«Incontrerei volentieri in carcere Sabrina. È giovane, può essere recuperata. Se si pentisse io la perdonerei e la mia fede nei Testimoni di Geova mi aiuterebbe. Ma purtroppo è rovinata da sua madre». Sull’ultimo numero del settimanale Gente in edicola oggi, Concetta Scazzi, la mamma della 16enne uccisa ad Avetrana (Taranto) il 26 agosto 2010. Per il delitto sono state condannate all’ergastolo in primo grado Sabrina e sua madre Cosima Misseri, rispettivamente cugina e zia materna della vittima.
«C’era anche qualcun altro in casa Misseri oltre a Sabrina, Michele e Cosima? Io non lo so – ha detto Concetta -, nessuno li ha visti. Dovrebbero dire la verità: solo così potrei capire se potevo fare qualcosa per mia figlia, se potevo salvarla». «Sono però sicura – ha aggiunto la mamma di Sarah – che i Misseri non parleranno mai perché a loro non conviene». Concetta parlando di sua sorella Cosima ha espresso le considerazioni più dure: «È fatta d’acciaio – spiega – io la conosco meglio di me stessa. Non crollerà mai, il suo silenzio durerà per sempre».
Intanto, la famiglia Scazzi in attesa del processo d’appello, – scrive il settimanale Gente in un’anticipazione – sta agendo legalmente contro un sito che insulta la memoria di Sarah. «Si chiama Nonenciclopedia – spiega il fratello della sedicenne, Claudio – e ha dedicato una pagina a mia sorella facendo orribile ironia della sua storia. Abbiamo chiesto l’oscuramento della pagina, ma ci hanno risposto che è satira e non viola la legge».
Per Sabrina Messeri, che ha appena 26 anni, Concetta crede ancora in una possibilità di pentimento: ‘La incontrerei in carcere, è giovane può essere recuperata. Se si pentisse io la perdonerei ma purtroppo è rovinata da sua madre”. Cosima e Sabrina sono state entrambe condannate all’ergastolo nell’aprile del 2013. Nel giugno scorso la Suprema Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazione dei difensori di Sabrina Misseri poichè secondo i giudici della Corte, Sabrina è ancora pericolosa e propensa a commettere atti violenti. Gli ermellini scrissero che Sabrina ha “una personalità portatrice di accentuata pericolosità e propensione a delitti della specie di quelli commessi“. Secondo i giudici, Sabrina, una volta ai domiciliari, avrebbe inquinato le prove del processo d’appello studiando a tavolino una versione di comodo da far interpretare al padre, Michele Misseri, che più volte ha tentato di assumersi la responsabilità dell’omicidio senza mai essere creduto in aula. Il contadino avetranese è stato condannato ad otto anni per aver nascosto il corpo della nipote in un pozzo.