Con un comunicato stampa, a seguito di notizie riportate da alcune agenzie di stampa, ILVA S.p.A. in Amministrazione Straordinaria ha precisato e comunicato che, “all’incontro convocato con i rappresentanti sindacali di FIM, FIOM e UILM, che si terrà il prossimo 29 ottobre a Roma, presso gli uffici di ILVA S.p.A. in amministrazione straordinaria, parteciperanno i Commissari Straordinari e la Direzione Generale della Società“. Le organizzazioni sindacali avevano chiesto un confronto con i vertici dell’azienda commissariata, a causa della situazione finanziaria dell’azienda che preoccupa i dipendenti, che è conseguente al difficile momento produttivo.
Per la UIL Puglia “L’Ilva perde ogni mese da 30 a 50 milioni di euro, e sono a rischio circa 20mila lavoratori tra quelli dell’azienda e quelli dell’indotto: può scoppiare una vera e propria bomba nucleare. La situazione rischia di deflagrare da un momento all’altro e i lavoratori se la prenderanno innanzitutto con la Regione“, mentre per la Fim Cisl nazionale “La situazione dello stabilimento di Taranto continua ad aggravarsi. I lavoratori dell’Ilva, insieme ai loro colleghi delle aziende dell’appalto e dell’indotto, attendono risposte circa il futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento siderurgico ionico” come riporta un comunicato stampa “nel ribadire la necessità di dare all’Ilva una struttura forte e indipendente, chiede al Governo di presentare quanto prima un programma di rilancio, utile a scongiurare il definitivo tracollo. Il clima in questi ultimi giorni sta tornado a scaldarsi, a causa delle notizie poco confortanti provenienti anche dagli ambienti istituzionali regionali sulla carenza di liquidità e il conseguente nuovo stallo del percorso di ambientalizzazione. In ballo ci sono 20 mila posti di lavoro, oltre ad una perdita economica per l’intero Paese“.
“La Fim-Cisl sin dal principio si è detta contraria alla nazionalizzazione dello stabilimento – conclude la nota – in quanto, senza soggetti industriali siderurgici, essa non può rappresentare la soluzione più idonea per il rilancio. Occorre trovare in fretta – continua il comunicato – un soggetto privato capace di fare impresa e garantire nello stesso tempo il processo di ambientalizzazione del sito tarantino (con l’adeguamento alle prescrizioni AIA) condizione quest’ultima necessaria per rimanere in vita. Questi ritardi, fin qui accumulati non fanno bene alla fabbrica e all’intero territorio tarantino, pesantemente gravato da altre vertenze (Marcegalia, Vestas, Arsenale Marina Militare, etc)“.