L’ex consigliere del Csm Giuseppe Cascini, esponente della corrente di Area, procuratore aggiunto della repubblica di Roma era arrivato a paragonare l’inchiesta su Palamara e colleghi allo scandalo P2 degli anni Ottanta, sostenendo che “noi magistrati dobbiamo essere e non solo apparire come quelli che si occupano tutti i giorni della giustizia come servizio in favore della collettività, della tutela dei diritti dei più deboli. Sforzandosi ogni giorno di essere un buon esempio per i più giovani, cosa che spesso vale molto di più di tante parole”.
Cascini era tanto impegnato a dare il buon “esempio” ai giovani …., che come emerso dalle chat agli atti dell’inchiesta su Palamara, il 18 ottobre 2018 provava ad ottenere un biglietto omaggio per il figlio per la partita di Champions League Roma-Cska Mosca. Partita alla quale lui aveva diritto a un posto in tribuna autorità del CONI, ma il figlio no, e dal trojan risulta questo scambio di messaggi tra Cascini e Palamara:
- Cascini > Palamara: “ciao Luca, hai qualcuno da indicarmi al Coni con cui posso parlare per i biglietti dello stadio per portare anche Lollo?» (Lollo è il figlio ventenne all’ epoca dei fatti di Cascini n.d.r.)
- Palamara > Cascini : “bisogna parlare direttamente con la segreteria, ora mi informo e ti faccio sapere”
- Cascini > Palamara: “io ho fatto la tessera per me. Ma quello che ho in segreteria al Csm dice che non danno altri biglietti“
- Palamara > Cascini : “le scorte biglietti in tribuna autorità sono esaurite, se vuoi chiediamo per un altro posto alla Roma come per Rocco” ( Rocco è il figlio di Palamara n.d.r.)
- Cascini > Palamara: “non ti preoccupare ora vedo io, però dammi contatto, non posso romperti i coglioni per ogni partita“.
La conversazione sul biglietto “omaggio” per il figlio di Cascini venne pubblicata dal quotidiano La Verità che il 16 maggio 2020 aveva diffuso il botta e risposta, ed il magistrato rispondendo all’articolo pubblicato sulla questione del biglietto dichiarò : “appena arrivato al Consiglio ho ricevuto una tessera del Coni che mi autorizzava a entrare allo stadio, ho solo chiesto a Luca se era possibile portare mio figlio con me e se aveva un riferimento al Coni per chiedere”. Come se suo figlio fosse un magistrato, invece di essere qual’è un ragazzo come tutti quelli che per andare allo stadio a tifare per la propria squadra si pagano con i soldi propri soldi il biglietto di accesso alla stadio. Tanto più che con uno stipendio da magistrato e centomila euro l’anno in più per il ruolo di consigliere al CSM il biglietto allo stadio per il figlio Cascini poteva e doveva comprarselo con i propri soldi, invece di andare in giro ad elemosinare o pretendere biglietti omaggio.
Le chat di Cascini pubblicate dal quotidiano La Verità
Cascini non spiegò al quotidiano La Verità se il figlio sia entrato all’Olimpico gratis o a pagamento limitandosi ad affermare di aver dato mandato al suo legale “di agire in giudizio per diffamazione”. Resta da capire quale fosse la diffamazione, in quanto a nostra opinione c’era soltanto l’intimidazione al giornale da parte di un magistrato, un violento e volgare attacco al diritto di cronaca e di critica.
Ma non solo, come scrisse a suo tempo il quotidiano il Riformista, nelle chat compaiono anche conversazioni fra Cascini e Palamara, sull’iter del tramutamento del fratello minore Francesco, (ora pm a Roma) e all’epoca fuori ruolo distaccato presso il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della giustizia.
Due mesi dopo, nei primi giorni di agosto del 2020, Giuseppe Cascini lasciò la corrente di Magistratura democratica passando in quella di Area decisione sulla quale,, deve aver pesato verosimilmente proprio la pubblicazione della chat con Luca Palamara, intercettata nell’ambito dell’indagine di Perugia. Nulla di penalmente rilevante ma messaggi che hanno creato grande imbarazzo nella sua “corrente” che ha sempre fatto un vanto autoreferenziale della questione morale in magistratura.
Il collegio dei probiviri dell’ ANM ha avviato un procedimento nei confronti di Cascini ed il Comitato direttivo centrale a larghissima maggioranza (con l’astensione di Poniz) conseguentemente avrebbe deliberato la “censura” nei confronti del magistrato romano, il quale è in attesa di rientrare in servizio in Procura a piazzale Clodio, anche se circolano voci di una sua iscrizione nel registro degli indagati in altro procedimento insieme al collega Giuseppe Marra (come quest’ultimo ha dichiarato dinnanzi al Tribunale di Brescia nel processo a Davigo) .
I lavori del collegio dei probiviri, nominati nel gennaio 2021 dalla giunta presieduta da Giuseppe Santalucia, dovrebbero essere coperti dal più totale riserbo. I verbali delle sedute vengono depositati in segreteria. I cinque componenti, sono tutti giudici in pensione, e dovrebbero rispettare la riservatezza. Questi i loro nomi e la loro “collocazione” correntizia: il presidente è Gioacchino Romeo, ex toga della Cassazione, vicino ad Articolo 101, l’unica corrente all’opposizione nell’attuale giunta che regge il governo dell’Anm e con un forte radicamento in Sicilia. E poi: Roberto Alfonso, ex Pg di Milano, di Magistratura indipendente. Quindi Elena Riva Crugnola, ex giudice del tribunale di Milano, toga della sinistra di Magistratura democratica. Mario Rosario Ciancio, ex presidente di sezione del tribunale di Roma, di Autonomia e indipendenza, il gruppo che faceva capo a Piercamillo Davigo, e l’ ex capo della procura di Napoli Nord Francesco Greco di Unicost.
In pieno Covid-19, nella primavera 2020, Cascini rilasciò un’intervista a Lucia Annunziata su Rai Tre e parlando sul sul “caso Palamara” disse: “Sono anni che lanciamo un grido d’allarme: questo scandalo getta un discredito sull’intera magistratura, è un problema che riguarda tutta la classe dirigente della magistratura”. aggiungendo “Ho sempre detto che l’autogoverno rischiava di suicidarsi. Abbiamo tutti la responsabilità“.
Fra i motivi della degenerazione del sistema, i troppi posti di vertice: “Su 9mila magistrati ci sono 1.200 dirigenti: è un esercito di generali ed eserciti così raramente vincono le guerre. Dobbiamo ridurre drasticamente il numero di dirigenti. Serve un passo indietro delle correnti rispetto alla gestione del potere. C’è una pressione enorme di parte della magistratura per acquisire incarichi direttivi”. E lui ne sa qualcosa…!
Cascini ha sempre negato di aver chiesto favori all’ex presidente di Anm: «Quando io ho fatto la domanda come procuratore aggiunto e Luca Palamara era componente del Csm dalle chat risulta che non c’è stato nessun contatto fra me e lui, solo una comunicazione con la quale lui mi comunica l’esito del voto in commissione in mio favore, dato pubblico che poteva tranquillamente essere comunicato». Ma La Verità replicò sostenendo cheper accontentare le richieste ed aspettative di Cascini, Luca Palamara avrebbe indotto Sergio Colaiocco, suo compagno di corrente (Unicost n.d.r.), a ritirarsi dalla corsa per agevolare la nomina a procuratore aggiunto a Roma di Cascini.
Le bacchettate di Paolo Mieli a Cascini a “Mezz’ora in +” con Lucia Annunziata
Nell’intervista rilasciata a Lucia Annunziata il pm Giuseppe Cascini non fece esplicitamente il nome del quotidiano La Verità, ma il riferimento era ovvio ed evidente “Un quotidiano ha dato un’immagine di me che non rappresenta la realtà“, ha dichiarato. E poi un’ accusa grave : “C’è stata una manipolazione del contenuto di alcuni messaggi. Io ho avuto una lunga collaborazione con Luca Palamara: si è creato un rapporto tra noi». Accusa quella di Cascini che il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ha respinto, rilanciando quanto aveva scritto nei giorni precedenti e ponendo anche degli interrogativi al pm.
“Ci verrebbe da chiedere a Cascini perché dopo che ha inviato a Perugia le carte sulla presunta corruzione di Palamara e che ha saputo dai giornali che l’inchiesta era ben avviata abbia continuato a frequentare il pm sotto indagine, successivamente definito una specie di piduista” scrisse La Verità. Il giornale faceva riferimento ad una chat risalente al gennaio del 2019, per un pranzo romano. Visto che poi Cascini ha dichiarato che le 50mila pagine di chat depositate a Perugia non riguardano loro, il precedente Consiglio Superiore della Magistratura, La Verità ha deciso di fare chiarezza, “per rinfrescargli la memoria“, pubblicando le chat in cui è coinvolto proprio Cascini e quelle degli attuali consiglieri.
Paolo Mieli, ospite a Mezz’ora in più condotto su Rai Tre da Lucia Annunziata, dialogò con il magistrato ed ora ex membro del Csm, Giuseppe Cascini, sul caso Palamara. Pur apprezzando i toni sinceri del magistrato e il “mea culpa”, a nome dei colleghi, sulle frasi proferite contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, venute alla luce grazie al “trojan” inserito dal Gico della Guardia di Finanza di Roma nel cellulare di Luca Palamara ed intercettato dai magistrati di Perugia titolari dell’inchiesta che vede coinvolto l’ex presidente dell’Anm , l’ex direttore del Corriere della Sera fu lungimirante non credendo che sarebbe potuto succedere qualcosa di positivo all’interno della magistratura dopo lo scandalo. Mieli replico scettico: “Le sue sono buone intenzioni, ma nella magistratura non cambierà niente. Come mai queste cose vengono fuori dai trojan e non c’è mai stato nessun magistrato che l’ha denunciate?“.
Lasciatacelo dire…. ma come si fa non dare ragione a Paolo Mieli ?