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22 Dicembre 2024 13:33

L’ ammiraglioDe Giorgi interrogato: “Contro di me sono calunnie. Nulla da nascondere”

E’ arrivato entrando da un ingresso secondario, in un’automobile con i vetri oscurati , e dopo oltre un’ora l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi ha finalmente avuto l’ atteso confronto con i magistrati di Potenza, che è durato una ventina di minuti

Sono passati 13 giorni dalla pubblicazione della notizia che è indagato nel filone “siciliano” dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. E’ arrivato entrando da un ingresso secondario, in un’automobile con i vetri oscurati , e dopo  oltre un’ora l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi ha finalmente avuto l’ atteso confronto con i magistrati di Potenza, che è durato una ventina di minuti, giusto il tempo di rendere dichiarazioni spontanee e chiedere l’archiviazione dell’unica accusa a suo carico, al momento , di “abuso d’ufficio”. Poco dopo le 16, in divisa, questa volta esce dall’ingresso principale del palazzo di giustizia di Potenza, andando diretto verso le telecamere e annuncia ai giornalisti: “No, non mi dimetto per colpa dei corvi“.  Anche perchè a giugno 2016 l’ ammiraglio De Giorgi andrà in pensione.

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Il Capo di Stato maggiore della Marina Militare, ha tenuto un’ inconsueta conferenza stampa, in piedi, nel piazzale del Tribunale, con i cameraman dietro una ringhiera, tenuti a distanza,  non ha fatto fa riferimenti all’inchiesta e al colloquio appena avuto con i magistrati potentini. De Giorgi preferisce rispondere solo alle domande ricevute sul dossier anonimo pubblicato nei giorni scorsi dalla stampa. Cerca di smontare, punto per punto, tutte le accuse del “corvi”, partendo dalle  spese “folli”, al cavallo bianco sulla nave Vittorio Veneto e all’insabbiamento delle carte sui marò.

L’ammiraglio De Giorgi sostiene che non ha “nulla da nascondere” e non ha “mai fatto favoritismi, neanche a Fincantieri sostenendo che quel dossier “è stato fatto circolare già anni fa“, ribadisce, “è stato già analizzato dall’autorità giudiziaria senza dare esito ad alcun risultato e a nessuna prova di fondatezza. È chiaro che l’accelerazione della distribuzione di queste accuse vecchie, ricontrollate mille volte, girate e reinventate, mira a cercare di dare una spallata. Evidentemente c’è qualcuno, c’è qualche corvo a cui do molto fastidio“.

 

De Giorgi si dice fiducioso che “la magistratura individui chi è il corvo e i propalatori di queste false notizie”. Quindi niente dimissioni,: “Sarebbe un Paese molto strano se a seguito dell’opera di un gruppo di corvi, di diffamatori, un Capo di Forza armata si dimettesse: sarebbe un precedente assai pericoloso per una nazione che voglia essere democratica”. Niente dimissioni, ma anche niente richiesta di proroga dell’incarico di Capo di Stato maggiore della Marina Militare. “Io non so cosa stia pensando il presidente del Consiglio. Non ho mai pensato a una proroga perchè non mi sembra che sia costume da molto tempo dare proroghe alle scadenze del mandato. Ho avuto un mandato naturale di tre anni e mezzo, francamente non mi aspettavo alcuna proroga prima e non me la aspetto ora”. De Giorgi ha fatto qualche ammissione: “Conosco Gianluca Gemelli solo perché suo padre era un ufficiale di Marina, ma non l’ho mai frequentato. Forse l’avrò incontrato a qualche cerimonia pubblica, ma nulla di più”.

Affida al suo legale difensore, Pietro Nocita, il compito di entrare nel merito delle dichiarazioni spontanee: “È stato prodotto tutto ciò che riguarda il rapporto fra Marina Militare e porto di Augusta: non c’è nessun atto di concessione o nessun atto della Marina che riguardi un qualche soggetto o una qualche società di quel porto. Né avrei mai potuto intervenire in alcun modo perché le autorizzazioni spettano alla Regione e non alla Marina”. Per questo, l’avvocato ha chiesto l’archiviazione dall’unica accusa: “Mi pare sia impossibile ipotizzare un reato di abuso d’ufficio, che si commette attraverso atto della pubblica amministrazione, senza l’atto“.

De Giorgi è accusato di abuso d’ufficio per vicende legate al Porto di Augusta, nella “tranche” siciliana dell’inchiesta. Secondo la procura di Potenza Gianluca Gemelli (indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze, ndr) sarebbe stato favorito per un pontile utile allo stoccaggio del petrolio e lei nell’approvazione del progetto sulla flotta navale. L’ammiraglio ha precisato che “la Marina ha solo un diritto di servitù per i tubi, mentre la competenza del pontile è della Regione, io non ho mai parlato della questione con Gemelli. Né Colicchi (Nicola Colicchi ,indagato, lobbista della Compagnia delle Opere-Comunione e Liberazione,  ndr) mi ha mai chiesto aiuto o favori. Inoltre, come vi ha appena ribadito anche il mio avvocato, non esistono atti che attestino passaggi di autorizzazioni, o concessioni tra la Marina e il porto di Augusta per quel pontile”

L’ammiraglio ha aggiunto: “Non capisco quindi in che modo avrei potuto commettere un abuso d’ufficio. Per non parlare della flotta: un progetto che io ho caldeggiato perché come alto ufficiale ho piacere che la Marina raggiunga sempre il meglio. Ma vi pare che in un piano di oltre 5 miliardi, per cui hanno discusso vari dicasteri ministeriali, commissioni parlamentari, con tutta una serie di passaggi elaborati, possibile che Gemelli avesse tutto questo potere?

Prima delle dichiarazioni rese da De Giorgi, nel palazzo di giustizia di Potenza, la Procura della Repubblica  aveva incassato una prima vittoria, forse “poco mediatica”, ma probabilmente decisiva per il prosieguo dell’inchiesta. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato i  ricorsi su due posizioni “minori”: permane il divieto di dimora per Giambattista Genovese l’ex vicesindaco di Corleto Perticara (Potenza) , e per Salvatore Lambiase l’ex dirigente della Regione Basilicata.  Al Riesame è stato presentato anche il ricorso dell’ Eni per chiedere il dissequestro di due vasche nel centro oli di Viggiano e di un pozzo di reiniezione, a Montemurro (Potenza), fondamentali per riprendere la produzione di petrolio in Val d’Agri (75 mila barili al giorno). Per il momento il Tribunale si espresso solo sui primi due ricorsi.

Oggi sono stati esaminati anche i ricorsi delle sei persone ai domiciliari dallo scorso 31 marzo, cinque dipendenti dell’Eni e Rosaria Vicino (Pd) l’ex sindaco di Corleto Perticara. Le decisioni dovrebbero arrivare all’inizio della prossima settimana, quando sono previsti altri interrogatori, tra i quali anche quello dell’imprenditore siciliano Gianluca Gemelli ormai ex-compagno dell’ex Ministra, Federica Guidi.

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