GENOVA – La Procura della repubblica di Genova ha raggiunto oggi un intesa con gli avvocati della Lega Nord sulle modalità di esecuzione del sequestro dei fondi. I 46 milioni di euro (di cui tre già sono stati sequestrati un anno fa ) che la Lega deve restituire, dovranno essere versati in rate da centomila euro a bimestre, cioè cinquantamila euro al mese, per un totale di 600mila euro l’anno. I soldi della Lega verranno messi a disposizione su un conto dedicato, a disposizione della guardia di finanza.
I 49 milioni di euro da rimborsare allo Stato, secondo la magistratura, come noto, sarebbero il frutto della maxi-truffa che il senatore Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito avrebbero messo a segno per ottenere indebitamente i rimborsi elettorali. E la Lega, per decisione proprio di Matteo Salvini, non si è costituita parte civile nel processo. Ed erano quelli che gridavano “Roma ladrona, la Lega non perdona…“
Nonostante l’accordo raggiunto gli avvocati Giovanni Ponti e Roberto Zingari, difensori della Lega, hanno intenzione di andare comunque avanti nel processo contro la decisione del Tribunale del Riesame di Genova che lo scorso 6 settembre ha dato il via libera al sequestro dei 49 milioni di euro al Carroccio: “Abbiamo depositato il ricorso in Cassazione” affermano , contro la decisione del tribunale del Riesame di Genova che il 6 settembre scorso aveva dato il via libera al sequestro dei 49 milioni di euro.
Secondo l’accusa della procura genovese i soldi, sarebbero il frutto della maxi truffa ai danni dello Stato che l’ex segretario della Lega, il senatore Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito avrebbero organizzato per ottenere dei rimborsi elettorali indebitamente.
Il sostituto procuratore generale Enrico Zucca nella requisitoria d’accusa ha richiesto la conferma della condanna in primo grado a 4 anni e 10 mesi per Francesco Belsito, che deve rispondere di truffa e appropriazione indebita. nell’ambito del processo d’appello per truffa allo Stato. Lo scorso luglio il pg aveva chiesto la condanna a 1 anno e 10 mesi per Umberto Bossi, 2 anni per i revisori Diego Sanavio e Antonio Turci ed un anno e 3 mesi nei confronti di Stefano Aldovisi. Secondo il sostituto procuratore generale, “il partito non può essere schermo per atti illeciti” e “tutte le operazioni erano deliberate dai vertici della Lega”.
Allo stato attuale sui conti della Lega ci sarebbero solo 130 mila euro, ma il movimento di Salvini metterà a disposizione le somme concordate che arriveranno in primis dagli introiti dell’attività politica (donazioni di militanti, due per mille e quant’altro). Nel caso in cui la Lega non riuscisse a reperirli su questo fronte, un apporto – sulla carta – potrebbe venire dall’eventuale affitto d’una parte degli immobili di via Bellerio. E’ stato inoltre stabilito che la rata annuale aumenterà in maniera proporzionale se gli introiti del partito dovessero crescere: l’ultima media riferisce di incassi per circa 5,5-6 milioni all’anno e d’una rimanenza al netto delle spese inferiore ai tre. Il prelievo, comunque, non ferma l’inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei fondi della Lega. Le indagini proseguono per verificare se le accuse mosse dall’ex revisore contabile, Stefano Aldovisi, siano fondate. Nel caso in cui i pm genovesi dovessero provare che 10 milioni (su 49) sono stati effettivamente trasferiti in Lussemburgo, verrebbero sequestrati.
Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha spiegato che “Si tratta di un’istanza presentata dalla difesa che attiene alle modalità di un sequestro preventivo ed eseguibile“. Spiegando in poche parole che è stata la Lega a proporre questa strategia, altrimenti i pubblici ministeri avrebbero avuto tutte le carte in regola per procedere subito, bloccando di fatto ogni deposito del movimento. ““Abbiamo fatto quello – ha aggiunto il procuratore capo genovese – che viene fatto in altre procedure analoghe, laddove agiamo in esecuzione. È un meccanismo che la procura ha già seguito per i crediti erariali, per cui una società può subire sequestro preventivo “
“Credo che abbiamo raggiunto un punto di equilibrio – ha concluso Cozzi – e si sia arrivati a un epilogo civile e istituzionale e perseguito gli interessi dello Stato, nell’ambito d’uno scontro giudiziario aspro“. Resta il fatto che per poter arrivare al totale della somma dovuta, insomma, occorreranno 76 anni !
La Procura di Roma ha trasmesso a quella del capoluogo ligure le intercettazioni e le carte sui finanziamenti del costruttore romano Luca Parnasi, travolto a metà giugno dallo scandalo dello stadio capitolino, alla onlus “Più Voci”, creata dal tesoriere e deputato leghista Giulio Centemero, “fedelissimo” di Matteo Salvini. La tranche del fascicolo inviato in Liguria è importante poiché contiene telefonate e documenti dai quali si capisce che il costruttore Parnasi, aveva finanziato con almeno 150 mila euro a fine 2016, la onlus “Più Voci” e quei soldi erano stati poi girati a Radio Padania e alla Mc srl, società controllata direttamente dal partito. In varie comunicazioni intercettate Parnasi si vantava d’essere amico di Centemero, che sul punto aveva già fornito alcune puntualizzazioni: “Luca era interessato ad alcune nostre proposte i suoi erano sostegni specifici a iniziative specifiche“. Si trattava d’un finanziamento occulto alla Lega, in seguito messo al riparo per renderlo immune dai sequestri? È questa una delle domande cui dovrà rispondere l’indagine.
Il dato più significativo è la ricognizione in Lussemburgo di magistrati e Fiamme Gialle, che hanno compiuto una serie di accertamenti in primis sulla fiduciaria Pharus Management Lux Sa, quindi presso una banca d’affari lussemburghese. L’ipotesi del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del pm Paola Calleri è che l’uscita di 10 milioni in direzione Granducato avvenuta nel 2016, e il rientro di 3 milioni nel febbraio 2018 sulla carta per iniziativa della Sparkasse di Bolzano, siano serviti in realtà al partito dell’era Salvini per riappropriarsi di fondi in precedenza messi al riparo dai sequestri.
La Lega di Matteo Salvini completerà la restituzione del denaro nel 2094, nell’anniversario numero cento dalla nascita della Seconda Repubblica.