NAPOLI – Il Centro Operativo DIA di Napoli ha eseguito questa mattina un decreto di confisca, emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Bruno Potenza, figlio di un esponente di una delle più note “paranze” di contrabbandieri partenopei ed imprenditore contiguo a contesti criminosi anche di natura organizzata di stampo camorristico .
Le indagini effettuate avvalorate da una “rogatoria internazionale” riguardante l’analisi di operazioni finanziarie sospette con la Svizzera, hanno evidenziato l’anomalia della posizione patrimoniale della famiglia del Potenza, nonché i suoi collegamenti con personaggi legati al clan “Lo Russo”, operante nel quartiere di Miano. Significativo, in tal senso, fu il ritrovamento nel 2011, durante la perquisizione effettuata dalla stessa DIA di Napoli, di 8 milioni di euro in contanti nascosti tra le intercapedini delle abitazioni dei Potenza, successivamente sottoposti a sequestro.
L’operazione ha fatto emergere un ingente patrimonio accumulato nel corso degli anni, sproporzionato rispetto alle loro reali capacità finanziarie e risultato il frutto delle attività illecite perpetrate, che gli sono costate, altresì, la condanna per il delitto di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) finalizzato all’usura, alle estorsioni ed al reimpiego/riciclaggio di denaro e beni anche in territorio estero. In tale contesto, è stata “attenzionato” anche il ruolo di Maurizio Di Napoli, il quale, pur non avendo adeguate risorse, forniva la sua disponibilità come “testa di legno” a farsi intestare e, apparentemente, ad amministrare, a seguito delle vicende giudiziarie dei Potenza, la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli, mentre invece “unico e reale” gestore continuava ad essere lo stesso Bruno Potenza.
L’odierna confisca in definitiva di oltre 16 milioni di euro, ha interessato 11 unità immobiliari, 4 società con intero patrimonio aziendale (tra cui la citata sala ricevimenti di Pozzuoli), 3 autoveicoli e 1 potente motoscafo bimotore Cigarette Bullet, nonchè 23 rapporti finanziari tra depositi bancari nazionali e polizze.
Potenza era già stato condannato per associazione a delinquere di stampo camorristico finalizzato all’usura, alle estorsioni e al riciclaggio di denaro sia in Italia che all’estero.