La manifestazione si è svolta lungo alcune vie della città con un sit in davanti alla sede Prefettura, ma è stata quasi impercettibile in tutto il resto della città. A sfilare erano incredibilmente gli imprenditori e lavoratori delle aziende di Taranto colpite dalla crisi. Più che veri e propri industriali, si trattava di fornitori dell’indotto di Ilva, Eni e Cementir , che si sono riuniti davanti al piazzale del porto mercantile. Gli operai delle aziende, in tuta da lavoro, hanno mostrato i cartelli con le scritte: “Oggi manifestiamo domani chiudiamo“, “Una città che non produce è una città che muore“, “Indotto Ilva risorse esaurite“, “No alla desertificazione industriale“, “No alla città dei no“, “Tempa rossa + lavoro + sviluppo per il porto“.
Gli imprenditori, i dipendenti dell’indotto Eni e dell’Arsenale della Marina Militare e gli altri partecipanti si sono presentati direttamente davanti all’entrata del porto mercantile per unirsi agli altri manifestanti. La manifestazione era stata chiamata “Industria ultima fermata“, si è allungata sino alla sede della Prefettura in centro, dove una delegazione ha consegnato al Prefetto, Umberto Guidato, un manifesto indirizzato al Governo.
Resta da capire come mai nella manifestazione e negli slogan degli imprenditori (e presunti tali) non ci sia stato nessun riferimento alla classe politica locale, regionale, ai parlamentari eletti alla Camera e Senato, completamente assenti sia nella gestione della crisi, che nello svolgimento della manifestazione. Rivolgersi al Prefetto altro non è che una boutade, un colpo d’effetto i cui risultati sono pressochè inutili.
I mezzi pesanti e leggeri degli imprenditori che hanno manifestato si sono concentrati nel piazzale antistante l’ingresso C dello stabilimento Ilva per proseguire lungo la Strada Statale 7 sino ad arrivare al punto di stazionamento del porto. I lavoratori dell’indotto del Siderurgico hanno raggiunto la ‘portineria imprese‘ e poi sono stati condotti in autobus al punto del raduno.
Tra le contestazioni fatte proprie dal presidente di Confindustria Taranto, Enzo Cesareo, ci sono la crisi dell’Ilva, che si ripercuote sulle imprese dell’indotto e dell’appalto per i ritardi nei pagamenti; il mancato sviluppo del porto e il rischio di chiusura e ridimensionamento degli stabilimenti Eni e Cementir.
Ma quello che Confindustria Taranto dovrebbe porsi in realtà è un altro problema: può l’economia tarantina vivere solo sull’indotto di 3 aziende ? Qualche voce maligna aggiunge che proprio Cesareo dovrebbe tacere, in quanto da quando è presidente della Confindustria Taranto le sua attività ed appalti sarebbero cresciuti.
Durante lo svolgimento del corteo Un gruppo di cittadini ha inscenato una protesta . In piazza Fontana nella città vecchia vi è stato un accesso scontro verbale tra manifestanti e contestatori che hanno urlato ‘Taranto libera. Assassini. I nostri figli muoiono come i vostri figli, è una guerra tra poveri”. Gli industriali ed i loro dipendenti hanno continuato a marciare al grido “Lavoro, lavoro“. I due gruppi erano divisi da un cordone di polizia e carabinieri. Il questore, Enzo Mangini, nella serata di ieri aveva emesso un’ordinanza con la quale ha vietato per presunti motivi di ordine pubblico, in maniera poco democratica secondo noi, la contromanifestazione annunciata dal Comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” di cui fanno parte numerosi operai dell’Ilva ed associazioni ambientali che il 2 agosto del 2012 bloccarono, in piazza della Vittoria, l’inutile comizio dei leader sindacali della “triplice” CGIL, CISL, UIL, Camusso, Bonanni ed Angeletti, pochi giorni dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva. Però bisogna riconoscere la verità dei fatti, e cioè che questo movimento trasversale non ha mai cercato lo scontro fisico, ed ha sempre manifestato civilmente.