Ennesimo disastro per i Giochi del Mediterraneo 2026. La prevista doppia piscina (coperta e scoperta) dell’evento internazionale previsto a Taranto per il prossimo giugno 2026, ad oggi è irrealizzabile, anche se ci fosse con un’eventuale deroga del Governo sulla procedura di gara. E tutto questo perché manca il progetto della piscina, perchè in realtà quello “strombazzato” dal Comune di Taranto presentato in conferenza dei servizi, è risultato essere ampialmente incompleto. L’ Asset, l’Agenzia della Regione Puglia, guidata sino a quale che giorno fa da Elio Sannicandro (interdetto dalla Magistratura per una storia barese-foggiana di presunte tangenti) non ha mai predisposto la versione definitiva che doveva essere esaminata ed eventualmente approva dalla conferenza dei servizi e successivamente andava indetta una gara di appalto per l’impresa costruttrice ed eventualmente aggiudicataria.
L’elemento fondamentale mancante è il Pfte, Piano di fattibilità tecnico-economica, da far approvare dalla conferenza dei servizi, che peraltro è lo strumento necessario per indire una gara di appalto. Infatti nel cronoprogramma per la piscina consegnato dal Comune di Taranto, al commissario Ferrarese era indicata la chiusura della conferenza dei servizi per la fine dello scorso ottobre e l’avvio della procedura di gara per novembre. Due scadenze che non sono state rispettate dall’inefficiente “accoppiata” Asset-Comune di Taranto.
Il progetto della due piscine olimpioniche con una vasca coperta ed una scoperta, entrambe da 50 metri , per le quali era stato previsto a budget un importo di spesa 33,661 milioni era fortemente a rischio da oltre due mesi. Più volte erano emersi grossi interrogativi in relazione la sua fattibilità entro il termine di due anni e mezzo che ormai mancano dall’apertura della 20ma edizione dei Giochi. Non a caso il commissario dei Giochi, Massimo Ferrarese, ha scritto nella relazione che accompagna il nuovo masterplan definitivo, aveva indicato che “i previsti 21 mesi per la realizzazione dell’opera appaiono alquanto critici”, rendendo noto che per analoghe piscine costruite in altre città i tempi stimati per la realizzazione erano ampiamente superiori.
La presa d’atto della realtà della piscina si è manifestata ieri mattina, in una riunione intercorsa tra il commissario Ferrarese, il sindaco Rinaldo Melucci ed i rispettivi tecnici dalla quale ci si è resi conto che per completare l’iter procedurale del progetto ci vorrebbero ancora circa 3-4 mesi, compresa la validazione del progetto, tempi che di fatto rende impraticabile la realizzazione nei tempi necessari anche in presenza di una eventuale deroga sul piano della procedura che al momento non esiste. Ieri al termine della riunione presso la Camera di Commercio, il commissario Ferrarese ha immediatamente i contattato il Coni, la Federazione italiana del nuoto ed il Comitato internazionale dei Giochi per aggiornarli sulla situazione, e già nella prossima settimana si terrà un incontro per decidere il da farsi.
Coni, Federazione del nuoto e Comitato internazionale potrebbero valutare altre location, considerando che il nuoto è uno sport importante nel contesto dell’evento internazionale. Qualcuno ha ipotizzato la realizzazione di una piscina provvisoria a Taranto, da realizzare e smontare dopo la manifestazione. Un’operazione “folle” che avrebbe un costo intorno ai 10milioni di euro ! Qualcuno “ispirato” dalla politica barese avrebbe ipotizzato di utilizzare un altro impianto (a Bari c’è una piscina olimpionica semi-abbandonata ) e costruire la piscina al di fuori del cronoprogramma dei Giochi. Ma il commissario Ferrarese, ha ricordato e precisato che “il Governo ha assegnato 275milioni di euro per far svolgere i Giochi del Mediterraneo, e non per dotare la città di Taranto di una doppia piscina comunale olimpionica” che peraltro l’Amministrazione Comunale non sarebbe in grado neanche di gestire.
Il progetto comunale delle piscine olimpioniche in caso di mancata realizzazione potrebbe finire nelle aule di giustizia e sulla scrivanie della Corte dei Conti. Infatti leggendo il decreto n.4/23 del 13.01.2022 che riporta la firma dell’ex dg Elio Sannicandro del comitato organizzatore locale, successivamente “rottamato” dal Coni e dal Governo, si evince che il rendering (progetto grafico) è costato al contribuente la somma di 228.808,36 euro a seguito del “concorso internazionale” bandito dal Comitato per acquisire le idee progettuali. Al primo classificato (MDU Architetti) era destinato un premio di 100.381,96 euro, dal secondo al quinto classificato 20.000 euro cadauno oltre iva e oneri. Nel decreto l’ente banditore si riservava di affidare le fasi successive della progettazione tramite affidamento diretto al progettista vincitore. Legittimo chiedersi: chi pagherà questi rendering inutili ? Con che soldi ? E cosa farà la Corte dei Conti davanti allo spreco di soldi pubblici fatto sinora da Melucci e Sannicandro ?
Al momento sembra quindi impossibile reperire un’alternativa, né tantomeno risulta possibile seguire la formula dello stadio Iacovone, dove si è saggiamente abbandonato il progetto di project-financing per realizzare un impianto completamente nuovo abbattendo l’esistente, (progetto che nascondeva il vero interesse che era quello di realizzare all’interno dello stadio un’ipermercato di 20mila m2, da lasciare in gestione ad un privato per 90 anni !) e si è quindi optato sulla più logica ristrutturazione dello stadio esistente. Infatti a differenza dello stadio Iacovone, a Taranto non esiste una piscina della tipologia chiesta dal regolamento dei Giochi. Anche se il Comune dispone di una piscina da 25 metri con adiacenti spazi che in realtà avrebbe consentito di realizzarne una olimpionica (ma i tempi ormai non sono più sufficienti), senza alcuna conferenza di servizi . L’ attuale piscina comunale con vasca da 25 metri peraltro la cui gestione affidata ad un privato, costa alle casse comunali da circa 25 anni la bellezza di mezzo milione di euro l’anno (per un totale ad oggi di circa 12milioni e mezzo di euro pubblici sprecati !) per poterla ufare utilizzare la mattina alle scuole ed ai disabili. Non si è mai visto in Italia un Comune che paga un privato per utilizzare un bene proprio.
Per la ristrutturazione dello stadio Iacovone è in via di approvazione da parte della giunta comunale (che proprio ieri è stata rivoluzionata ancora una volta dal sindaco Melucci ) il Dip, cioè il Documento di indirizzo alla progettazione, che poi dovrà trasformarsi in Pfte per concretizzarsi in una gara di appalto. Per lo stadio sono previsti due stralci: uno per la ristrutturazione dell’anello, l’altro per la copertura che se mancassero i tempi, slitterebbe a dopo i Giochi.
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