’informatica, all’ingegneria fino all’architettura) diventano protagonisti della criminalistica Come nel teatro virtuale, dove la realtà fisica diventa digitale e l’investigatore, come nel film “Minority Report” del regista americano Steven Spielberg , entra all’interno della scena del crimine e rivive quanto accaduto.
Storia da sbirro
Il mestiere dell’investigatore è così appassionante, nell’eterna lotta tra il bene e il male, che da sempre alimenta la fantasia di scrittori e sceneggiatori di film e serie televisive, il terzo panel, moderato dalla giornalista Fiorenza Sarzanini, si è occupato della comunicazione dell’attività d’indagine, dalle grandi operazioni, come la cattura di Bernardo Provenzano, alla risoluzione di omicidi efferati come quello del piccolo Loris, fino alle storie di criminalità comune (furti in appartamento, rapine, truffe, violenze, stalking, abusi su minori) che tanto allarme provocano nel comune cittadino. Alla tavola rotonda ha partecipato anche il giornalista ed autore televisivo Giuseppe Rinaldi, ideatore e conduttore della serie televisiva di Rai 3 “Commissari sulle tracce del male“.
Investigazione Laterale
Come il pensiero laterale cerca la soluzione al problema con un approccio diverso da quello diretto, l’investigazione laterale individua nuove metodologie d’indagine per aggredire le minacce criminali. Il terzo panel del convegno è stato moderato dalla giornalista e conduttrice televisiva Federica Sciarelli, e si è occupato dell’impiego degli “undercover” (cioè gli infiltrati) nelle indagini, delle nuove squadre di pedinatori, formate grazie alla collaborazione dei poliziotti francesi ed israeliani, del moving team, come squadra d’intervento formata dai migliori professionisti a supporto delle indagini più complesse. Nella tavola rotonda si è parlato anche delle mafie etniche, delle vittime vulnerabili e dell’uso degli strumenti della psicologia e della neurolinguistica nell’ascolto di testimoni ed indagati.
La conclusione dell’evento è stato riservata alle emozioni che il grande Gigi Proietti ha trasmesso con la lettura del Victim Personal Statement, una pagina di dolore scritta da Stefano Guarnieri, riportata nel libro “Il torto di essere vittime”, a cui è stato ucciso il figlio sulla strada, a testimonianza del ruolo centrale che nell’attività di polizia assume qualunque vittima, spesso in passato dimenticata. profonde anche le riflessioni finali del convegno affidate al Capo della Polizia, Franco Gabrielli