Il pubblico ministero Milto Stefano De Nozza della D.D.A. presso la Procura di Lecce dopo aver chiuso le indagini ha chiesto come noto il processo per Michele Cicala ed il suo gruppo, ma lo scorso 7 settembre ha depositato in camera di consiglio dinnanzi al Gip dr. Michele Toriello del Tribunale di Lecce un ulteriore documentazione che il CORRIERE DEL GIORNO ha potuto visionare, correggendo un capo di imputazione, contestando ad alcuni imputati un nuovo capo d’imputazione. L’udienza preliminare si svolgerà il prossimo 24 novembre.
Fra gli atti dell’indagine, che questa sera il nostro direttore Antonello de Gennaro commenterà ed illustrerà ai nostri lettori e video-spettatori, compaiono anche degli avvocati. Il primo è l’ avv. Antonio Mancaniello del foro di Taranto, una vecchia “conoscenza” della Procura distrettuale antimafia di Lecce che è stato già giudicato e condannato a 2 anni di reclusione dal Tribunale di Lecce ( ed il relativo ricorso in Cassazione dichiarato “inammissibile“) per il quale è stato richiesto il giudizio per aver rivelato agli indagati Marco Aria e Michele Cicala notizie coperte dal segreto d’ufficio grazie alle confidenze illegittime del finanziere Gianluca Lupoli “così determinando un pregiudizio irreparabile alle indagini in corso e di fatto aiutando i predetti ad eludere le investigazioni a loro carico“. Mancaniello è assistito l’ avv. Rosa Romina Di Pierro con cui si è recentemente sposato, e dall’ avv. Guglielmo Starace del foro di Bari.
Non essendo stato trovate tracce bancarie del passaggio di denaro che traspariva dalle intercettazioni fra Michele Cicala e l’ Avv. Vincenzo Sapia, legale tarantino di origini calabresi, per la festa di compleanno offertagli e pagata dal “clan Cicala”, la sua posizione processuale è stata stralciata con provvedimento di archiviazione, fermo restando il pressochè certo procedimento disciplinare a suo carico per le violazioni deontologiche che emergono inconfutabilmente dagli atti.
Finalmente è stata fatta chiarezza dalla D.D.A. della Procura di Lecce nei confronti dell’ avv. Patrizia Boccuni del foro di Taranto (che compare quale parte lesa) nei confronti della quale il pm De Nozza ha chiarito la sua totale estraneità all’ indagine contrariamente a quanto sostenuto dal “clan Cicala”, che voleva addirittura pensato di ucciderla con l’appoggio folle di Kristel D’ Ursi moglie di Michele Cicala , ritenendola colpevole “contrariamente al vero” (come scrive il Pm) “di avere fornito informazioni agli organi di P.G. ovvero alla D.D.A. di Lecce in ordine alle attività illecite poste in essere dal clan Cicala così dimostrando al territorio di riferimento le conseguenze derivanti a chi osi contrapporsi agli interessi del gruppo“
Negli atti del processo compare anche l’ex direttore del carcere di Taranto, la dr.ssa Stefania Baldassari, colpita da ben due provvedimenti di sospensione senza scadenza dai vertici del DAP il dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria , decisione questa che prefigura un molto probabile trasferimento o licenziamento, a causa della sua vicinanza a fine politici ed elettorali alle sacche elettorali della malavita tarantina, è stata ampiamente documentata e rilevata dalla D.D.A. di Lecce. Così come è facilmente comprovata la circostanza che nelle liste che appoggiarono la sua candidatura a sindaco di Taranto c’erano non poche persone con problemi di giustizia in famiglia. Addirittura uno di questi, il pluripregiudicato e noto truffatore tarantino Salvatore Micelli di origini brindisine l’ha citata come testimone a difesa della sua posizione processuale lo vede sotto processo per ben tre procedimenti riuniti in un unico processo per diffamazione aggravata e stalking dinnanzi al Tribunale di Taranto.
E le sorprese non sono finite….