di REDAZIONE POLITICA
La Corte Costituzionale lo ha stabilito accogliendo il ricorso del governo contro la legge anti-Dcpm della Valle d’Aosta. Spetta quindi allo Stato, non alle regioni, determinare le misure necessarie al contrasto della pandemia.
Il ricorso è stato accolto dai 15 giudici costituzionali – relatore il bolognese Augusto Barbera – , spiega una nota dell’Ufficio stampa, “limitatamente alle disposizioni con le quali la legge impugnata ha introdotto misure di contrasto all’epidemia differenti da quelle previste dalla normativa statale”.
Consulta-COVIDLa Corte ha ritenuto che il legislatore regionale, non può invadere con una sua propria disciplina una materia avente ad oggetto la pandemia da COVID-19, diffusa a livello globale, anche se dotato di autonomia speciale, e quindi viene affidata interamente alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, a titolo di profilassi internazionale. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.
Il legislatore regionale quindi “non può invadere“ il potere decisionale dello Stato. La pandemia del Covid è globale, e quindi va gestita “interamente” alla competenza esclusiva dello Stato. Non servono quindi le solite dotte disquisizioni di costituzionalisti e presunti tali, né le solite interpretazioni degli avvocati delle Regioni per cercare vie alternativa. Il messaggio della Consulta con la sua decisione è più che chiaro: è Roma a dover decidere sul Covid. E per qualsiasi motivo il legislatore regionale , rispetto a una pandemia globale “anche se dotato di autonomia speciale”, come nel caso della Regione Valle D’Aosta, adesso dovrà accettare le decisioni del Governo centrale. E rispettarle.