La Corte suprema indiana ha accolto oggi l’istanza presentata nei giorni scorsi dai legali del marò Massimiliano Latorre per un rientro in Italia per un periodo di convalescenza di quattro mesi dopo l’ischemia che aveva colpito il fuciliere della Marina Militare italiana lo scorso 31 agosto.
I giudici hanno accolto una garanzia scritta di rientro a nome del Governo italiano, depositata dall’ambasciatore a Delhi Daniele Mancini, chiedendo pero’ anche una nuova garanzia scritta “non ambigua e non equivoca” a Latorre. Garanzia che – si è appreso – verrà depositata presentata oggi stesso. “Abbiamo ottenuto quanto volevamo” la dichiarazione all’ ANSA di Soli Sarabjee, l’avvocato di Massimiliano Latorre, che ha illustrato in Corte Suprema l’istanza di rientro a fini terapeutici in Italia del fuciliere.
«Nella richiesta – hanno scritto i giudici indiani – si dichiara che il Latorre ha avuto un ictus e che richiede continua attenzione, cure, trattamenti riabilitativi e terapie. Quindi per ragioni umanitarie si chiede che gli sia permesso di tornare a casa in Italia per un periodo all’incirca di quattro mesi». I giudici hanno precisato anche che all’istanza «sono stati allegati certificati medici» per sostenere la richiesta del permesso.
Giulia Latorre, figlia del marò Massimiliano, commentando la notizia del rientro del padre in Italia per 4 mesi , che gli consentiranno di potersi curare dai postumi dell’ischemia che lo ha colpito in India dove è trattenuto con il commilitone Salvatore Girone da oltre due anni, questa volta su Facebook ha scritto qualcosa di buono: «Che bella notizia 🙂».
«Speriamo che questo sia un passo avanti verso la risoluzione di tutta la vicenda – ha dichiarato il padre dell’altro marò Girone – ma ora vengono prima di tutto le cure per Massimiliano e la sua serenità. Questo è l’augurio che, da parte mia e di tutta la mia famiglia, facciamo a Massimiliano: il suo rientro – ha sottolineato – crediamo sia una cosa molto bella, anzi, meravigliosa». «Salvatore – ha aggiunto – l’ho sentito ieri l’ultima volta, ed è chiaro che la preoccupazione, in situazioni simili, trabocca. Ma – ha concluso – dobbiamo andare avanti perchè siamo fiduciosi e crediamo molto nel lavoro delle istituzioni».