di ANTONELLO de GENNARO
Arriva da Bari l’ultima querelle fra coloro i quali sono legati ancora a quel tesserino di giornalista, il cui possesso è sempre più facile grazie alla mancanza di controlli e regole da rispettare dell’ Ordine dei Giornalisti. Oggi sul CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, l’edizione pugliese del CORRIERE DELLA SERA è apparso un articolo molto critico nei confronti del Comune di Bari, che ha affidato la comunicazione ad un ingegnere regolare vincitore di un concorso bandito dal Comune anni fa.
“Imbattibile con l’online, un vero mago nei contenuti e nei sistemi spesso complessi e oscuri della Rete – scrive il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – ma sicuramente non titolato a dirigere e coordinare una struttura che si occupa di comunicazione. In sostanza preparazione di comunicati, rassegne stampa e rapporti con gli organi di informazione“.
Il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO che riempie le proprie pagine grazie sopratutto a collaboratori periferici, pagati con pochi euro ad articolo, dopo il ridimensionamento del proprio progetto editoriale iniziale, rende noto che “la testata giornalistica del portale istituzionale del Comune (con tanto di autorizzazione del Tribunale di Bari del 16 marzo 2000, anno in cui nacque appunto il sito online) non ha un direttore responsabile. L’ufficio stampa si regge solo con due istruttori amministrativi, regolarmente iscritti all’Ordine dei giornalisti nell’Albo pubblicisti“.
Qualcuno dovrebbe spiegare a questi colleghi che il mondo della comunicazione e dell’informazione è cambiato. In altri Paesi europei come la Germania, Spagna, dove non c’è uno status giuridico vero e proprio dei giornalisti, esattamente come in Inghilterra e negli Stati Uniti d’ America. In Italia i corrispondenti dei quotidiani esteri esercitano la professione di giornalista senza aver alcun Ordine professionale. Un articolo di cronaca economica un giornalista americano lo può consegnare per la pubblicazione nella sostanza identico al Wall Street Journal o al New York Times.
Per il diritto di cronaca i giornalisti americani hanno il Primo Emendamento della Costituzione, e sono notoriamente molto più tutelati dei giornalisti italiani . Bisogna provare non solo che le informazioni sono state volontariamente riportate in maniera errata, ma anche che vi era l’intento di nuocere, molto difficile anche per un bravo avvocato lavorare sul confine dell’assenza o meno di malizia. Negli Stati Uniti i giornalisti amano i fatti, mentre in Italia molto spesso vengono mischiati troppo spesso con le opinioni, non solo scrivendo di politica. Le notizie e i commenti, dovrebbero essere sempre ben separati, in quanto sono due lavori diversi. Mentre nei giornali e televisioni italiane è la norma corrente. Basta dare un occhio alla proprietà editoriale per capire di cosa si parla, e sopratutto come si parla.
Un giornalista americano Eric Sylvers , che è stato corrispondente americano dall’Italia per il New York Times e il Financial Times, in Italia avrebbe dovuto sostenere un esame di Stato per diventare giornalista professionista, e così commenta: “Lo so e francamente lo trovo ridicolo! Da noi sei un giornalista se ti pagano per fare questo lavoro. Ci risulta davvero difficile capire per quale ragione in Italia venga richiesta un’abilitazione, come se si trattasse di diventare un medico, per esempio“.
A mio parere è semplicemente ridicolo ed anacronistico sostenere delle campagne di “casta” per la tutela di un titolo professionale, sempre meno qualificato e sicuramente poco redditizio come comprova la crisi occupazionale dei giornalisti in Italia. Qualcuno dovrebbe spiegare che in RAI la stragrande maggioranza di persone che lavorano nelle redazioni dei programmi sono assunti con contratti da programmatore-regista e non come giornalisti. Che i nostri vertici delle istituzioni e della politica corrono per farsi intervistare nei programmi popolari condotti da Mara Venier e Barbara D’ Urso che giornaliste non sono. Ma in tal caso nessuno dice una parola. Per l’ Ordine Nazionale dei Giornalisti va tutto bene…
Non è un caso che i programmi più seguiti e temuti in Italia siano “STRISCIA LA NOTIZIA” e “LE IENE“, i cui inviati non sono iscritti all’ Ordine dei Giornalisti, ma fanno un ottima informazione, inchieste incisive e risolutive, e lo fanno molto meglio dei giornalisti televisivi con il tesserino in tasca, che si preoccupano solo dei propri privilegi contrattuali. Così come i “comunicatori” del Movimento 5 Stelle che attraverso un buon uso del web hanno letteralmente scavalcato ed annientato la mediazione del giornalista politico o parlamentare. Evidentemente in molti non si sono accorti che il mondo è cambiato.
Fa semplicemente sorridere leggere chi scrive e sostiene che qualcuno “Imbattibile con l’online, un vero mago nei contenuti e nei sistemi spesso complessi e oscuri della Rete”, sicuramente (da dove arriva questa sicurezza ?) non sia “titolato a dirigere e coordinare una struttura che si occupa di comunicazione. In sostanza preparazione di comunicati, rassegne stampa e rapporti con gli organi di informazione”.
Il giornalista del CORRIERE DEL MEZZOGIORNO scrive di “un’altra emergenza molto simile alla Regione Puglia dove con la prossima tornata di concorsi, preannunciata urbi et orbi dall’assessore al Personale” annunciando che “si dovrebbe colmare anche il sottorganico nell’ufficio stampa del consiglio regionale e della giunta con il reperimento di undici unità. Di cui almeno cinque giornalisti, mentre per le altre sei figure in lizza si parlerebbe genericamente di «comunicatori». Per i quali al momento non esiste in Italia né un ordine professionale, né tantomeno alcun titolo, ma solo la rappresentanza di alcune associazioni. Ma forse per la Regione Puglia la tessera di un’associazione vale di più dell’iscrizione a un importante ordine professionale“
La realtà è che spesso i comunicatori sono più preparati, competenti ed elastici dei giornalisti , sopratutto di quelli troppo attaccati ai millantati diritti sindacali, ma che in realtà si preoccupano esclusivamente dei propri interessi economici e non prestano alcun interesse a quei colleghi sottopagati e sfruttati dalle redazioni. E’ la stampa bellezza ? No. E’ un mondo autoreferenziale che non ha capito che di anno in anno il loro ruolo sarà quello dei “passacarte”. Basta sfogliare i giornali per rendersi conto della valanga di comunicati stampa copiati ed incollati, che vengono spacciati come articoli, o guardare nei telegiornali filmati forniti dalle Forze dell’ ordine e spacciati come propri.
Questa è stampa “monnezza” cari amici e colleghi.