Roberto Giachetti a pochi minuti dalla mezzanotte si è presentato davanti alle telecamere televisive, riconoscendo molto sportivamente la vittoria di Virginia Raggi (M5S) che è il nuovo sindaco di Roma. “È una sconfitta che mi appartiene“, sono le prime parole amare che ha detto il candidato a sindaco di Roma del centrosinistra, Roberto Giachetti, anche prima della fine del verdetto definitivo dello spoglio del ballottaggio delle amministrative romane. “Ho appena chiamato Virginia Raggi per farle i complimenti e augurarle in bocca al lupo“, ha aggiunto Giachetti, riconoscendo così la vittoria della sfidante grillina. “Che questa fosse una sfida difficile, lo sapevamo dall’inizio. Abbiamo superato il primo turno e provato anche a fare meglio al ballottaggio, ma la situazione vede un risultato chiaro”.
Per il Pd romano ma anche per i poteri “forti” della Capitale è una sconfitta storica senza precedenti nel passato che asfalta letteralmente un’intera generazione politica che negli ultimi 20 anni ha governato attuando il “modello Roma“. E’ la fine di un’epoca che apre sicuramente una nuova stagione politica fatta di persone che hanno costruito il loro successo invece sull’antipolitica sfruttando il disgusto cittadino proveniente dall’inchiesta giudiziaria nota come ” Mafia Capitale“, il più grande scandalo politico economico romano.
Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera sacrificatosi a Roma, per Roma, dove la sua sconfitta era nell’aria, ha perso contro Virginia Raggi. Il voto romano al contrario di chi voleva che Roma fosse un test sulla politica governativa di Matteo Renzi, in realtà rappresenta la “rottamazione” di un’intera classe dirigente del Pd che ora finirà sotto processo interno, con in prima fila il commissario-presidente(del Pd) Matteo Orfini.
Una donna, romana. Il primo sindaco della capitale italiana, una città messa in ginocchio dalla “mala politica” partita con Walter Veltroni, massacrata da Gianni Alemanno e distrutta da Ignazio Marino che il Pd aveva spedito a combattere “la destra” . Quell’impresentabile centrodestra diviso tra i moderati riuniti intorno ad Alfio Marchini, ed i nostalgici seguaci dello strappo di Giorgia Meloni.