ROMA – La app Whatsapp che dal 2014 fa parte della galassia di business di Facebook cresce di mezzo miliardo di utenti ogni due anni, e la scorsa settimana ha annunciato di aver superato i due miliardi di utenti. Erano un miliardo nel 2016, un miliardo e mezzo nel 2018.
Ma proprio negli stessi giorni della “trionfale” comunicazione, la Commissione Europea a Bruxelles diceva ai suoi funzionari di non usarla: ed invitava tutti senza nominarla, ad usare Signal. Secondo Bart Preneel, un professore di crittografia di una università belga, la motivazione è che Signal rispetto alle altre app è basata su un protocollo molto innovativo ed avendo un codice aperto, tutti possono sapere quali modifiche vengono apportate.
In poche parole scambiarsi messaggi su Signal sembrerebbe più sicuro. In realtà ultimamente anche Whatsapp “cifra” ogni messaggio che ci scambiamo in modo da renderlo non intercettabile e soltanto il mittente e il destinatario possono leggerlo, arrivando al punto che davanti alle richieste dell’autorità giudiziaria, possono fornire solo i metadati (ovvero dire se due persone si sono scambiate un messaggio, quando e da dove), ma non il contenuto del medesimo.
Whatsapp e Signal si basano sul medesimo protocollo (Open Whisper Systems): lo ha realizzato un leggendario esperto di sicurezza informatica che si fa chiamare Moxie Marlinspike. Va evidenziato una differenza importante: Whatsapp è un sistema chiuso, di proprietà di Facebook e quello che accade al codice non lo sa nessuno; Signal, che esiste dal 2013, è un sistema aperto, trasparente, “no profit” e sostenuto da una fondazione creata nel 2018 da Mox dal fondatore di Whatsapp Brian Acton, appena cinque mesi dopo che aveva rotto con Zuckerberg.
Signal è la app preferita dagli attivisti (come Edward Snowden), da chi deve comunicare in sicurezza (il Senato degli Stati Uniti l’ha indicata come preferita già nel 2017) e da chi pensa che Mark Zuckerberg abbia troppo potere (anche i magazine Wired e Fast Company recentemente l’hanno scelta come app di messaggistica). Per tutti gli altri, e non sono pochi, c’è Whatsapp. Se pensate che la privacy sia una cosa seria, vale la pena di provarla.