Il processo all’ILVA resta a Taranto e non verrà «trasferito» a Potenza come chiedevano gli avvocati difensori dei 52 imputati : lo ha deciso il collegio della prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione presieduto da Umberto Giordano, con Margherita Cassano consigliere relatore dopo l’udienza di questa mattina tenutasi nell’ Aula Brancaccio. Entro trenta giorni, verranno depositate le motivazioni con cui è stata rigettata l’istanza di trasloco del processo ILVA. Sconfitti, quindi, le ragioni dei difensori degli imputati che hanno sostenuto che i giudici tarantini non sarebbero stati dovutamente sereni nell’affrontare una vicenda processuale che coinvolge buona parte della città tarantina dove ha sede l’acciaieria ILVA che con le sue polveri inquina i quartieri adiacenti agli stabilimenti con gravi danni di salute per molti cittadini e bambini.
Questa mattina Enrico Delehaye, sostituto procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione Cassazione, nel corso dell’udienza svoltasi a porte chiuse, aveva infatti chiesto agli “ermellini” della Suprema Corte di respingere l’ istanza presentata dalle difese dei 52 imputati di disastro ambientale. attraverso ricorso per Cassazione tendente ad ottenere uno strumentale per trasferire il processo Ilva da Taranto a Potenza. Nel corso dell’udienza, successivamente la relazione del giudice relatore Margherita Cassano, che ha illustrato le dimensioni del caso Ilva, hanno parlato gli avvocati delle difese, fra cui il prof. Franco Coppi, l’avvocato Luca Sirotti, e l’ avv. Carlo Petrone del foro penale di Taranto. A seguire ha parlato il professor Tullio Padovani difensore di Luigi Capogrosso l’ ex direttore dello stabilimento di Taranto , che durante l’inchiesta della Procura di Taranto, venne arrestato.
Il processo per il disastro ambientale dell Ilva di Taranto era iniziato con prima udienza preliminare tenutasi lo scorso 19 giugno davanti al Gup del Tribunale di Taranto Wilma Gilli, chiamata a decidere se rinviare a giudizio o meno 49 persone, tra cui Nicola e Fabio Riva, proprietari attraverso varie società e scatole “cinesi” dell’ ILVA, e tre società del gruppo Riva: la stessa ILVA, la capogruppo Riva Fire e la Riva Forni Elettrici. I legali di Riva Fire, Ilva spa e di 13 imputati (tra i quali gli avvocati Franco Coppi, Francesco Mucciarelli, Adriano Raffaelli, Nerio Diodà, Stefano Goldstein e Marco De Luca) avevano depositato , a questo punto, inutilmente l’istanza il 5 giugno scorso.
I legali avevano cercato di far perno con una memoria di circa 200 pagine di portare la Corte di Cassazione ad interpretare ed applicare le norme contenute dall’articolo 45 del codice di procedura penale, che prevede “la sicurezza o l’incolumità pubblica…omissis…. la libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo sono pregiudicate da gravi situazioni locali” che in qualche modo secondo loro avrebbe potuto condizionare lo svolgimento regolare del processo . Secondo i difensori degli imputati che avevano presentato l’istanza, quasi tutti del Foro di Milano , a Taranto non vi sarebbe state le condizioni di garanzia prevista per celebrare un processo equilibrato e giusto. In realtà la “manovra” dei difensori, tendeva a causare trasferimento di tutti gli oltre 100 faldoni processuali dell’inchiesta tarantina, al tribunale di Potenza, operazione che avrebbe comportato, per una questione di tempi procedurali l’estinzione dello stesso processo.
Adesso a seguito della giusta decisione della Corte di Cassazione, il Gup del Tribunale di Taranto, potrà finalmente procedere allo svolgimento dell’udienza preliminare, a partire dal 16 ottobre prossimo, e che durerà alcuni mesi. Fra i faldoni dell’ inchiesta inchiesta vi sono i fascicoli di due incidenti sul lavoro mortali, per i quali un gruppo di dirigenti ILVA è accusato di omicidio colposo e omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Davanti al Tribunale di Taranto dovrà comparire il top management dell’ ILVA, chiamato a rispondere di aver di fatto costituito un’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale di Taranto. ma non solo managers e dirigenti aziendali. Dovranno comparire e rispondere anche politici, e rappresentanti istituzionali a partire dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, al sindaco della città, Ippazio Stefano, per passare a dirigenti e funzionari del Ministero dell’Ambiente , amministratori locali , funzionari regionali, persino un avvocato, legale dell’ ILVA), un poliziotto, un carabiniere ed un sacerdote. !
Nel procedimento dinanzi al Tribunale di Taranto sono ben 286 le parti lese e civili costituitesi , ed individuate dalla Procura della Repubblica di Taranto, rappresentata dal procuratore capo in prima persona da Franco Sebastio, a cui sono affiancati per questa inchiesta il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e ben quattro sostituti procuratori. Fra le parti lese, compaiono Legambiente, la delegazione del Wwf di Taranto, i sindacati (quasi al completo), la Cgil e la Fiom Cgil , la Uil, la Cisl e la Fim Cisl. e gli enti pubblici territoriali fra cui la Regione Puglia ed il Comune di Taranto il quale, oltre a chiedere un risarcimento danni di 10 miliardi di euro, ha chiesto in un giudizio civile altri 3 miliardi e 300 milioni a seguito di un’altra sentenza, resa definitiva dalla Corte di Cassazione che aveva condannato per inquinamento il top management dell’ ILVA
L’udienza preliminare del processo all’ ILVA dinnanzi al Gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli, , si svolgerà quindi a Taranto il prossimo 16 ottobre .