ROMA – Dorina Giangrande, la prima moglie e madre di Alessandro Daniele e di Cristina Daniele, figli avuti dal musicista napoletano, con cui alla fine degli anni Settanta convidise dischi e concerti, dopo la sua separazione coniugale riceveva un assegno di mantenimento da 75 mila euro l’anno. Pino Daniele ancora in vita, aveva chiesto la riduzione dell’assegno ma la Giangrande, invece non era d’accordo, e richiedeva persino l’aumento anche dopo la morte dell’artista. L’ ex moglie ha però avuto la peggio.
Prima che la Suprema Corte potesse pronunciarsi, Pino Daniele è morto come noto improvvisamente, ma ciò nonostante l’ex moglie aveva insistito per avere una pronuncia definitiva, opponendosi alla richiesta di dichiarazione di cessazione delle materia del contendere. La Cassazione ha quindi dovuto dirimere una questione controversa, oggetto di contrasto nella stessa giurisprudenza della Suprema Corte. L’ indirizzo precedente della prima sezione civile della Cassazione sosteneva che la morte “nelle more del giudizio“del soggetto obbligato non determina la cessazione della materia del contendere, permanendo l’interesse della controparte a vedersi riconoscere gli eventuali arretrati. Ma secondo un altro indirizzo più solido e condiviso, la morte invece “travolge” qualsiasi decisione accessoria alla separazione e al divorzio. Da qui la decisione della sospensione dell’assegno da 75 mila euro l’anno.
Nella propria sentenza definitiva la Corte di Cassazione, sostiene che “l’obbligo di contribuire al mantenimento dell’ex coniuge è personalissimo e non trasmissibile, proprio perché si tratta di una posizione debitoria inscindibilmente legata a uno status personale“. Da questo deriva che l’azione per il riconoscimento dell’assegno di divorzio non può essere portata avanti nei confronti degli eredi dell’ex coniuge ed, allo stesso tempo, che questi ultimi non possono ottenere la restituzione delle somme versate sulla base di provvedimenti non definitivi. A volte chi troppo vuole rischia di perdere tutto.