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24 Novembre 2024 13:19

La Cassazione ha deciso: Aeroporti di Puglia deve mostrare i contratti con Ryanair

Dopo una lunga vertenza amministrativa e una condanna per lite temeraria la Corte di Cassazione a sezioni unite dà ragione ad Alitalia che aveva chiesto di conoscere i documenti con i quali è stato stipulato l’accordo fra la compagnia aerea irlandese e la Regione Puglia.
ROMA – Con la sentenza n. 9912 depositata venerdì 20 aprile le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno deciso: la società Aeroporti di Puglia deve mostrare ad Alitalia i documenti contrattuali stipulati nel 2009 e nel 2014 con Ryanair grazie ai quali la compagnia aerea irlandese avrebbe pianificato una campagna pubblicitaria alle destinazioni pugliesi sul proprio sito web in cambio di una sconosciuta importante contropartita economica. Ottenendo dalla società di gestione aeroportuale pugliese importanti sconti anche sui servizi di handling cioè  l’assistenza a terra per la compagnia irlandese a low coast.
Dopo aver provato ogni tipo di opposizione legale e giudiziaria si è arrivati finalmente ad una decisione definitiva e sopratutto giusta e trasparente: la società pubblica di gestione degli aeroporti pugliesi deve mostrare tutti i contratti ad Alitalia, che ne aveva fatto richiesta sin dallo scorso 16 marzo 2015. La decisione della Suprema Corte arriva dopo un un lungo percorso di cause e ricorsi iniziato nelle aule del Tar Puglia (sentenza numero 1599/2015) , per passare poi in quelle del Consiglio di Stato e, per ultimo, dinnanzi alla decisione della Suprema Corte.
Un vero e proprio braccio di ferro  durato tre anni a cui la Cassazione ha finalmente fatto chiarezza e messo la parola fine alla disputa legale insolita, visto e considerato che si trattava di soldi “pubblici”, cioè del contribuente . Secondo gli ermellini della Suprema Corte  quei contratti non possono essere ritenuti  “documenti privati” relativi a semplici  “interessi commerciali“, sottoscritti da due imprese private. Infatti Aeroporti di Puglia non è una società privata ma bensì pubblica, che riguardano peraltro un “servizio pubblico“, offerto dall’ Adp che è un’impresa pubblica qual è , società partecipata dalla Regione Puglia che detiene il 99,414 % delle quote societarie mentre  i restanti millesimali azionari detenuti dalla Camere di Commercio di Bari (0,059%) , Brindisi (0,004%) , Lecce (0,002)  e Taranto (0,400%) , dall’ Amministrazioni Provinciali di Bari (0,059%), Brindisi (0,002%) e Foggia (0,009%) e dal Comune di Bari (0,040%) e Brindisi  (0,012%)

 

Anche i fondi utilizzati dalla società Aeroporti di Puglia  che gestisce gli scali pugliesi destinati alla Ams-Airport marketing services Ltd che fa capo a Ryanair sono soldi “pubblici”,  per la precisione dell’Unione Europea. Peraltro assegnati al Gruppo Ryanair  senza alcun bando di gara ad evidenza pubblica, ma bensì con un “affidamento diretto” . Questo è quanto hanno sentenziato  i giudici della Suprema Corte hanno confermato quanto già deciso ed accertato dal Tar di Bari, terza sezione, presieduta da Sergio Conti, lo scorso  3 dicembre 2015. Una sentenza che venne confermata a sua volta il 20 ottobre 2016 dalla quarta sezione del Consiglio di Stato. Pertanto, Alitalia aveva ragione quando aveva chiesto “l’accesso agli atti, al fine di valutare un’azione legale a tutela dei propri diritti e interessi “.
Il Consiglio di Stato aveva ritenuto legittimi i diritti vantati dall ’ex compagnia di bandiera di voler verificare se i contratti sottoscritti da Aeroporti di Puglia  e dalla società di marketing Ams-Airport marketing services Ltd  della compagnia aerea low cost irlandese non avessero “attribuito a Ryanair un’utilità maggiore, e incentivi alla presenza della compagnia negli scali pugliesi, sotto le mentite spoglie di contratti pubblicitari sono quindi stati considerato un interesse assolutamente legittimo.”
Ma nonostante tutto ciò per verificarlo attraverso l’accesso amministrativo ai documenti contrattuali, Alitalia ha dovuto rivolgersi alla porta di un Tribunale Amministrativo Regionale, successivamente vedersi trascinata in appello da Aeroporti di Puglia e quindi finire dinnanzi alla Suprema Corte Cassazione per volontà di Ryanair, affiancata dalla stessa società aeroportuale pugliese e persino da Assaeroporti un’associazione di categoria che raccoglie i gestori aeroportuali.
Una decisione quella delle toghe della Corte Suprema che oltre alle spese legali, è costata agli ultimi ricorrenti anche la sanzione di cinquemila euro a testa per “lite temeraria” come  richiesto da Alitalia. I magistrati della cassazione hanno ritenuto che ” Il ricorso è un’ipotesi di impiego pretestuoso e strumentale del diritto di impugnazione volto, secondo la prospettazione di Alitalia, a procrastinare la pendenza del giudizio finalizzato a ottenere l’ostensione di atti, con indebito aggravamento delle sue ragioni e nonostante la lampante evidenza del credito azionato “. Praticamente in parole semplici la compagnia low cost con l’ultimo iniziativa legale, avrebbe di voluto fare melina per ritardare il giorno in cui  Alitalia avrebbe potuto consultare i contratti in questione.
Ryanair aveva chiesto inutilmente alla Cassazione di annullare tutte le sentenze dei giudici amministrativi, in maniera tale da poter riportare la disputa giudiziaria davanti ai giudici ordinari e quindi allungare oltremodo i tempi. Alitalia però adesso dovrà accontentarsi dei soli contratti,  non potendo accedere anche alla corrispondenza di posta elettronica intercorsa  fra Aeroporti di Puglia e la  compagnia aerea low cost irlandese , come aveva richiesto al Tar della Puglia. Perché secondo tutti i giudici sinora coinvolti, quelli sì  sono documenti “privati”  dinnanzi ai quali la concorrenza deve fermarsi. Una piccola vittoria inutile quella dei baresi ed irlandesi, rispetto alle sconfitte giudiziarie maturate con le tre sentenze a loro sfavore.
Nessun commento da parte dell’ azionista di maggioranza, cioè la Regione Puglia, il cui presidente Michele Emiliano ama tanto partecipare alla conferenze stampa, ma si dimentica…. di chiedere scusa ai contribuenti quando spende e spande (anche illegalmente) i loro soldi pubblici, finanziando (senza alcun bando di gara…)  peraltro società estere. Come nel caso di Ryanair.
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