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27 Dicembre 2024 03:12

La Meloni comincia a mantenere le promesse, ecco la stretta sul Reddito di cittadinanza

Ben 480 mila dei beneficiari del RdC non firmano un contratto da almeno tre anni, e possiedono la terza media come livello di istruzione. Anche l’età dei beneficiari del reddito non gioca a loro favore: soltanto un terzo dei 660 mila ha meno di trent’anni

Una delle riforme che il centrodestra punta ad attuare già nella legge di bilancio è la revisione del reddito di cittadinanza. La premier Giorgia Meloni, durante il discorso sulla fiducia, è stata molto chiara: dicendo che questa misura per come è stata pensata “ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia” garantendo di voler “mantenere e, laddove possibile, aumentare il sostegno economico per i soggetti fragili che non sono in condizioni di lavorare. Ma per gli altri, formazione e accompagnamento al lavoro“. L’ azione adesso passa alla ministra Marina Elvira Calderone che venerdì prossimo incontrerà le parti sociali.

Il primo punto da capire è chi siano e quante realmente, le persone occupabili. Secondo l’ Anpal, su oltre 2milioni e 300mila cittadini che attualmente usufruiscano del sussidio (poco più di un milione di nuclei familiari), sono soltanto 660mila (il 75% residente al Sud) quelli che sono stati invitati dai Centri per l’impiego a sottoscrivere “Il patto per il lavoro” . Ben 480 mila di questi non firmano un contratto da almeno tre anni, e come livello di istruzione possiedono la terza media. Anche l’età dei beneficiari del reddito non gioca a loro favore: soltanto un terzo dei 660 mila ha meno di trent’anni.

Salvini aveva proposto di sospendere l’assegno per 6 mesi a 900 mila percettori che “lo prendono già da un anno e mezzo e sono pronti a lavorare” spiega a Bruno Vespa nel suo nuovo libro La grande tempesta. Così facendo si avrebbe un risparmio di 1 miliardo di euro , il reddito ne costa quasi 9 miliardi l’anno, da reinvestire nelle pensioni in “Quota 102″. Un’idea di difficile attuazione, soprattutto alla luce dei dati dell’Anpal. Fratelli d’Italia pensa anche di cambiare nome al sussidio e intende scinderlo in due aree sociali di applicazione, con beneficiari e obiettivi diversi.

Da una parte, i pensionati in difficoltà, gli invalidi, i disoccupati con figli piccoli e le persone in affidamento ai servizi sociali continuerebbero a ricevere l’assegno, che potrebbe tornare a chiamarsi Reddito di inclusione. Per questi cittadini, che mediamente percepiscono 550 euro al mese, il contributo potrebbe ricevere anche degli aumenti. Dall’altra parte gli occupabili, cioè le persone da inserire nel nuovo programma “Gol” per le politiche attive del lavoro, che usufruisce di 4,5 miliardi messi in campo da Bruxelles da qui al 2025. Il problema è che i beneficiari del reddito di cittadinanza presi in carico dalle regioni nell’ambito di Gol al momento siano pochissimi: soltanto 75 mila.

I dati dimostrano inoltre che la stragrande maggioranza degli occupabili non risulta essere molto interessante per le aziende: non sono giovani, non hanno un titolo di studio né competenze e praticamente non hanno mai lavorato. L’ incrocio tra domanda e offerta risulta essere una sfida complicata.

La coalizione di centrodestra al Governo può contare su una forte maggioranza parlamentare però tira dritto, immagina di sfruttare appieno le risorse messe a disposizione dal Fondo Sociale Europeo e punta a un grande piano di formazione, con percorsi di aggiornamento, riqualificazione e inclusione. Un progetto ambizioso che necessita, oltre che dell’aiuto delle agenzie interinali private, di amministrazioni regionali efficienti e di una rete di Centri per l’impiego che funzioni, sul modello di quello tedesco o francese. Da questo punto di vista è indispensabile potenziare il personale delle strutture.

I così tanto criticati “Navigator” il cui contratto è scaduto ieri, potrebbero tornare utili. Nel 2020 erano stati assunti a tempo determinato quasi 3mila “tutor” che avrebbero dovuto affiancare i dipendenti dei Centri per l’impiego regionali, per curare la presa in carico e l’accompagnamento al lavoro dei disoccupati. Attualmente ne sono rimasti circa 950, in quanto molti di loro hanno partecipato ai concorsi e sono stati assunti come operatori proprio per gestire le politiche attive. Clap il sindacato interno ad Anpal Servizi chiede al governo di prorogare il contratto scaduto dei Navigator per trasferirli nel programma “Gol”, in attesa che le regioni completino le selezioni per assorbirli nei Centri per l’impiego. “Più operatori abbiamo nel settore e più persone riusciamo ad aiutare – spiegano – i Navigator hanno acquisito una professionalità che sarebbe un peccato perdere“.

Ma la proroga dei contratti degli ex navigator non è applicabile tecnicamente. Lo ha affermato con una nota l’ufficio stampa del ministero del lavoro. “In relazione alle notizie di stampa circolate in queste ore – si legge nel comunicato – relative alla proroga degli ex navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre si precisa che detti contratti non sono prorogabili. Sul tema e nell’ambito delle attività di coordinamento, è stata invece avviata una mera attività ricognitiva tra le Regioni. – continua la nota – Eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator richiederebbero l’approvazione di una apposita norma, non allo studio del Ministero”.

Nei giorni scorsi erano circolate voci ed ipotesi su un possibile prolungamento dei rapporti di lavoro per le figure nate con il reddito di cittadinanza. Alcune regioni, come la Sicilia, avevano già deciso di prolungare la scadenza dei contratti al 31 dicembre. Il problema riguarda circa 1.500 navigator, un terzo dei quali sono scaduti dallo scorso maggio mentre gli altri fino a ieri erano ancora al loro posto .

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