di Paolo Campanelli
24 agosto. Terremoto al centro Italia. Tante parole potrebbero essere dette al riguardo, ma sarebbero tutte ridondanti, in quanto tutto quello che poteva essere detto, lo è stato. Come in ogni evento con chiari controsensi, in questo caso, costruzioni ritenute nuove e all’avanguardia andate giù come un castello di carte, mentre costruzioni di dura pietra, ritenute non in sicurezza e non ristrutturabili per esserlo non hanno nemmeno perso pezzi chi doveva fare satira si è lanciato.
In questo caso, Charlie Hebdo, il famoso giornale satirico francese che è stato colpito da un triste attacco terroristico nel 2011 e nuovamente nel 2015, quest’ultimo particolarmente brutale, e per cui l’intera comunità internazionale si strinse in cordoglio, con gente che modificava i propri Avatar digitali per mostrare rispetto e vicinanza. E che oggi gli augurano tutto il male possibile, e alcuni di trovarsi terroristi sotto la redazione. Come una saggia persona una volta disse: “Ma di cosa stiamo a parlare?” Disse anche altre cose, più dialettali, ma il senso era questo.
Ma perché, di un giornale di satira e denuncia, viene pubblicata una immagine parziale, senza descrizione o altro? Perché con qualcuno bisogna arrabbiarsi, ed è risaputo che a parlare con un muro, specie se franato, non si ottiene molto. Uno dei fondamenti dell’ironia di cui il giornale parigino è per l’appunto la satira, che si divide in comica e cinica: dove la prima è la semplice battuta, quella che fa ridere a priori, l’assurdo, la seconda è la rabbia, il ridere alle sventure altrui, dell’arrabbiarsi dell’essere cieco alle possibilità, dell’iperrealistico. E le due cose non sono nè compatibili, nè intercambiabili.
Molti di coloro che insultano sono gente che ha effettivamente perso parenti o amici nel sisma, o in uno dei precedenti, persone che hanno bisogno di scuse per arrabbiarsi verso il mondo, e gente che nella sua visione distorta di patriottismo, crede che i problemi siano causati unicamente da non-italiani. Tutta gente che non crede nella satira cinica e non andiamo oltre, che gli insegnanti di greco e di filosofia dell’intera già si stanno mettendo le mani nei capelli.
La versione completa della vignetta, oltre che al basilare “è successo il terremoto e noi ci facciamo ironia” infatti nasconde giochi di parole in francese sull’uso della sabbia per costruire i palazzi anziché materiali a norma (talaltro già confermata dai primi accertamenti) e persino una didascalia che ironizza su come la più grande paura italiana continui ad essere il terrorismo dell’ ISIS nonostante l’assenza di forze sul territorio anziché i rischi naturali che continuano a colpirci ogni 3-4 anni e a coglierci sorprendentemente impreparati.
Come dei novelli Charlie Brown, distesi sull’erba dopo che Lucy ci ha tolto il pallone che stavamo a calciare davanti, gli italiani “medi” si sono concentrati non sul problema in sé (Lucy che spostava la palla o in questo caso, i continui fallimenti sul campo della prevenzione) ma sul come non si sia riusciti a calciare la palla (e quindi, un giornale di satura che non guarda in faccia a niente e nessuno)
Il più stupido insulto che ne è stato fatto, è come una simile immagine non sarebbe stata fatta se qualcosa di simile fosse successo a loro fra cui Il Giornale (che però si mantiene in linea con il suo pensiero del gennaio 2015 del “se lo sono cercato”). Perché lo hanno fatto. Più volte. Con vignette sull’attentato con il camion della scorsa estate a Nizza, sui politici francesi, sull’immigrazione in Francia, persino sugli attacchi subiti. Al contrario, la risposta più apprezzata è stata quella di ”pillole di Jenus” #jesuistoujours charlie, raffigurante uno scolapasta insanguinato con la scritta “servizi segreti alla francese”.
Ma come il buon Charlie Brown, noi italiani continuiamo a non vedere il punto, a prendercela con la persona sbagliata, a non prestare attenzione a cosa dovremmo. Ma a differenza di Charlie Brown, noi non abbiamo nessun bracchetto a supportarci.