La Corte di Giustizia europea ha deciso in merito all’azione inibitoria collettiva contro l’ex Ilva di Taranto promossa da 10 cittadini aderenti all’associazione “Genitori Tarantini” e da un bambino di 11 anni affetto da una rara mutazione genetica, manifestando il proprio diniego a tutti e tre i quesiti posti dal Tribunale di Milano sull’interpretazione della normativa europea in materia di emissioni inquinanti di impianti industriali in relazione alle norme italiane.
Il dispositivo della massima Corte ripercorre la storia del caso Ilva, che ha ha iniziato le sue attività nel 1965. Contando circa 11.000 dipendenti e avendo una superficie di circa 1 500 ettari, è una delle più grandi acciaierie d’Europa. Nel 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato che l’acciaieria provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. Varie misure per la riduzione del suo impatto sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti. Numerosi abitanti della zona hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria. Essi hanno sostenuto che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva relativa alle emissioni industriali. Il Tribunale di Milano si chiede se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva al fine di garantirne la continuità siano in contrasto con la direttiva.
I giudici della Corte europea hanno ricordato che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato nel 2019 come l’acciaieria provocasse significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. La Corte di Lussemburgo in sintesi ha scritto che “La legislazione interna non può ritenere la valutazione del danno sanitario estranea al rilascio e al rinnovo dell’autorizzazione integrale ambientale che dev’essere estesa alla salvaguardia da tutte le sostanze nocive di cui si abbia di volta in volta notizia non solo da quelle tradizionali. La legislazione interna non può prorogare per tanto tempo. Quindi ogni attività industriale che non segua queste regole va sospesa“.
Secondo il governo italiano, la direttiva richiamata non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, il punto centrale della sentenza, per il tribunale a Lussemburgo, è che la nozione di “inquinamento” ai sensi della direttiva relativa alle emissioni industriali include i danni all’ambiente e alla salute umana.
Se l’acciaieria ex-Ilva di Taranto presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, il suo esercizio dovrà essere sospeso. Spetterà però al Tribunale di Milano valutare questi rischi.