Il Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, coordinato dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., ha proceduto all’esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni emesso da quel Tribunale – Sezione di Misure di Prevenzione, nei confronti di Pietro Siclari 69 anni, noto imprenditore locale attivo nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero.
Siclari era già stato tratto in arresto nel novembre 2010 dalla D.I.A. di Reggio Calabria per estorsione aggravata dall’art. 7 L. 203/91, nell’ambito dell’operazione denominata “Entourage”. Dalle relative indagini era emerso che lo stesso aveva intrattenuto rapporti con esponenti delle cosche “Libri”, “Alvaro” e “Barbaro di Platì”. Per tale vicenda il Siclari è stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, con sentenza del 2013, ad otto anni di reclusione.
Al medesimo imprenditore a seguito di un provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione M.P., nel maggio 2015 erano già stati sottoposti a confisca i beni societari e personali, di cui, in seguito, la Corte di Appello reggina, con provvedimento emesso alla fine dell’anno 2016, aveva disposto il dissequestro.
A fronte di una nuova proposta, finalizzata all’emissione di una nuova misura di prevenzione personale e patrimoniale, avanzata dalla locale Procura della Repubblica, sulla scorta di ulteriori accertamenti delegati al Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, venivano evidenziati nuovi ed ulteriori elementi che hanno consentito così alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria di rivalutare il giudizio di pericolosità del Siclari ed emettere un nuovo provvedimento di sequestro di beni.
Tra i principali, nuovi, elementi di valutazione emergono i rapporti intercorsi nel tempo tra il Siclari e gli esponenti di spicco della c.d. ‘ndrangheta della montagna (con particolare riferimento alle cosche “Serraino” ed “Alvaro”), i rapporti tra Siclari e la cosca “LIBRI” (come precisati dal collaboratore di giustizia Giovanni Riggio ), nonché il pieno inserimento dello stesso nell’ambito della c.d. componente riservata della ‘ndrangheta (come emerso dalle indagini condotte nell’ambito dei procedimenti “Mammasantissima” e “Fata Morgana”).
L’odierno provvedimento di sequestro ha riguardato il patrimonio sociale in tutto o in quota di nr. 5 società di capitali operanti nei settori dell’edilizia, immobiliare ed alberghiero site in Reggio Calabria e Villa San Giovanni, 87 immobili, tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini, locali commerciali e terreni ubicati nella provincia di Reggio Calabria e numerosi rapporti finanziari, tra conti correnti, conti deposito, gestioni patrimoniali, fondi comuni d’investimento e depositi titoli, per un valore stimato in oltre 142 milioni di euro.
Le aziende confiscate proseguono la loro attività ma sotto la gestione di amministratori giudiziari appositamente nominati dall’Autorità Giudiziaria procedente.