di Giacomo Amadori e Francois de Tonquendec
Il discorso si fa serio: “Tante volte mi è stato detto che il procuratore di Milano Francesco Greco non poteva vedere Cafiero e che quindi le cose che mandavamo lì erano buttate nel cassetto. Io ho sempre ascoltato queste piccinerie, ma che potevo fare? Con il Covid Milano era un punto di riferimento, cioè le cose ti cascavano proprio addosso. “Dotto’, che amm’ ‘a fa’?Io lì la devo mandare l’informativa, cerchiamo di…” dicevo. “Poi chiudevi gli occhi da una parte per aprirli dall’altra. Ma non per omettere…il lavoro non mancava mai. Con il Covid aprivo 3.000 segnalazioni alla volta ed ero io che dovevo capire qual fosse quella migliore. Questa era l’attività che facevo“.
Nonostante i pessimi rapporti tra magistrati, Striano non accettava di non collaborare con piazze importanti come Milano: “È la capitale finanziaria. Milano, ma anche il Veneto. Nel Nord-est feci un’attività, sempre sul Covid, sul riciclaggio internazionale, un lavoro bellissimo. Ma quando cavolo la scriveva un reparto territoriale una roba del genere? Stesso discorso su Matteo Messina Denaro e su tanti altri temi”. Dalle parole di Striano appare chiaro come l’Antimafia sia un carrozzone dove ognuno pensa a fare i propri interessi e sgominare la mafia diventa un problema secondario. “Purtroppo è così. Adesso mi è capitato questo casino e per questo mi dovrò difendere. Ma qui non ci sono fatti inquietanti, come sostengono gli inquirenti, le cose diventano tali in altre stanze, capito? Ma non mi riguardavano. Io tante cose le sentivo, ma non mi interessavano”.
Si è parlato tanto di dossier nei confronti dei politici. “Io ho fatto tre appunti su Berlusconi. Tre o quattro. Mi sono stati tutti chiesti. E non dai giornalisti. Non li ho fatti perché ho letto gli articoli del Domani. Li ho realizzati perché me li chiedeva il procuratore“. Il procuratore di cui parla è sopratutto Laudati . Ma in un caso è Melillo. Sembra che il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il titolare dell’inchiesta sulla cosiddetta ‘ndrangheta stragista, si fosse lamentato del fatto che alcune “sos” sui rapporti economici tra Marcello Dell’Ultri , Berlusconi e altri soggetti gli fossero arrivate da altri uffici giudiziari anziché dalla Pna.
“Su richiesta di Melillo” dice oggi Striano, “abbiamo solo verificato perché le segnala-zioni all’Antiriciclaggio non andassero a Reggio Calabria e io ho fatto un appunto e ho spiegato perché le cose andassero in quel modo. Io alcuni accessi li ho fatti anche per dare queste spiegazioni. Non temevo alcunché”. Perché nella città dei Bronzi le sos su Berlusconi non arrivavano? “È una questione tecnica che spiegherò in aula. Il programma non funzionava bene. Non “comprendeva”bene, per esempio, chi fosse la moglie di Dell ’Utri e non riuscivano ad associarla a Berlusconi . Invece io lo facevo perché conoscevo questi rapporti. Era pro-prio il software a essere sba-gliato. Quindi l’ho spiegato bene a Melillo: “Qui tocca rivede-re tutto il sistema informatico co”.
Quindi il problema era Dell ’Utri e non Berlusconi ? “Sì, Dell ’Utri. Però sappiamo tutti che Dell’Utri per trent’anni ha preso l’assegno mensile da Berlusconi“. Quindi, Striano, il famoso dossier, non lo avrebbe fatto in autonomia: “Ma ci sono tante cose che mi sono state chieste espressamente. Non mi metto a fare i conti della serva. Io spiegherò quale fosse il mio metodo. Poi il giudice, magari, mi dirà: “Non lo dovevi fare”. Allora io risponderò: “Ma io non dovevo chiedere un’autorizzazione a monte. E comunque i miei risultati arrivavano con questo metodo di lavoro”. Io sono a posto con la mia coscienza, poi che sia stato fatto tutto un po’ alla carlona, sono il primo a dirlo. Ma l’ho ammesso pure con Melillo. Il mio obiettivo era quello di arrivare a degli atti d’impulso, che fossero fatti bene. La mia gratificazione era solo quella“.
Melillo, audito in Procura a Roma, avrebbe spiegato di aver parlato solo di sos con Striano. Quando glielo fanno notare, il tenente si fa più sibillino: “Vedremo. Non potrebbe essere che Melillo, vista la sua tenera età, si possa essere dimenticato qualcosa di quanto ci siamo detti? Io gli ho fatto un appunto su tutte le criticità della Dna. C’erano tante cose che non andavano e io mi sono permesso…mi è stato chiesto e io gli ho riferito che cosa non andasse. Su quelle criticità hanno lavorato tutti i miei ragazzi … Melillo era appena arrivato, io non mi potevo permettere di fare brutte figure“.
Cantone ha citato il suo “dossier sulla Lega” ancora al vaglio degli inquirenti. Una questione che il Carroccio sta cavalcando. “E fateglielo cavalcare. Questi cavalcano sempre, però non cadono mai (ride, ndr). Anche se a me sinceramente non interessa che cadano” . Ma chi domandava quegli approfondimenti? “Anche quelle sono state chieste ufficialmente“. Da chi? “L’input arrivava dalla Banca d’Italia tramite delle omologhe straniere”. Per esempio l’Agenzia di informazione finanziaria di San Marino. L’indicazione è arrivata solo dal Monte Titano? “Solo da lì…ma era bella grossa eh? Lì dentro c’era ‘sto mondo e quell’altro. Pure la storia dell’ex sottosegretario Armando Siri”. All’epoca accusato di corruzione in u n’inchiesta dell’Antimafia, una storia di mazzette che non è fin qui approdata a nulla.
Nei giorni scorsi più giornali hanno fatti riferimento alla consegna in Procura da parte dell’investigatore di una specie di diario. Ad agosto avevamo anticipato il tema spiegando che l’ufficiale, negli ultimi due-tre anni, avrebbe tenuto una sorta di diario elettronico in cui ha inserito tutte le ricerche fatte per lavoro. “Quando mi chiameranno lo consegnerò e dirò: “Io ho fatto tutte queste attività, ecco il file”» aveva annunciato l’indagato con LaVerità . Il documento sarebbe stato aggiornato sino al novembre 2022 e conterrebbe una sintesi delle attività svolte da Striano a partire dal 2015, quando ha iniziato a lavorare presso la Pna.
L’ufficiale avrebbe realizzato una specie di griglia in cui sono stati inseriti i soggetti che erano finiti sotto osservazione e le segnalazioni di operazioni sospette utilizzate per gli approfondimenti. In alcuni casi sono stati copiati anche estratti degli appunti che l’uomo aveva preparato. L’idea dell’archivio nasce perché alla Pna i magistrati facevano a Striano improvvise richieste su temi da lui affrontati nei mesi precedenti e allora il finanziere ha deciso di realizzare un promemoria con all’interno migliaia di nomi. Il documento sarebbe stato a disposizione anche dei suoi vecchi colleghi, che così non erano costretti a chiamarlo continuamente per sapere se fosse stata avviata un’attivi tà su questo o quello. Per i personaggi più importanti coinvolti nelle sue analisi Striano avrebbe indicato anche a chi (e quando) era stato consegnato il report: “Dottor X”, “Dottor Y“.
Adesso Striano non ricorda di aver portato in Procura quel fondamentale elenco. Anzi nega di averlo fatto. “Io non ho consegnato proprio nulla. Non esiste nessun diario, c’è un documento elettronico, che hanno anche i miei colleghi miei, su quello che facevo giorno per giorno“. Che questo file sia già stato sequestrato o meno, per Striano poco cambia: “Se ce l’avessero, sa-ebbe ancora più grave. Perché significherebbe che tu li sopra hai letto ciò che ho scritto su quanto fatto e non ne hai tenuto conto. Ma preferisco aspettare prima di accusare. Per me non ce l’hanno. Anche se una delle tesi che porterò avanti è che la Procura di Perugia ha voluto cercare solo ciò che le serviva per accusarmi e non quello che era utile a scagionarmi ” .
Striano ammette «errori di leggerezza», ma assicura: “Ho fatto tutto per amor di giustizia. La polizia giudiziaria, a certi livelli, acquisisce notizie ovunque e dà pure qualcosa in cambio. Si cerca ovviamente di essere il più riservati possibile. Io ammetto qualche leggerezza anche perché non le ho commesse per avere gratificazioni, per avere soldi, per avere successo“. La sua convinzione è che gli investigatori del suo genere debbano avere “un fruttuoso scambio” di informazioni e idee “con i giornalisti d’inchiesta”
Ad esempio, Nello Trocchia era molto preparato sui Casamonica, Giovanni Tizian è addirittura figlio di funzionario di banca ucciso dalla ‘ndrangheta. Un tema, quello della lotta alla mafia, che li ha fatti conoscere molto tempo fa. A rovinare il finanziere sono state le notizie sul ministro della Difesa Guido Crosetto che avrebbe passato al Domani. Il politico era stato attenzionato dai cronisti per le consulenze lautamente pagate da Leonardo, la principale azienda bellica italiana. Striano, invece, avrebbe, su propria iniziativa, approfondito i rapporti imprenditoriali del politico con i fratelli Gaetano e Giovanni Mangione. L’uomo, un po’a sorpresa, nega di aver consegnato informazioni patrimoniali su Crosetto: “Ai giornalisti io non do i redditi, che, comunque, sono stati dichiarati e non erano in nero e, quindi, prima o poi sarebbero venuti fuori. Ai cronisti gli vai a raccontare la storia dei Mangione, una storia incredibile“.
Nega, pure, di essersi fatto scrivere da un altro inviato del Domani, Stefano Vergine, l’appunto sui Mangione che ha consegnato alla Procura di Roma e alla Pna su un file creato dallo stesso inviato. “Come poteva un giornalista scrivere un appunto del genere?” domanda. “Quello che ho scritto è più che certificato”. Striano è sicuro di essere stato colpito per motivi diversi dagli accessi: “Dietro a questa vicenda c’è qualcosa di più grosso. Qui stiamo parlando del mondo delle armi e l’attenzione su certi argomenti, dopo l’esplosione del mio caso, è subito calata. Perché non è solo una storia di bed and breakfast”». Ovvero la ragione sociale degli affari di Crosetto con i Mangione. Il ministro continua a detenere le quote delle tre ditte. “Dietro a questa scelta c’è una precisa strategia” sostiene Striano. “Se le cedi ammetti qualcosa…però, se rimani dentro, devi insistere sul fatto che c’è stato un altro problema, quello della diffusione dei redditi. In questo modo si è distolta l’attenzione e l’altra storia è andata in cavalleria” .
Questa la difesa di Striano. La Procura di Perugia per ora contesta gli accessi abusivi e le rivelazioni di segreto e non sembra intenzionata a fare sconti . Ma nel mondo della magistratura si sta diffondendo la convinzione che nei confronti dell ’indagato si stia facendo un processo sommario, privo delle dovute garanzie.