Nuovi guai per la cooperativa Karibu dei familiari del deputato Aboubakar Soumahoro (eletto nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra). La coop Karibu gestita da sua moglie Liliane Murekatete, sua suocera Marie Therese Mukamitsindo , e suo cognato Michel Rukundo, ha maturato, al 31 dicembre 2021, un passivo di 2 milioni e 425 mila euro. Scorrendo le varie voci del bilancio 2021 della Karibu, che secondo la relazione degli amministratori, “negli ultimi anni ha contratto di molto il suo bilancio”, evidenzia un utile di 175.631 euro al netto di imposte. Le entrate comprendono 2milioni e mezzo di ricavi da clienti e 227.000 euro ricevuti “a fondo perduto” per emergenza covid. E come hanno usato questi ricavi e contributi, come mai non li hanno spesi per pagare i dipendenti ?
Non solo non pagavano i braccianti impegnati nelle campagne dell’agro pontino, ma non versavano neppure i loro contributi né pagavano le tasse per l’impresa. Così hanno accumulato oltre 1 milione e mezzo di debiti a cui si va sommata un’esposizione debitoria di un altro milione nei confronti di banche e fornitori. “È veramente grave che una società che riceve appalti da enti pubblici abbia un’esposizione così elevata”, dice Gianfranco Cartisano, sindacalista della Uiltucs che per primo ha denunciato il caso dei lavoratori non retribuiti dai parenti di Soumahoro.
Tra trattenute sulle buste paga dei dipendenti, contributi Inps e tasse per l’impresa dalla cooperativa dei familiari di Soumahoro non è stato versato 1 milione e mezzo di euro. “È scandaloso che oltre a non saldare il conto con i braccianti non abbiano pagato neppure il fisco” aggiunge Gianfranco Cartisano “Tutto è partito da noi della Uiltucs e dai lavoratori. Non è possibile che oggi diventi una battaglia di tutti: dov’erano prima gli enti, e la politica in generale? Oggi rimane per noi l’unico obiettivo di ripristinare la dignità di questi lavoratori e pagarli nell’immediatezza. Il prefetto deve, in questa vicenda sociale, attivare un tavolo specifico con tutti gli enti responsabili degli appalti. Non possiamo più attendere i passaggi burocratici di palazzo: stipendi subito“. Per questo, il segretario della Uiltucs di Latina, annuncia che “stiamo predisponendo una lettera per chiedere un incontro urgente al prefetto di Latina, perché convochi d’urgenza tutte le parti e i soggetti interessati, come per esempio la Regione Lazio e i Comuni che assegnavano i progetti, perché si raggiunga un accordo. Questa vertenza, e il disagio di questi lavoratori per noi non hanno colore politico”.
La cooperativa Karibu è oggi presieduta da Marie Terese Mukamitsindo, madre di Liliane Terese, nel 2018, vinse il premio imprenditrice dell’anno e fu premiata da Laura Boldrini. Il magistrato Simonetta Matone, attuale senatore della Lega, ex magistrato ed ex vice capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, si chiede: “se l’onorevole Boldrini oggi premierebbe di nuovo la Moukamitsindo che a Latina lotta contro il caporalato ma poi pagherebbe i suoi dipendenti, quando si ricorda di farlo, a nero, di fatto sfruttandoli”.
La procura della repubblica di Latina ha avviato due procedimenti, avvalendosi degli accertamenti delegati alla Guardia di finanza a seguito dei quali è stata vede indagata per malversazione la suocera del parlamentare, ed un secondo procedimento con delega di indagine ai Carabinieri di Latina, che è stata appena avviata per distruzione e occultamento di documenti contabili. Volevano forse nascondere gli stipendi da 100mila euro l’anno che si davano i familiari dell’ on. Soumahoro, il quale sostiene che sua moglie è “disoccupata” ?
Questa vicenda fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalla moglie del deputato il quale si spacciava per difensore dei diritti dei braccianti, la quale che sfoggia sui socialmedia vestiti ed accessori di lusso mentre poi i dipendenti non vengono pagati . Persino un altro cognato di Soumahoro, Richard Mutangana, un altro fratello della moglie, si presentava come “direttore” dei progetti della Karibu e che riceveva in Ruanda (dove ha altre attività ) contributi pubblici e bonifici al vaglio della Guardia di finanza di Latina. E per concludere…. le tasse non pagate. Non si fermano anche gli accertamenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro sulle cooperative Karibu e sul consorzio Aid. Gli atti sono in fase di conclusione, avviati a seguito delle denunce di alcuni lavoratori. “Soltanto martedì – precisa Cartisano – abbiamo ottenuto la rateizzazione per una lavoratrice della cooperativa Karibu che era creditrice di 8 mila euro di stipendi. Per altri tre lavoratori ci siamo riaggiornati al 29 novembre. Ciò che vogliamo è che sia applicata per i lavoratori non pagati la procedura di intervento sostitutivo di pagamento delle retribuzioni già applicato per quattro dipendenti del consorzio Aid“.
A questi due filoni d’inchiesta se ne potrebbe aggiungere a breve un terzo, questa volta per maltrattamento di minori, a seguito delle segnalazioni che alcuni ragazzini hanno presentato al sindacato Uiltucs di Latina: “Non ci davano da mangiare e abitavamo in case senza acqua e senza luce“. L’altro ieri, infatti, queste denunce sono state raccolte anche dagli ispettori dell’ex- Ministero per lo sviluppo economico che hanno effettuato un sopralluogo a Latina per far luce sulla gestione delle cooperative della famiglia Soumahoro. È quindi probabile che a questo punto la Procura accerti anche su questi aspetti ed indaghi su quanto è realmente accaduto nelle case per i minori.
Ma chi è in realtà Liliane Murekatete la moglie di Aboubakar Soumahoro ? Quella che appare tutta “griffata” nei selfie dove ostentava il lusso o quella delle battaglie per i migranti? Se lo stanno chiedendo in tanti, anche gli investigatori della guardia di Finanza. La donna che era sempre in prima fila calata nella sua nuova vita accanto a Soumahoro nel villino che i due hanno acquistato nel giugno scorso a Casal Palocco composto da sei vani in zona residenziale dopo aver lasciato la sua casa nel centro di Latina dove abitava quando gestiva le sue cooperative, adesso invece sembra sparita.
Raccontano che conosceva il nome di tutti i migranti che arrivavano nei centri di accoglienza, li aspettava quando arrivavano con i pulmini dal casello autostradale di Frosinone dove suo fratello Michel li andava a prelevare. L’appuntamento era in una stazione di servizio appena usciti dall’autostrada, era il 2017 e Michel Rukundo aveva 32 anni e tante vite già alle spalle, dal suo arrivo dal Ruanda, quando era poco più che bambino, insieme alla madre Marie Thérèse e alle sue sorelle, fino alla fondazione della cooperativa Karibu che dagli inizi degli anni Duemila si occupa di accoglienza?
La moglie Liliane Murekatete, non disdegna il lusso sfrenato e l’amore per le grandi firme viaggiando tutta griffata Louis Vuitton… Lui fa lo show in parlamento presentandosi con gli stivali di gomma sporchi di fango. Lei viaggia con valigie e vestiti griffati. E postando sul suo profilo social una vita tra viaggi, alberghi e ristoranti di lusso. Ipocrisia a tonnellate. E poteva mancare una fotografia abbracciata a Roberto Saviano ? Ma certo che no !
In quegli anni le cose sembravano andare per il verso giusto bene: accoglienza, integrazione, impegno. Ad un certo punto il meccanismo si è inceppato, e si è fatta molti amici e molti nemici. Dai suoi detrattori Viene quasi subito soprannominata “Lady Gucci” , anche perchè la moglie del deputato Soumahoro ha sempre messo in evidenza la sua passione per la moda e il lusso. Liliane è bella ed appariscente grazie ai vestiti, borse e accessori, portati su un fisico che si fa notare. Grandi occhiali da sole, molte foto e selfie più da “influencer” sui socialnetwork che da imprenditrice nel sociale. Insomma non passa inosservata, e gli “amici” su Facebook la chiamano la regina d’Africa.
Una passione la sua per la moda che trasferisce anche sul lavoro, organizzando nel 2018 una sfilata al centro commerciale LatinaFiori, dove lei stesso indossava un abito in stile africano con il turbante. Oltre ad un casting per selezionare ragazze e ragazzi che saliranno in passerella in occasione del lancio del marchio K, un made in Italy africano ideato dai richiedenti asilo della cooperativa Karibu. CasaPound l’attacca, la mattina del 16 maggio compare uno striscione davanti alla sede cooperativa: “Per una moda che ti veste ce n’è una che ti spoglia” riferendosi chiaramente alle foto sui social in cui Liliane compare con marche costose di abbigliamento, sostenendo che questo consumismo sia figlio dell’enorme introito che deriva dall’affare dell’accoglienza dei richiedenti asilo è quasi una certezza.
La moglie di Soumahoro così replicava: “Provo profondo rammarico come donna per le frasi che mi sono state rivolte. Il mio istinto mi spingerebbe a rivolgermi alle autorità ma la razionalità mi induce a sperare in un confronto costruttivo”. Ma lei non si ferma: partecipa al matrimonio di due ragazzi ospiti della cooperativa Karibu che si sposano a poche settimane dall’uscita dal progetto Sprar di Monte San Biagio, nei giorni successivi partecipa alla pulizia delle spiagge in jeans e t-shirt con i ragazzi delle cooperative e gli amministratori comunali. E su Facebook alterna selfie in abiti eleganti, borse di lusso, vistosi cappelli, a tute da lavoro e ramazza tra le mani. Una vita che oscilla “mediaticamente” tra luccichio e impegno sociale. L’ultimo post di Liliane Murekatete è dedicato al marito Soumahoro incatenato davanti a Montecitorio la scorsa estate, la sua protesta per il salario minimo, scrive: “Fiera di come sei”. Niente altro.
Provate ad immaginare se questa vicenda avesse riguardato la sorella ed il marito della Meloni, o i figli di Berlusconi cosa sarebbe accaduto in Parlamento, in televisione e sui giornali “sinistrorsi”! Ha ragione Pietrangelo Buttafuoco quando definisce sul Quotidiano del Sud questa “Una tipica vicenda italiana quella di Aboubakar Soumahoro, il campione dei centri sociali, l’eroe degli stivali da lavoro portati in parlamento la cui moglie, la disoccupata Liliane Murekatete – una sorta di Ferragni – sfoggia sui social borse e accessori griffati costosissimi malgrado l’indagine sulle malsane condizioni dei rifugiati e i mancati pagamenti ai dipendenti della coop di migranti di cui è responsabile mammà, la suocera dell’onorevole, signora Maria Therese Mukamitsindo. Una storia molto italiana – ma proprio molto – su cui un Rodolfo Sonego di oggi potrebbe cavarne una sceneggiatura, il Pd farne un’altra punta avanzata del pensiero progressista, Fabio Fazio una serie di ospitate oppure la Ue, in giusto completamento con Luigi Di Maio, un altro inviato speciale nel Golfo Persico. L’arte d’arrangiarsi, infatti, è la stessa. Giggino integra l’altro. E viceversa“.
Ecco come parlava di Aboubakar Soumahoro la stampa di sinistra, prima dello scandalo giudiziario che ha travolto la sua famiglia la quale stranamente oggi tace. Qualcuno si meraviglia ? Noi no !
Esiste in questa vicenda un problema di credibilità politica compromessa, quella di Soumahoro, e un tema di fiducia tradita, quella di Fratoianni e Bonelli, che pare non fossero a conoscenza dei guai “familiari” del sindacalista. Anche se, almeno nel caso di Fratoianni, un campanello d’allarme poteva accendersi. “Lo avevo avvisato”, dichiara don Andrea Pupilla, responsabile della Caritas di San Severo, da anni impegnato a “Torretta Antonacci”, uno dei ghetti di migranti nella provincia di Foggia, dove Soumahoro ha concentrato la sua attività sindacale. Un’attività “solo virtuale e tesa ad accendere fuochi, ma non l’abbiamo denunciata ora – spiega il sacerdote -. Quando è stato candidato, ho scritto personalmente a Fratoianni in privato, dicendogli che stavano facendo un autogol, ma non mi ha risposto“.
Soumahoro, deputato di Verdi-Si, ha promesso in lacrime sui social di scioperare accanto ai dipendenti di quelle cooperative se risulterà che sono stati sfruttati. Ma c’è chi accusa: “Soumahoro lo sa. Era lì, portava la spesa. Era la sua famiglia. Lui era a conoscenza di quello che accadeva lì dentro“. Youssef Kadmiri, 42 anni, è un ingegnere nato a Marrakesh e non parla per sentito dire. È un testimone e una vittima di quello sfruttamento. E racconta oggi al Corriere della Sera qualcosa di molto più grave di ciò che è emerso. Dice di essere stato pagato “due volte in due anni”. Meno di quanto pattuito: “Un totale di 6mila euro“.
Come altri suoi colleghi, alcuni dei quali ricevevano “bonifici dal Ruanda” senza contratto, “Ero operatore sociale, traducevo ai ragazzi che venivano dalla Libia, dall’Albania, dal Bangladesh, dal Marocco. Ma poi facevo anche manutenzione. La guardia la notte. L’orario non era giusto. Tante volte ho chiesto il contratto, sempre scuse. E lo stipendio di 1000-1200 euro non arrivava. Dicevano “mi dispiace”. Ma io dovevo pagare l’affitto. Dopo 6 mesi ho avuto 3.000 euro. Poi niente per un anno e mezzo. Poi solo altri 3.000“. Ma soprattutto Yuseff accusa: i minori che erano nella struttura venivano tenuti in una “situazione grave: gli davano poco da mangiare e non gli davano il “poket money”“ la diaria per le spese personali.