ROMA – Taranto, Genova, Frosinone e Roma sono le quattro province italiane dove la crisi economica e conseguentemente occupazionale si avverte di più. Non a caso in queste città sono in corso e proseguono dei grandi processi di ristrutturazione, o si aprono dei nuovi scenari di crisi. In pratica delle “isole” poco felici laddove l’economia ristagna e permane nel baratro della recessione, con il lavoro che continua a diminuire e nei primi tre mesi dell’anno la cassa integrazione è cresciuta, tornando a volare ben oltre il + 6,1% della media nazionale certificata l’altro giorno dall’Inps.
Spetta alla Capitale il record assoluto di Cig autorizzate con ben 7 milioni e 653 mila ore (su un totale nazionale di 66 milioni) ed un aumento del +115,8% sul 2018. L’aumento più forte in assoluto pesa però sulla provincia di Taranto (+751,8% e 5,6 milioni di ore) seguita subito dopo da quella di Genova, che fa segnare un balzo del 390% arrivando a quota 2,53 milioni di ore. Imponente anche la frenata di Frosinone dove la Cig aumenta del 260,5% toccando quota 2,11 milioni. Sulla base deii dati elaborati per la stampa, dal Servizio politiche attive del lavoro della Uil, che ogni mese elabora un prezioso rapporto sulla cassa integrazione, più di una su tre province, cioè+ 35 su 101, fanno segnare un incremento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, 26 province addirittura crescono a doppia cifra.
La classifica delle 10 peggiori comprende oltre a Taranto, Genova, Frosinone e Roma, anche Campobasso dove la cassa nel primo trimestre è aumentata del 311,9%, seguita da Pisa (+178,6%), Oristano (+174,2), Pordenone (+139,4), Mantova (+113,8) e Ferrara (+106%). Le 10 migliori, al contrario sono nell’ordine: Crotone che passa da 34.196 ore a zero (-100%), Aosta -90,6, Asti -86,7, Parma -86,4, Rovigo -84,7, Vercelli -84,6, La Spezia -84,2, Reggio Emilia -80,3 e Gorizia -77%.
Il Lazio si piazza a livello regionale al primo posto con 10,2 milioni di ore di ammortizzatori sociali concessi nei primi tre mesi, seguito dalla Lombardia (9,2 milioni) e dal Piemonte (9 milioni circa). Tra le province alle spalle di Roma ci sono Torino con 6,9 milioni di ore ed un incremento del 63.9%, quindi Taranto (5,6 milioni), Milano (2,6 milioni circa), Genova (2,5 milioni), Napoli (2,3 milioni), Frosinone (2,1 milioni), Ancona e Varese (1,8 milioni) e Brescia con 1,2 milioni.
Questa nuova crisi soprattutto colpisce il Centro Italia, dove la cassa sale del +28,1%, ed il Sud (+12,7%). Il Nord nel suo complesso segna invece una diminuzione del 6,6 per cento. Sono soprattutto le ore di cassa integrazione straordinaria (+11,1%) Ad aumentare mentre quella ordinaria cresce del 4,7% e quella in deroga scende dell’80,8%. A soffrire in particolar modo il comparto industriale, che nonostante i dati positivi di molti distretti tipicamente manifatturieri, vede la cassa integrazione crescere del 25,4% a livello nazionale , mentre cala del 4,8% nell’edilizia e nei settori del commercio e dell’artigianato dove addirittura cala del 65/67 per cento rispetto all’ inizio del 2018.
Il comparto industriale è quello che ha iniziato peggio il 2019 passando da 42,7 a 53,6 milioni di ore autorizzate. Ma non tutte le province storicamente votate alla produzione manifatturiera seguono le stesse dinamiche: province come Biella, Modena, Cremona e Terni fanno infatti segnare incrementi rispettivamente del 91,5, 90,5, 48,4 e 18,4%, mentre Verona, Vicenza, Bologna e Padova calano rispettivamente del 56,2, del 40, 36,8 e 33,9%. E a poi seguire Milano, Brescia e Treviso scendono a loro volta del 31,3, 17,7 e 6,5 per cento.
Nel primo trimestre grazie agli ammortizzatori sociali, secondo le stime della Uil, sono stati tutelati ben 130 mila posti. Di questi, 20mila solo nel Lazio, 18mila in Lombardia, 17.550 in Piemonte, 14.500 in Puglia, 8.400 in Campania e 8 mila in Emilia Romagna, 6.800 nelle Marche, 6.600 in Veneto e 5.400 in Liguria.