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22 Dicembre 2024 12:31

L’ ACCIAIERIA DI TERNI SEMPRE PIU’ VICINA AL GRUPPO ARVEDI

il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sta lavorando ad un piano nazionale della siderurgia con relative risorse nel Recovery Fund, non esiterà come lasciano trapelare fonti del MES ad esercitare la Golden power di Stato in caso di decisione della ThyssenKrupp favorevole alle offerte di aziende straniere per la Acciai Speciali Terni.
di Alessandra Monti

La Acciai Speciali Terni è stata fondata nel 1884 e come ben noto ha nei prodotti inox il proprio core business. Da palazzo Chigi il premier Mario Draghi segue con grande attenzione le dinamiche della siderurgia italiana a partire dal caso Ilva , consapevole della centralità del settore per l’intera manifattura del Paese, oltre che per i risvolti europei del piano di decarbonizzazione dell’industria continentale.

ThyssenKrupp nella tarda serata di ieri stava definendo gli ultimi dettagli delle procedure di cessione della Acciai speciali Terni ed indiscrezioni al momento non confermate, davano il Gruppo Arvedi in pole position per ottenere l’esclusiva della trattativa prevalendo, nel caso, sul Gruppo Marcegaglia che già aveva provato ad entrare nell’azionariato dello stabilimento ex-Ilva di Taranto. In ogni caso anche sullo stabilimento di Terni dopo quello di Taranto, dovè è tornato lo Stato, tornerà a sventolare la bandiera italiana.

Una vittoria italiana pressochè scontata considerato che gli altri due pretendenti, il gruppo cinese Baowu e la coreana Posco, da tempo si erano già ritirati . Una volta conclusa la trattativa, ed ottenuto il successivo necessario semaforo verde dell’Antitrust europeo, bisognerà raggiungere un accordo con le organizzazioni sindacali metalmeccaniche, quindi dopo ventisei anni di gestione del colosso tedesco ThyssenKrupp una delle tre capitali storiche dell’acciaio nazionale (insieme a Taranto e Piombino) cambierà proprietario non prima dell’inizio del prossimo anno.

A maggio del prossimo, se non prima come si vocifera, l’ex-Ilva, poi Arcelor Mittal Italia ed ora Acciaieria d’ Italia, passerà sotto il controllo dello Stato con l’azionista Invitalia che poterà al 60% le proprie quote azionarie, mentre oggi condivide il capitale azionario con diritto di voto con i franco-indiani di ArcelorMittal Europe.

A fronte dei ritardi e delle difficoltà del rilancio dello stabilimento di Piombino, attualmente gestito da Jindal (altro gruppo indiano), anche in questo caso Invitali è pronta ad essere della partita, mentre si è formata si è fatta una cordata italiana con la presenza anche in questo caso del Gruppo Arvedi e di buona parte degli industriali siderurgici del nord: un’ iniziativa che trae origine dal progetto di realizzare l’impianto di preridotto per il forno elettrico programmato alla Acciai Speciali Terni e per fornire le altre acciaierie del Paese, ma che potrebbe anche trasformarsi in un piano più complessivo per subentrare a Jindal.

Facendo leva sulla forte preoccupazione del Governo rispetto alle inadempienze degli imprenditori indiani per lo sviluppo della fabbrica toscana, come in quella di Taranto, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sta lavorando ad un piano nazionale della siderurgia con relative risorse nel Recovery Fund, non esiterà come lasciano trapelare fonti del MES ad esercitare la Golden power di Stato in caso di decisione della ThyssenKrupp favorevole alle offerte di aziende straniere per la Acciai Speciali Terni.

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