di Antonello de Gennaro
Il giorno dopo, metaforicamente parlando, le elezioni politiche del 4 marzo ha riacceso la voglia di fare politica dei partiti tradizionali letteralmente “asfaltati” dal voto degli elettori. Il boom-asso pigliatutto del Movimento Cinque Stelle nei collegi uninominali in Puglia ha mandato in soffitta il vecchio “potere” territoriale di Raffaele Fitto nel centrodestra, e le ambizioni di leadership di Michele Emiliano nel centrosinistra. Ancora una volta il destino della politica pugliese è finito sull’ asse Bari-Lecce.
Che queste due città abbiano sempre avuto una leadership regionale è un dato di fatto inconfutabile. La città di Bari che ha dato i natali alla carriera politica di Aldo Moro nella Democrazia Cristiana è stata a lungo “morotea”, prima dell’avvento del PSI con Rino Formica che fece diventare il capoluogo di regione e l’intera Puglia una roccaforte del socialismo craxiano. Successivamente il capoluogo barese è diventare il laboratorio politico del centrodestra grazie alla presenza, ma sopratutto all’ “illuminazione” politica di Pinuccio Tatarella che è stato il vero collante nella formazione del centrodestra fra Forza Italia ed Alleanza Nazionale.
La città di Lecce da par suo ha dato i natali alla “leadership”democristiana negli anni ’80 di Salvatore Fitto, nativo di Maglie , indimenticabile presidente della Regione Puglia, che ha lasciato la sua eredità politica, a seguito della prematura scomparsa, a suo figlio Raffaele Fitto, il cui operato ha dimostrato ancora una volta la validità di una vecchia teoria, secondo la quale spesso i figli non riescono mai ad essere all’altezza dei genitori. Ma oltre a Fitto, il Salento ha dato i natali anche a due cavalli di razza come Claudio Signorile e Biagio Marzo indiscussi protagonisti a livello nazionale della politica degli anni ’80.
Purtroppo queste generazioni non sono state capaci di lasciare un’eredità politica, e di formare delle generazioni di politicanti di Puglia, capaci di tutelare i pugliesi nella distribuzione degli interessi economici e sociali del nostro Paese. Ognuno ha sempre e solo pensato al proprio orticello, anche perchè a seguito della politica dei “nominati” che ha spodestato quella delle preferenze, cioè del voto libero ed indicativo dell’elettore, a Roma è arrivato molto vapore acqueo, ciè tanta gente priva di alcuna formazione politica e capacità di aggregazione.
Vedere oggi quindi le manovre “suicide” del centrodestra e centrosinistra affidate a due “faccendieri” della politica pugliese come Luigi Vitali (Forza Italia) e Michele Emiliano (Partito Democratico) , è stato come assistere ad un suicidio politico “volontario” dei partiti tradizionali in favore del Movimento Cinque Stelle, così come i numeri post-elettorali hanno confermato.
Le candidature “controllate” e telepilotate da Luigi Vitali (per tutti Gino) in Forza Italia, altro non sono servite che a rientrare in Parlamento grazie alla presenza di Vitali nel listino dei “nominati”, dopo la sua sonora sconfitta nel proprio collegio di Francavilla Fontana (Brindisi) nell’uninominale. Così come ridicole sono state certe candidature come quella di Stefania Fornaro “pupilla” e dipendente di un noto imprenditore massafrese Tonino Albanese, “re” delle discariche della spazzatura pugliese, e vergognosa la candidatura last minute (chiaramente nel listino dei “nominati”) di Vincenza Labriola, “miss 1 preferenza” (cioè quanto ottenne candidandosi alla amministrative a Taranto nel 2012) un ex-grillina, che subito dopo essere stata eletta nel 2013 abbandonò il movimento di Beppe Grillo passando nel Gruppo Misto, evitando così facendo di rinunciare a buona parte del suo stipendio parlamentare. Cos’altro c’era da aspettarsi da un ex-disoccupata, sorella di un parrucchiere tarantino ?
Come non dare ragione a Francesca Franzoso consigliere regionale di Forza Italia quando afferma che “il dato da cui ripartire è che abbiamo perso in tutta la Puglia , circostanza che dovrebbe far riflettere il coordinatore regionale Vitali ed indurlo di conseguenza a farsi da parte, dimettendosi e lasciando spazio ad energie nuove” ? Lasciare a casa degli esponenti politici come Rocco Palese o Giandiego Gatta per garantire l’elezione a gente come Vincenza Labriola o alla molisana Annaelsa Tartaglione nota esclusivamente per essersi candidata a Miss Italia nel 2007 è stata una vera e propria vergogna per la stragrande maggioranza dei consiglieri regionali di Forza Italia che stanno lavorando ad un’iniziativa che farà sicuramente scalpore.
Se Forza Italia piange il Partito Democratico non ride, è il caso di dire ricorda un vecchio proverbio italiano ( “Se Atene piange, Sparta non ride…!“) che trae origine da una citazione dell’opera teatrale Aristodemo di Vincenzo Monti: “Se Messenia piange, Sparta non ride” che si riferiva alla condizione delle due città alla fine della guerra del Peloponneso: Sparta, nonostante la sconfitta di Atene, ne uscì pesantemente indebolita sia dal punto di vista militare che economico. Ed il caso di usarlo anche per la politica pugliese. Infatti anche il Partito Democratico pugliese ha ben poco (o nulla) da ridere.
Il vero sconfitto di queste elezioni ha un nome: Michele Emiliano. E’ stato lui il vero “protagonista” in negativo di questa campagna elettorale, a partire dalla compilazione delle liste. Insieme al segretario regionale Marco Lacarra (un “renziano” di facciata, in realtà molto legato personalmente al governatore pugliese ) e Michele Emiliano hanno causato la clamorosa sconfitta in Puglia del Partito Democratico, nonostante la guida della Regione Puglia, del Comune di Bari, Lecce e Taranto. E nonostante la valanga dli clientele, favoritismi e nomine “allegre” a firma Partito Democratico pugliese !
La resa dei conti in casa PD è fissata per lunedì, quando si riunirà a Roma la direzione nazionale del Pd, il secondo “round” avverrà martedì 13 marzo, quando si ritroveranno i vertici del Partito Democratico pugliese, e l’atto finale sarà la prima settimana, quando si svolgerà la prossima riunione di maggioranza in seno alla Regione Puglia. Da cui potrebbe uscire un bel “pesce d’aprile” inattteso da Emiliano.
“Sono il più sereno fra tutti i consiglieri — ha detto oggi Emiliano al quotidiano La Repubblica — Voglio trasmettere quella serenità ed energia che è necessaria per finire la legislatura. Sono a disposizione dei consiglieri regionali “. In realtà Michele Emiliano deve innanzitutto arginare la protesta interna alla sua stessa corrente nel Pd, quel Fronte Democratico che ha già perso la presenza dell’ultimo arrivato , cioè del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci accusato dal governatore di essere entrato nell’area del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ( iscrittosi quest’ultimo appena 48h fa nel Pd…! ). Ma anche Domenico Vitto presidente di Anci Puglia , ha qualcosa da contestare ai vertici: “ Io ho ottimi rapporti con Emiliano ed Antonio Decaro — ha detto Vitto che è vicino al deputato uscente Gero Grassi a La Repubblica , — ma è arrivato il momento che i vertici ascoltino i sindaci e la base. Quanto al segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, dovrebbe dimettersi”.