La Banca Popolare di Bari guidata e controllata dalla famiglia Jacobini è sotto inchiesta per “apparenti irregolarità nella gestione poste in essere negli ultimi anni” e come spiega spiega il procuratore capo di Bari Giuseppe Volpe “Il reato ipotizzato è l’ostacolo alle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza” e procede “talune apparenti irregolarità poste in essere dalla banca negli ultimi anni“.
All’alba i finanzieri inviati dalla Procura di Bari con un mandato di perquisizione sono entrati nella sede legale dell’istituto di credito a caccia di documenti utili ai magistrati. L’indagine è coordinata dai pm della Direzione Distrattuale Antimafia di Bari dr.ssa Lidia Giorgio e Federico Perrone Capano.
Correntisti e risparmiatori, afffiancati dalle associazioni di consumatori avevano contestato il rischio, successivamente smentito dalla banca, di una possibile svalutazione delle proprie azioni acquistate. L’istituto sta vivendo una fase di cambiamento per la trasformazione in Spa che deve avvenire entro la fine dell’anno. L’assemblea in cui si deciderà e delibererà la trasformazione, è prevista per il prossimo 27 dicembre dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso parte della riforma Renzi e rinviato alla Corte Costituzionale le norme sul diritto di recesso , ma negli ultimi giorni il management della banca sta pensando ad una eventuale proroga dei termini fissati al 31 dicembre.
Lo scorso 2 dicembre un’ordinanza della VI sezione del Consiglio di Stato presieduta da Ermanno De Francisco aveva determinato che il rimborso per i soci delle banche popolari che esercitano diritto di recesso perché in disaccordo con la trasformazione in spa, prevista dal decreto di riforma del 2015, può essere differito, ma non negato. Il decreto prevede infatti che il diritto del socio che recede a vedersi liquidate le azioni possa anche essere “limitato”, con la possibilità “di escluderlo tout court”, secondo quanto riporta l’ ordinanza redatta dal consigliere Roberto Giovagnoli. Inoltre, la circolare di Bankitalia attribuisce all’istituto interessato dal recesso il potere di decidere l’esclusione del rimborso, creando “una situazione di conflitto di interesse” con i soci.
Della vicenda si occuperà la Corte Costituzionale, davanti alla quale è stata sollevata l’eccezione di incostituzionalità. Alla Consulta è pendente anche un secondo ricorso, avanzato dalla Regione Lombardia, già discusso lo scorso novembre ma del quale manca ancora la decisione.
La Banca con un comunicato ha replicato : “Nello spirito collaborativo teso a favorire ogni approfondimento anche soltanto opportuno, la Banca Popolare di Bari conferma la correttezza del proprio operato, sia con riferimento alle procedure interne sia, e soprattutto, relativamente agli obblighi nei confronti delle autorità pubbliche di vigilanza. Prendendo atto che non ci sono indagati, l’Istituto confida, altresì che tali accertamenti possano essere conclusi nel più breve tempo possibile al fine di evitare che il protrarsi del tempo possa in qualche modo influire sulla reputazione conquistata in oltre cinquant’anni di rispetto e attenzione al territorio“. Una replica formale ed a dir poco imbarazzante. La perquisizione è stata necessaria infatti ad accertare i responsabili dell’ “ostacolo alle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza” per il quale la Procura ha proceduto.
P.S. Inutile cercare la notizia su La Gazzetta del Mezzogiorno. Infatti la banca detiene in pegno il 30% delle azioni della società editrice del quotidiano siculo-barese, e quindi tutto tace… Come sempre “indifferenti” e silenti l’ Ordine dei Giornalisti e l’ Assostampa il sindacato dei giornalisti locale il cui presidente guarda caso lavora anch’egli (grazie ai contratti di solidarietà da oltre un anno) alla Gazzetta del Mezzogiorno. Ma questo non è una novità…e poi parlano di libertà di stampa, di etica professionale, di indipendenza ! Parole al vento.