Dalla relazione annuale dal procuratore regionale pugliese della Corte dei Conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, si è appresa la contestazione effettuata nei confronti dell’ ex pm della procura della Repubblica di Taranto, Matteo Di Giorgio, espulso nel 2018 dal Consiglio superiore della magistratura. I fatti risalgono al 2010, quando l’ex pm Di Giorgio venne arrestato con l’accusa di avere abusato della toga minacciando imprenditori e politici locali, per interferire nella vita politica del suo paese di origine e residenza, Castellaneta in provincia di Taranto.
Nell’ aprile del 2014 arrivò la condanna in primo grado per Di Giorgio dal Tribunale di Potenza, che è competente sui magistrati in servizio a Taranto, a 15 anni di reclusione per i reati di concussione e corruzione in atti giudiziari. Successivamente grazie alla prescrizione di alcuni capi di accusa e l’applicazione delle attenuanti, la pena è stata ridotta dalla Corte di Cassazione a 8 anni .
Secondo l’accusa formulata a suo tempo dalla Procura di Potenza, Matteo Di Giorgio all’epoca dei fatti, sostituto procuratore presso la Procura di Taranto, agì in diverse occasioni per perseguire personali scopi politici: nello specifico si adoperò per favorire l’elezione di un suo amico Italo D’Alessandro a Sindaco di Castellaneta, che era stato a sua volta condannato a titolo definitivo a tre anni di reclusione, attivandosi personalmente in maniera tale il denunciante ritirasse le accuse mosse contro l’ex magistrato Di Giorgio nell’ambito di un procedimento penale sorto nel corso della lunga rivalità politica con il senatore Rocco Loreto, ex sindaco del paese.
Loreto, ex senatore dei Ds, a sua volta presentò un esposto ai Carabinieri nei confronti del pm Di Giorgio , ma il giorno dopo aver terminato il suo mandato parlamentare venne arrestato per calunnia alle 7.30 del mattino, su richiesta del pm Henry John Woodcock (all’ epoca in servizio presso la Procura di Potenza) prelevato da casa da sette carabinieri provenienti da Potenza su tre auto di servizio, venendo fotografato dal teleobiettivo di un fotografo appostato sulla terrazza della palazzina di fronte a casa sua. Successivamente Loreto venne definitivamente prosciolto da quell’accusa soltanto nel 2017, dopo aver trascorso quattro giorni e quattro notti in carcere in cella dove attuò lo sciopero della fame e della sete, assieme ad un ergastolano e due condannati per omicidio e spaccio di droga . Successivamente scontò 11 giorni di arresto ai domiciliari. “Sono stati in tanti a credermi – ricorda Loreto – tra questi, fra i primi e mentre ero ancora “fresco di galera”, un certo Sergio Mattarella, ( non ancora diventato Presidente della Repubblica n.d.r.) che è venuto a fare un comizio per me. Cosa di cui gli sarò sempre grato“.
La squallida e triste vicenda ha avuto un seguito anche con la giustizia contabile. Il procuratore Manfredi Selvaggi in un passaggio della sua relazione scrive : “Va dato conto di una importante istruttoria conclusa nel 2021 e che ha portato al deposito, nei primi giorni del 2022, della citazione in giudizio nei confronti di un ex sostituto procuratore della Repubblica ( senza nominare l’ex pm di Castellaneta n.d.r.) per la vicenda dannosa conseguita alla commissione di reati di concussione e corruzione“. Nella relazione della Corte dei conti si legge inoltre “Dalla vicenda penale era emerso che in più occasioni il predetto magistrato, abusando della sua qualità di pubblico ufficiale derivante dalla funzione requirente svolta, aveva perseguito personali scopi politici e utilitaristici, allestendo un “ apparato di potere” .
Concludendo il procuratore in Puglia della Corte dei Conti ha reso noto che: “questa Procura ha quindi contestato il danno procurato all’immagine del ministero della Giustizia per un importo di 150mila euro“.
AGGIORNAMENTO
Avevano erroneamente titolato “La Corte dei Conti ha condannato l’ex pm Di Giorgio.Dovrà risarcire 150mila euro allo Stato” , in realtà Di Giorgio è soltanto stato condannato al carcere con sentenza definitiva dalla Cassazione, ed espulso dalla magistratura. A seguito di queste decisioni la Corte dei Conti gli ha contestato il danno procurato quantificandolo in 150 mila euro. Ed ora Di Giorgio dovrà essere sottoposto ad un nuovo giudizio con la magistratura contabile, per determinare la legittimità e congruità della richiesta risarcitoria avanzato dallo Stato nei suoi confronti. Ci scusiamo con i lettori per l’imprecisione.