Sempre più numerosi i Comuni pugliesi, che sono quasi tutte in perdita e hanno accumulato debiti per poco meno di un miliardo di euro. Il vero vortice di perdite proviene dalle 385 società pubbliche partecipate, e la loro crescita sembra irrefrenabile. Fra queste società a dir poco mal gestite, 314 sono riconducibili ai Comuni, 62 sono controllate dalle Province e 9 dalla Regione Puglia.
I giudici della Corte dei Conti pugliese, che ha analizzato 161 società pubbliche da Foggia a Lecce ha certificato nell’ultima relazione che il costo per ogni unità di personale invide in 39mila 379 euro, e la spesa totale per il costo del lavoro raggiunge i 286 milioni di euro. A dir poco troppi sopratutto se confrontati con la produttività raggiunta dalle stesse società . Non è un caso se la percentuale del costo del personale sul valore della produzione incide arrivando a sfiorare il 45 per cento. Risultato negativo al secondo posto in Italia preceduti soltanto dai dipendenti calabresi. Le perdite totali ammontano a 30 milioni di euro. Il dato più preoccupante e significativo è quello relativo al debito. Infatti quello relativo alle 161 società analizzate dalla Corte dei Conti ha raggiunto il 905 milioni di euro. I giudici contabili segnalando le società in perdita hanno certificato che il totale degli organismi partecipati pugliesi “mostra una prevalenza delle perdite sugli utili” .
Fra le società a totale partecipazione e controllo pubblica svettano i 10 milioni di perdite dell’AMIU spa (la società della nettezza urbana di Taranto), seguita dai 2,5 milioni di Troia Energia, 1,3 milioni di Amtab e 1,8 milioni di perdite di Lupiae Servizi di Lecce. Nella relazione della sezione pugliese della Corte dei Conti dello scorso luglio, è stati certificato che quasi tutte le società partecipate regionali hanno chiuso con un risultato positivo, fatta eccezione per le Terme di Santa Cesarea, in perdita di 480mila euro. Ed ora la Regione Puglia sta provvedendo alla dismissione della sua partecipazione. Di fatto, il quadro generale su tutte le società pubbliche pugliesi è desolante.
Addirittura imbarazzante l “Avviso pubblico esplorativo per raccogliere manifestazioni d’interesse da parte di professionisti qualificati allo svolgimento dell’attività di ufficio stampa, comunicazione e gestione di contenuti multimediali” emanato lo scorso luglio dai vertici dell’azienda comunale tarantina. Un avviso dal quale potrebbe apparire a prima vista, che la crisi economica dell’azienda comunale, che tiene da anni quasi 600 dipendenti comunali , con il fiato sospeso e la paura di licenziamenti, non ci sia mai stata.
I vertici dell’ AMIU di Taranto infatti, nelle scorse settimane, hanno “manifestato” il proposito di contrattualizzare un “soggetto qualificato cui affidare per un periodo di 3 mesi le attività” di addetto stampa precisando che “la ricezione delle proposte, non vincola l’Amministrazione e non costituiscono diritti o interessi legittimi a favore dei soggetti coinvolti”. Di fatto “l’Amministrazione si riserva la facoltà di non procedere ad alcuna successiva procedura”. Il termine ultimo per la presentazione delle domande era fissato alle 11.30 di venerdì 18 luglio. Avranno ancora soldi da spendere dopo il “rosso” rilevato dalla Corte dei Conti pugliese ? resta da chiedersi cosa aspetti il Comune di Taranto a cambiare i vertici di quest’azienda e risanarla. Le casse comunali non possono permettersi delle perdite milionarie. E quei 10 milioni li pagano i tarantini con le loro tasse comunali……