Nelle chat romane gira uno “schemino” che spiega come chi ha preso ben oltre le mille preferenze sia stato scalzato: Angela Salafia (1.402 voti) dal docente De Santoli, Marco Bella (1139) dal notaio Colucci. I più votati alle Parlamentarie rischiano quindi di vedere gli scanni della Camera e del Senato solo in fotografia, scivolati giù nelle liste a cause della «comparsa» imposta dei prescelti di Giuseppe Conte o per la sua stessa candidatura in lista in ben 4 regioni.
In quelle stesse chat si leggono le contestazioni dei fedeli di Virginia Raggi finiti supplenti o addirittura fuori, anche se per ora nessuno di loro intende ritirarsi. Decisione questa invece adottata da Nicolino Di Michele, molisano slittato al secondo posto per l’alternanza di genere: «Non ho più lo spirito per affrontare la campagna elettorale».
La deputata uscente Francesca Flati, con quasi 1.695 clic, è risultata la più votata del Lazio, ma si troverà davanti in lista il neo capogruppo Francesco Silvestri: “Certo, mi spiace. Sarebbe stato bello essere capolista. Il listino di Conte è una novità, ma è stato votato. Ora è il momento di lavorare ascoltando i cittadini”.
Luca Migliorino, vice presidente della commissione d’inchiesta che si occupa della morte di David Rossi ( ex direttore relazioni esterne del MPS), è risultato il più votato nella seconda circoscrizione toscana, ma è stato collocato al terzo posto per la parità a causa della presenza in lista di Ricciardi «paracadutato» da Conte. Certamente non può dirsi soddisfatto ma, contattato, ci tiene a rispondere: «Non rilascio dichiarazioni sul tema».
In molti si stanno chiedendo se, considerata anche l’impostazione dei 5 Stelle, a proposito di legalità…l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho non sia imbarazzato a vedersi in lista insieme a Riccardo Tucci, imputato per frode fiscale. Ma quello che in realtà si chiedono, quale sia il senso di queste liste: «Dal secondo posto in poi bisogna prendere percentuali davvero alte per far scattare i seggi», è la consapevolezza dei più. Ad avere reali chance alla fine restano solo i quindici “fedelissini” cortigiani di Conte. Chissà se adesso Beppe Grillo avrà ancora il coraggio di ripetere il suo mantra grillino : “uno vale uno”.